Tratto da lavoce.info
di Tommaso Oliviero, ricercatore di Economia Politica presso il Dipartimento di Scienze Economiche
e Statistiche dell’Università di Napoli Federico II
Nella crisi da pandemia i consumi sono diminuiti molto più dei redditi, mentre sono cresciuti i risparmi. Una ricerca mostra che la causa è la paura di contagiarsi. Per queste famiglie non servono misure di sostegno, ma incentivi al consumo.
Le peculiarità della crisi da Covid
Come in tutte le crisi economiche, anche nel 2020 i consumi e i redditi delle famiglie italiane sono crollati drasticamente. Durante i periodi di crisi, però, il calo dei redditi è generalmente maggiore rispetto al calo dei consumi, perché questi ultimi sono sostenuti da una riduzione dei risparmi.
La particolarità della crisi economica innescata dal Covid-19 è che le famiglie hanno risposto alla crisi riducendo i consumi più di quanto sia giustificato dalla diminuzione dei redditi, registrando quindi un significativo aumento dei risparmi. Così, secondo l’Eurostat, nel nostro paese, per una riduzione dei redditi delle famiglie del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2020, i consumi sono diminuiti dell’11,4 per cento e i risparmi sono aumentati del 18,6 per cento. Questi andamenti sono in linea con quanto accaduto negli altri paesi dell’Unione europea, come negli Stati Uniti.
In questo contesto, come può intervenire la politica economica per far ripartire i consumi? Per rispondere alla domanda è necessario capire cosa spiega l’anomalia della crisi attuale rispetto alle precedenti.
Un gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’Università Federico II di Napoli – avvalendosi dell’istituto Doxa – ha condotto un sondaggio su un campione rappresentativo di famiglie italiane e ha analizzato le ragioni che le hanno spinte a ridurre i propri consumi e aumentare i risparmi. Dai risultati emerge che le misure di distanziamento sociale e la chiusura delle attività commerciali imposte dal lockdown, così come i timori legati alla durata della crisi e alla perdita del proprio lavoro, spiegano solo in parte le scelte di consumo e risparmio delle famiglie. Uno dei motivi nuovi e non riscontrati in altre crisi è la paura di contrarre il virus durante le attività legate ai consumi (shopping, viaggi o cene al ristorante). Precisamente, gli intervistati che dichiarano di avere un forte timore di contagiarsi durante le attività di spesa e consumo sono anche coloro che con maggiore frequenza dichiarano di aver ridotto i propri consumi da quando è scoppiata la pandemia (sia di beni durevoli, sia di beni non durevoli) e, allo stesso tempo, di aver aumentato i propri risparmi.
La paura di contagiarsi durante le attività di spesa – che appare più elevata per le donne, le coppie sposate e le famiglie numerose – identifica la peculiarità di questa crisi e rappresenta un freno ai consumi anche per le famiglie ad alto reddito e per quelle che non hanno sperimentato significative riduzioni dei propri introiti.
Assume dunque sempre più rilievo una rapida ed efficace campagna di vaccini che punti a limitare il tasso di contagio e, di conseguenza, riduca la paura di contagiarsi durante lo svolgimento delle normali attività economiche e sociali da parte delle famiglie italiane.
Misure selettive di politica economica
Oltre al successo della campagna vaccinale, è necessario un cambiamento della politica economica in favore delle famiglie.
Finora, l’azione è stata soprattutto incentrata su tradizionali forme di sostegno ai redditi, di esenzione fiscale e di stimolo ai consumi attraverso bonus. Queste iniziative hanno l’indubbio vantaggio di sostenere i redditi delle famiglie ed evitare l’entrata in stato di povertà di alcune di esse. Tuttavia, i nostri risultati evidenziano come le politiche di stimolo ai consumi potrebbero rivelarsi poco incisive fino a quando la paura di contagiarsi non calerà. I trasferimenti monetari o la riduzione delle tasse sui redditi, per chi ha paura che le attività di consumo possano essere un veicolo di contagio, si tradurrebbero infatti in un aumento dei risparmi, senza significativi effetti sul consumo aggregato.
Di conseguenza, le misure di sostegno dirette ai redditi e ai consumi dovrebbero essere fortemente selettive e differenziarsi in base agli obiettivi. Il governo dovrebbe, da un lato, garantire i ristori alle famiglie colpite dalla crisi e con una ricchezza finanziaria bassa o negativa. D’altro canto, dovrebbe essere disegnata una seconda tipologia di interventi, che disincentivi l’accumulo del risparmio in forma puramente monetaria, per esempio attraverso depositi bancari, e ne favorisca l’afflusso all’economia reale. Il nuovo risparmio forzato dalla pandemia e dalla paura del contagio rappresenta infatti una ricchezza che può e deve essere indirizzata verso la spesa e gli investimenti produttivi insieme ai trasferimenti pubblici provenienti dall’Ue (Next Generation).
D’altra parte, se alcune famiglie, sebbene non siano colpite dal punto di vista finanziario, riducono i consumi e aumentano la ricchezza, altri lavoratori registrano significativi cali di reddito per un periodo molto più lungo di quanto inizialmente immaginato e quindi si impoveriscono. In altre parole, la crisi genera forti differenze di ricchezza tra chi ha avuto drastici cali di reddito e chi invece non ne ha avuti. Pertanto, alle sfide di politica economica che riguardano il rilancio dei consumi, si somma la sfida della redistribuzione della ricchezza tra le famiglie italiane. L’azione di politica economica, a partire dai prossimi mesi, non potrà non tenerne conto.