L’INCHIESTA
di Francesco Toti
– Se si pensa ai rifiuti napoletani e all’aria di Pechino non c’è da lamentarsi, ma la provincia di Rimini deve decidere in quale scala di qualità ambientale vuol vivere. La risposta sta nelle scelte dei cittadini, prima e della politica, poi. Oggi. è al 103° posto in Italia
Sulla partita rifiuti, dopo anni di battaglie verbali, sta avanzando una buona scelta: più raccolta differenziata.
Afferma Cesarino Romani, assessore provinciale all’Ambiente: “Il nostro futuro? Sta scritto nel Piano provinciale, che non va visto beninteso, come un vangelo. Dà delle tracce che la politica provinciale può modificare. Sulla base di quanto si fa, può essere adattato. Questo Piano è importante perché sposta il concetto dall’incenerimento alla raccolta differenziata”.
“L’obiettivo dei 20 comuni della provincia – continua Romani – entro il 2012 è raggiungere il 65 per cento. Oggi, siamo soltanto al 35. Per ottenere queste cifre stiamo lavorando in varie aree. Nel 2007 abbiamo effettuato alcune sperimentazioni con risultati eccellenti che ci fanno ben sperare.
L’esperimento, con raccolta porta a porta, è stato fatto a Viserba e Santa Giustina (circa 15.000 abitanti); abbiamo raggiunto il 75 per cento di raccolta differenziata. Risultati che ci fanno ben sperare”.
La provincia di Rimini sull’ambiente è fanalino di coda in Italia: sta al 103° posto. Forse il fattore più inquinante sono le polveri sottili, che costringe ad effettuare le targhe alterne dalla Strada Nazionale al mare.
Sulla raccolta differenziata, al di là degli altisonanti proclami della politica c’è da arrossire. Se gli ultimi mesi del 2007 sembrano incoraggianti (si veleggia attorno al 40 per cento), i numeri statistici degli ultimi tre anni sono da tristezza. Nel 2005 si era saldamente attestati sul basso: 23 per cento. Piccolo passo in avanti nel 2006, ma sempre ridicolo, 25 per cento.
Il Piano provinciale dei rifiuti, la lotta in consiglio provinciale di Rifondazione comunista, Verdi e Comunisti italiani e tanta parte della cittadinanza, soprattutto dal Comitato Rifiuti Zero, ha dato il “la” all’incremento della differenziata.
Romani: “Si fa se c’è la volontà: sia dei cittadini, sia della politica. Fino allo scorso anno siamo stati molto indietro, ora qualcosa si sta muovendo. Il territorio deve essere sostenuto dall’azione della Provincia; i comuni non possono essere lasciati soli. Credo che il 65 per cento sia il giusto obiettivo. Più differenziata, significa meno inceneritore. Il passaggio si fa se la politica lo vorrà”.
La provincia di Rimini, così come prescrive la legge, ha anche la discarica. Sarebbe l’allargamento di quella di Sogliano (provincia di Forlì-Cesena) ma nel nostro territorio.
“Oggi – continua l’assessore all’Ambiente – la discarica ha una dimensione interprovinciale. Serve per fare fronte ai picchi estivi di rifiuto. Credo che sia un elemento flessibile molto importante; posto che non è possibile effettuare la raccolta differenziata al 100 per cento”.
Un sistema eco-compatibile è prima di tutto un aspetto di civiltà verso i propri cittadini ed anche una carte in più da giocare sul mercato del turismo. Altrimenti, i clienti scelgono lidi più salubri.
IL FATTO
Piano rifiuti
– Il Piano provinciale dei rifiuti è stato approvato il 24 ottobre del 2006, dopo un lungo e aspro dibattito in consiglio provinciale. Approvato col voto favorevole di Ds, Margherita, Verdi e Comunisti italiani. No di Rifondazione e centro-destra. Ecco cosa prevede:
– Due forni a Raibano
– Incenerimento massimo 175.000 tonnellate l’anno (compresi gli speciali, ovvero il rifiuto ospedaliero).
– Raccolta differenziata: 60 per cento-
– Abbattimento dei due vecchi forni.
IL PUNTO
Raibano, giù le vecchie linee. Lavori sul secondo forno
– Ogni tonnellata di rifiuto ha un costo tra raccolta e smaltimento di 110 euro ogni tonnellata. In provincia di Rimini si producono circa 250.000 tonnellate l’anno: 127mila incenerite, 40mila raccolta differenziata. Il resto in discarica a Sogliano ad un costo di 40 euro la tonnellata
La nuova linea ha una capacità massima di 180.000 tonnellate l’anno, ma autorizzata a bruciarne 150mila. Che cosa fare del terzo forno: demolirlo o tenerselo?
– L’inceneritore di Coriano è spento in tutt’e tre le linee. Sono iniziati i lavori per smantellare i due forni più vecchi. Dal prossimo giugno-luglio rientrerà in azione la terza linea dalla capacità di 60.000 tonnellate l’anno.
Mentre sullo spazio delle due demolite sorgerà il nuovo inceneritore della provincia di Rimini. Dovrebbe essere attivato entro giugno-luglio del 2009. La nuova linea ha una capacità massima di incenerire 180.000 tonnellate l’anno, ma è autorizzato a smaltire 150.000 tonnellate.
Sul nuovo forno la comunità investe 100 milioni di euro (200 miliardi delle vecchie lire).
Se la raccolta differenziata dovesse raggiungere il famoso obiettivo politico stimato al 65 per cento (la produzione totale dei rifiuti nella provincia di Rimini è di 230.000 tonnellate l’anno), l’impianto dovrebbe abbondantemente garantire l’autosufficienza al territorio. Nei prossimi anni la politica è chiamata a decidere poi come utilizzare Raibano. Due le scelte. La prima, tenere in vita le due linee che hanno la potenzialità di circa 200.000 tonnellate ed eventualmente importare rifiuti speciali (tipo gli ospedalieri da incenerire e farsi pagare profumatamente il servizio).
La seconda opzione è smantellare il forno più vecchio e la tecnologia più obsoleta per lasciare attivo solo l’investimento da 100 milioni di euro.
Su Coriano si gioca almeno un’altra partita. Affiancare all’impianto la costruzione di una centrale elettrica come previsto dal Piano. Sulla barricata ci sono due scuole di pensiero. Una dice che poiché si brucia energia e produce calore, quel calore potrebbe essere utilizzato per la produzione di energia elettrica a buon mercato.
L’altra è che l’area Raibano sopporta un carico umano e relativo inquinamento (autostrada, traffico provinciale, zona industriale, inceneritore) che non va assolutamente appesantito con un’altra struttura.
L’idea di costruire l’inceneritore a Raibano risale agli anni ’60. Il primo sito individuato era l’attuale Santamonica (prima che venisse costruito l’autodromo); i misanesi scesero in piazza e si optò per Raibano. Il Comune di Coriano riceve ogni anno, in qualità di indennizzo, circa 500mila di euro.
Nanoparticelle, polveri così piccole che la pelle lascia penetrare
IL FATTO
Possono provocare i tumori.
Sono emesse anche dagli inceneritori
– Gli inceneritori emettono le cosiddette nanoparticelle, residui inorganici talmente piccole (tra il miliardesimo e il diecimilionesimo di metro) che bucano la rete di protezione della pelle e penetrano nell’organismo. Partendo da questa riflessione scientifica il Comitato Riccione per l’energia pulita ha costruito la sua battaglia contro l’inceneritore e per i rifiuti produzione zero (già attuato da città come New York e Los Angeles). Tra i massimi fautori Margherita Bologna, il referente del Comitato. La Bologna si batte con gagliardia e impeto in ogni luogo per portare avanti verità scientifiche.
L’ultimo incontro è stato l’8 febbraio la Palazzo del Turismo di Riccione. Tema: “Nuove tecnologie per gestire i rifiuti”. Chiamati a parlare Federico Valerio (direttore dipartimento di Chimica ambientale istituto tumori di Genova) e Geo Agostini (presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Rimini).
A parere del Comitato “le alternative agli inceneritori ci sono e le vogliamo. Non è vero che gli inceneritori sono l’unica soluzione per gestire i rifiuti. Sono solo la tecnica di smaltimento più pericolosa per la nostra salute”.
Per affrontare la complessa questione delle nanoparticelle ed i suoi pericoli, il Comitato ha invitato a parlare Stefano Montanari, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnotics di Modena
Afferma Montanari: “Pur coinvolgendo non pochi campi della medicina, l’argomento è senza dubbio nuovo al di fuori di ambiti scientifici molto particolari e ancora riservati agli addetti ai lavori.
Volendo offrire una definizione succinta, le nanopatologie sono le malattie provocate da micro e, soprattutto, nanoparticelle inorganiche che in qualche modo riescono a penetrare nell’organismo, umano o animale che sia, e non ha alcuna importanza come queste entità piccolissime riescono ad entrare o come sono prodotte. È un dato di fatto che i meccanismi seguiti da una particella una volta che questa sia riuscita a penetrare nell’organismo sono gli stessi, indipendentemente dalla sua origine…”.
NOTA
Differenziata, Valmarecchia meglio della Valconca
– Il dato a fianco della raccolta differenziata risale al 2004, ma nonostante il tempo i numeri valgono ancora oggi. Solo nel 2007 c’è stato un incremento ed anche robusto. Che fa ben sperare per il futuro. La tabella afferma che la Valmarecchia è più sensibile della Valconca. Mentre le città di mare, dove abita la stragrande maggioranza della popolazione provinciale, ed è qui che si fa la differenza, è intenta a pensare ad altro. E’ triste quel dato generale del 23 per cento, con accanto un solido meno 4 per cento rispetto all’anno precedente. Poiché per i politici la raccolta differenziata è un fattore politico. Nel senso che se il cittadino spinge, loro fanno.