Il film “Dov’era Lei a Quell’ora?” con Riccardo Fogli, Dalila di Lazzaro, Anita Ekberg. Esce finalmente al Festival internazionale del cinema di Salerno il 27 novembre. Successivamente a partire dal periodo natalizio su tutte le principali piattaforme da Amazon a Infinity Mediaset, da Chili a Cecchi Gori e via dicendo. La distribuzione del prodotto, girato per il 70% a Riccione, è stata fortemente appoggiata da Cinecittà Spa che ne ha curato anche la lavorazione in Alta Definizione. Voi siete stati i primi a dare la notizia qualche mese fa e di questo vi siamo molto grati.
Intervista al regista Antonio Maria Magro
Come mai la scelta di un cantante per il protagonista?
…Mah…non amo molto gli attori italiani di cinema (con le dovute eccezioni), non amo il loro modo di recitare, sono contrario ad ogni forma di ovvietà e banalità, sono nemico del già visto, del già detto, sono contrario alle lobbies intellettuali del nostro ambiente che nascondono un vuoto incolmabile di inventiva, estro e fantasia. Non amo la loro arroganza, il loro modo di porsi, la loro auto-referenzialità…Era ovvio che cercassi qualcosa di diverso. Riccardo mi è sembrato perfetto. E tale si è rivelato. La sua interpretazione è una delle più efficaci del cinema italiano. Non dovrei essere io a dirlo…ma oramai non ho più pudori cretini. E non devo nascondere più nulla.
E quello che è accaduto durante la lavorazione tra lui e tua moglie che peso ha oggi per te?
Acqua passata non macina più. Oggi sono felicemente sposato con una donna che amo. A che serve guardarsi indietro?
Rifaresti un film come “Dov’era Lei a Quell’Ora?”
Nemmeno per tutto l’oro del mondo. Per molti buoni motivi. Primo tra tutti il fatto che le logiche perverse che regolano il cinema italiano non permettono a nessuno di volare alto ed è indubbio che “Dov’era Lei….” rappresenti il tentativo (per carità, un tentativo!) di effettuare un grande volo.
Ma perché nessuno può “volare alto”?
Chiariamoci…. Non puoi volare alto se sei una voce fuori dal coro! Se sei inserito nel sistema perverso….la cosa è molto diversa. Ma io sono sempre rimasto fuori. Non so fingere, non sono autoreferenziale, non ho tessere, credo nell’assoluta indipendenza dell’Arte, non sono manipolabile.
Ho letto alcune critiche che sono uscite su testate nazionali molto importanti dopo la proiezione privata a Cinecittà ed erano tutte davvero straordinarie. Non ti ha aiutato questo?
C’è stata anche una anteprima alla rassegna del nuovo cinema giovane (allora lo ero) a San Gineto e anche lì si sono sbizzarriti molto positivamente. Ma questo ha suscitato ancora più invidie e gelosie. Il mio modo di fare cinema non ha nulla di italiano, è troppo diverso. E poi non capivano, i signori della distribuzione, da quale parte fossi collocato politicamente; questo è stato il vero problema. La cosa che mi fa più ridere è che ignoravano che simpatizzassi per i socialisti. Forse mi immaginavano più collocato al centro se non addirittura a destra. Della serie: “chi non è con noi…è contro di noi!” E’ tutto patetico. Oserei dire: macabro.
Dario Zanelli, presidente del sindacato autonomo critici cinematografici, che mi voleva molto bene artisticamente parlando ed era di Bologna, come me, una volta mi disse a Cinecittà: “Ma…benedetto Antonio…ti vuoi decidere a prendere una tessera o a palesarti, altrimenti rischi di stare fermo al palo….”….Non gli ho dato retta. Lo stimavo molto ma non gli ho dato retta.
Il rapporto con gli altri attori del film? Potresti fare una loro “videata”?
Ho sempre un rapporto bellissimo con gli attori che scelgo, proprio perché sono attore anche io, anche se oramai solo in Voce. Capisco le loro esigenze, i loro bisogni, li metto sempre a proprio agio. Tutti mi dicono che si divertono molto durante la lavorazione. Riesco a mettere la troupe a loro disposizione e non viceversa. Walter Maestosi è uno dei miei maestri nell’arte vocale, così come anche Werner Di Donato, siamo stati colleghi di molte avventure in prosa radiofonica. Due grandi e importanti attori. Con Oreste Lionello ero legato da un rapporto fraterno, un uomo da molti nell’ambiente giudicato difficile…Invece era solo una maschera che si toglieva solo quando e con chi pareva a lui. Con me non l’ha mai indossata. Un uomo veramente colto, raffinato, di una ironia molto sottile, intelligentissimo e sempre pronto a darti una mano, un consiglio. Uno che “c’era”, se avevi bisogno. E’ raro. Il contrario di Anita Ekberg, personaggio estremamente problematico. L’unica attrice con la quale non ho legato. Parlava in continuazione male di Fellini e Mastroianni, due miei miti, e francamente a sproposito. Opportunista e poco simpatica. E beveva. Non poco. Però non posso dire nulla sulla professionalità, non ha mai discusso nulla di quanto le chiedessi. Molto prigioniera di se stessa; ce l’aveva di brutto con la vita….! Dalila Di Lazzaro è sempre stata molto professionale e precisa, ero alla seconda esperienza con lei. Nei momenti di pausa sapeva essere divertente e ironica. Anche lei occorreva saperla prendere, aveva sfaccettature molto diverse tra loro, varie anime. Farsi voler bene da troupe e colleghi non è mai stata la sua priorità, però. Questo non la rendeva sempre gradevole. Però sapeva riprendersi. Una curiosità: è in grado di imitare Ornella Vanoni a tal punto che è difficile distinguere l’originale. Cantando, intendo. Mai sentita una cosa così. Davvero. Dalila avrebbe meritato molto di più…ma ognuno raccoglie sempre quello che ha seminato, è una legge; non l’ho inventata io.
Non hai detto nulla della tua ex-moglie.
Solo perché non c’è molto da dire. E’ stata una scelta sbagliata, punto. Nel film precedente è stata bravissima, mi sono fidato. In questo successivo avevo interpellato Maria Schneider, quella di Ultimo Tango, sarebbe stata perfetta ma non collimavano i suoi impegni con le date delle riprese. Quindi ho deciso di dare fiducia a lei. E ho sbagliato.
Per quello che è successo?
No, affatto. So distinguere le cose. Come ho detto, nel film “L’Ulivo e l’Alloro” era stata una sorpresa, davvero bravissima. Qui ha iniziato in sordina ma non malaccio. Con l’andare avanti invece è come …peggiorata. Non la riconoscevo. Calcola che io mi sono accorto dell’intesa con Riccardo solo finito il film, quindi non sono stato influenzato minimamente da questa cosa. A distanza di tempo ho capito che quello che stava maturando dentro la rovinava fuori, lavorativamente. Più diventava sicura di sé sul set , più peggiorava la recitazione nel film. Calcola che io sono un perfezionista; nel cinema italiano una resa come la sua oggi è la norma. Ma io volevo di più. E non lo ottenevo. Mesi dopo ho capito il motivo.
Hai citato solo un motivo per il quale non gireresti più un film come “Dov’era Lei a Quell’Ora?”. Me ne potresti accennare altri?
E’ un film di atmosfera girato per il grande schermo del cinematografo. Ricco di sfumature e dettagli, con tempi rallentati per dare modo allo spettatore di capire i particolari dato che è un film nel film, il che non consente ritmi di montaggio da spot pubblicitario tipici della maggior parte dei film italiani degli ultimi anni. Occorre pensare a ciò che accade, entrare “dentro”, interpretare, avere il tempo di subire le suggestioni proposte, godersi i suoni, i rumori, gli umori (ricorda che io vengo dalla prosa radiofonica), gli stati d’animo….E’ cinema! Nel senso più puro del termine. Il che vuol dire: l’esatto contrario della fiction. Di conseguenza si evince che, oggi, un prodotto così è per palati molto raffinati. Questa è la sua forza ma per i tempi oscuri “dell’usa e getta” che viviamo è anche il suo grande limite. Pasolini, che aveva capito tutto, diceva: “Nulla è più feroce della banalissima televisione”. Te ne servono altri?…
No, sei stato molto chiaro. Mi pare di capire che non ami la fiction…
La fiction è una cosa nata morta, un fiore di plastica, non sboccia, non segue i ritmi dell’universo, è illogica nella sua semplicità elementare, è ingenuamente deviante, biecamente ruffiana, stupidamente didattica, pretenziosamente educatrice…va bè dai, mi fermo qui. Ah, dimenticavo: è falsa per antonomasia perfino quando racconta fatti realmente accaduti, il che la fa entrare decisamente nell’osceno. E’ evidente che ci sono delle rarissime eccezioni. Montalbano è straordinaria. Ma c’è la Sicilia, c’è uno scrittore dietro, ci sono atmosfere, odori e sapori….come vedi il cerchio si chiude e ritorniamo a “Dov’era Lei…”
Per chiudere, mi dici a bruciapelo il nome di due attori italiani, uomo e donna, per te davvero bravissimi, data la tua esperienza in mille ruoli di prosa?
A bruciapelo? Giancarlo Giannini e Antonella Attili. Inarrivabili. Ma se continuasse a recitare Riccardo, diventerebbe una grande risorsa…