Tratto da lavoce.info
di Alberto Chiumento, laureato in Scienze dell’Economia presso l’Università Cattolica di Milano
S&P 500, il principale indice della borsa americana, ha raggiunto un nuovo massimo esattamente 365 giorni dopo il livello minimo del 2020, registrato a inizio pandemia. Un anniversario celebrato con risultati inaspettati, che suscitano gioie e timori.
Risultati sorprendenti per S&P 500
Nell’ultimo anno la borsa americana è cresciuta oltre ogni aspettativa. Lo Standard & Poor’s 500, uno dei più importanti e indicativi indici della borsa americana, ha avuto una crescita del 76 per cento tra il 23 marzo 2020 e lo stesso giorno del 2021.
Proprio il 23 marzo 2020, per effetto delle prime restrizioni dovute alla pandemia, l’indice registrava un ribasso molto importante, che aveva fatto preoccupare numerosi osservatori. Da quel momento, però, l’aumento è stato costante, con un’intensità che non si vedeva dalla seconda guerra mondiale.
Spesso abbreviato in S&P 500, lo Standard & Poor’s 500 è un benchmark azionario che include le cinquecento più grandi società quotate nella borsa americana. È considerato uno strumento adatto a rappresentare l’andamento generale del mercato azionario, sia per l’ampia composizione, sia perché a esso legano il proprio valore molti prodotti finanziari come le opzioni e i futures.
La potente e inaspettata crescita dell’indice può sorprendere, se la si confronta con lo stato di altri settori dell’economia americana, come il turismo o la ristorazione, completamente stravolti negli ultimi mesi. Così come la crescita contrasta con le difficoltà che l’economia europea continua a vivere, specialmente dopo le ulteriori misure restrittive introdotte in molti stati Ue nel periodo pasquale.
Tuttavia, l’aumento registrato dall’indice S&P 500 è dovuto ad alcuni elementi concreti. Il settore dell’Information Technology, formato da titoli di società come Facebook, Microsoft e Google, pesa per più di un quinto del totale del suo valore. Se si aggiungono il settore Healthcare e il Consumer Discretionary – società che vendono beni di consumo non essenziali, tra le quali Amazon – si supera il 50 per cento dell’indice. Il miglioramento del listino, quindi, è stato favorito soprattutto dalla crescita di questi tre settori, che sono stati fortemente avvantaggiati dai cambiamenti legati alla pandemia. Molti investitori hanno puntato su questi settori proprio perché ritengono che la pandemia abbia accelerato trasformazioni nelle nostre abitudini che la tecnologia iniziava a imporre, come lo shopping online o lo smart working. Un’ulteriore dose di ottimismo per i mercati è arrivata dalla rapidità della campagna vaccinale americana, iniziata a dicembre.
Una ripresa eccezionale
La crescita dello S&P 500 degli ultimi dodici mesi ha sorpreso completamente il mondo finanziario americano, nonostante molti avessero intuito che la ripresa sarebbe stata più rapida rispetto ad altre grandi crisi economiche del passato. Gli analisti di Citigroup, un’importante banca d’affari americana, prevedevano a maggio 2020 che sarebbero stati necessari 15 mesi per recuperare la quasi totalità delle perdite subite dall’indice S&P 500 rispetto ai valori pre-crisi. Il calcolo si è rivelato errato il 18 agosto 2020, quando non solo erano già state recuperate le perdite di marzo, ma era stato addirittura superato il precedente record dell’indice (3386,15) del 19 febbraio 2020.
L’eccezionalità della ripresa emerge anche nel confronto con la crisi del 2008, sebbene i due contesti abbiano avuto un’origine differente. Per tornare a una situazione precedente alla grande recessione, che si scatenò dall’interno del sistema bancario e travolse moltissimi settori, lo S&P 500 impiegò più di tre anni, mentre per la crisi da pandemia sono stati sufficienti cinque mesi.
Proprio la velocità di reazione rispetto al 2008 allarma diversi analisti, preoccupati per la reale consistenza della crescita dei titoli.
Alcuni elementi che hanno favorito la ripresa rapida sono tuttavia ben individuabili. Il piano American Rescue Act da 1.900 miliardi di dollari firmato dal presidente Biden porta a oltre 4.500 miliardi di dollari le risorse messe a disposizione di cittadini e imprese dal governo americano dall’inizio della pandemia. Molti economisti, non solo di posizioni conservatrici, hanno giudicato eccessivo il ruolo dello stato, sia per l’alto livello di spesa pubblica sia per il rischio che gli aiuti si rivelino un esagerato stimolo all’economia. Il Tesoro americano e la banca centrale, però, non condividono le preoccupazioni: il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ritiene che “l’effetto dell’inflazione non sarà né particolarmente forte, né persistente” e che si debba continuare con una politica di bassi tassi di interesse per favorire la ripresa economica in diversi settori.
Anche alcuni effetti della pandemia stessa hanno contribuito alla crescita dei mercati dopo i primi momenti di incertezza. Chiuse in casa, molte persone hanno deciso di investire in borsa ciò che non potevano spendere e le app di trading online senza commissioni hanno attirato nuovi utenti. Robinhood, un’app la cui missione è “democraticizzare la finanza” e che permette di accedere alla borsa direttamente dallo smartphone, è stata scaricata 3 milioni di volte in gennaio, secondo i dati di SimilarWeb. Opzioni di investimento più rischiose come i Bitcoin e le Spac – particolari società veicolo che favoriscono l’ingresso in borsa – hanno oggi un’attrattiva maggiore anche tra gli investitori professionisti e istituzionali. Anzi, l’euforia è tale che a Wall Street si dice che ci siano più persone con una Spac che con il Covid. La frase può infastidire, ma può anche indicare che, almeno negli Stati Uniti, il peggio della pandemia è alle spalle.