Il giusto punto d’incontro è una miscela di saggezza e buon senso. Siccome parliamo di traffico urbano è normale che la saggezza ce la deve mettere l’automobilista che deve rispettare le regole e non deve creare pericolo per gli altri. Il buon senso ce lo dovrebbero mettere invece coloro che sono preposti al controllo del traffico, che dovrebbero intervenire su coloro che creano condizioni di pericolo e punirli proporzionalmente alle loro colpe. Questo non succede. Spesso si dimentica il buon senso e si applica la legge alla regola non certo per educare l’automobilista pericoloso, ma per raccogliere fondi. Non ci si venga a raccontare che un automobilista che percorre l’unica strada che unisce due centri come Riccione e Morciano a 62/67 crea un pericolo. Se avete un’automobile lo sapete che girata la chiavetta ed innestata la seconda marcia avrete già superato il limite. Certo potreste guardare il contachilometri e rallentare, ma i soloni della sicurezza possono davvero affermare che in quella strada questo diminuirebbe il pericolo? Io dico di no. E allora perché non tarare quella maledetta macchinetta a una velocità un po’ più alta? Perché dopo assicurazione, bollo, bollino blu, revisione dobbiamo dare a un Comune in cui siamo in transisto anche la sesta parte del nostro magro stipendio? E cinque punti della nostra sudata patente? Per una velocità di 62/67 trattati peggio di chi sulla stessa strada fa manovre assurde, o la percorre con auto che chiaramente dal loro stato fanno capire che non sono in regola. Quelli non li ferma nessuno. Come cittadino che fa il suo dovere, gradirei che amministratori e polizia riscoprissero il buon senso. Lo so è utopia, ma a me le utopie piacciono da sempre.
Lettera firmata