IL FATTO
– Forse è l’ultima spiaggia per i vini di qualità della collina della provincia di Rimini. Ogni quintale d’uva di Sangiovese Doc viene pagata ai produttori, in media, 24 euro al quintale, contro i 220 dei coltivatori di Barolo (tra i 2.800 ed i 3.000 euro lordo per ettaro). Con la cifra, i vignaioli nostrani non riescono a far fronte neppure alle spese.
Questa miseria di remunerazione ha molte cause. La prima, la superficie vitata di Sangiovese in Romagna negli ultimi otto anni è raddoppiata. La seconda, è un fattore culturale. Cioè i nostri ristoratori e nostri albergatori servono tutti i vini del mondo e non i nostri. Se le 20 milioni di presenze si tramutassero nel consumo dei nostri vini, la viticoltura delle nostre colline sarebbe florida ed in grado di investire ancora di più sulla qualità, ma questa è un’altra storia.
Impossibile la fusione tra le due cooperative provinciali Rocche Malatestiane e le Terre Riminesi. Quest’ultima, ha giocato un’altra carta per trovare la chiave del rilancio. L’assemblea del soci, lo scorso 12 maggio, ha approvato un progetto di unificazione che va a coinvolgere quattro realtà romagnole: Terre Riminesi, Copa di Faenza, Terre Imolesi e Cantina di Savignano.
Cantina ad Ospedaletto, dove c’è anche un punto vendita, i numeri di Terre Riminesi: 600 soci, 400 conferitori, 120.000 quintali d’uva lavorata (un terzo del totale provinciale).
Giovanni Tiberio è il presidente da due anni. Argomenta: “Per la prospettiva vera dei produttori riminesi non può passare che dalla filiera cooperativa. Con quest’operazione si cerca di andare a concretizzare il progetto di valorizzazione del Sangiovese. Insieme andiamo a lavorare nella rete della produzione e in quella della commercializzazione. L’unificazione va a significare l’integrazione degli impianti in un contesto di razionalizzazione che significa risparmia dei costi e la possibilità di effettuare gli investimenti”.
“Le varie aree – continua Tiberio – si specializzeranno: la provincia di Rimini per i rossi di qualità, Imola sul rosso e Pignoletto, Faenza sui bianchi. Savignano sarà un punto di conferimento. Su Ospedaletto ci saranno investimenti importanti per lavorare i rossi. Inoltre, con un Piano di sviluppo rurale è possibile attingere fondi della Regione Emilia Romagna e dell’Unione europea”.
Gilberto Grazia è il vicepresidente della Legacoop della provincia: “O seguiamo questa strada, altrimenti la vite della collina non ha molte prospettive, buttando all’aria un patrimonio arboreo di inestimabile valore ambientale. La politica di valorizzazione del Sangiovese passa anche attraverso i gradi: la Doc passerà da 11 a 11,5 gradi, mentre il Superiore da 12 a 12,5”.
Negli ultimi dieci anni, la Provincia di Rimini ha portato avanti una serie di progetti, investendo energie e danari; ci sono stati risultati, ma inferiori alle aspettative. Molta strada della qualità è stata percorsa, ma ci vorrebbero i nostri ristoratori, i nostri ristoratori che dovrebbero fare come i toscani: 10 etichette nostrane ed una fuori regione.
NUMERI
Uva, 300mila quintali
– I numeri vitivinicoli della provincia di Rimini.
– Ettari vitati: 3.000 (erano 2.855 nel 2006)
– Produzione d’uva: 300mila quintali
– Produzione di vino: 220mila ettolitri
– Rendimento per ettaro lordo: 2.800-3.000 euro.