Vignetta tratta dal profilo Facebook del figlio Niccolò
Addio a Marcello di Bella, grande organizzatore di cultura. Aveva portato la filosofia in mezzo alla gente. Se n’è andato dopo una brevissima malattia, a 75 anni. Lascia la moglie e due figli. Laurea in filosofia, passione per le moto e le auto come oggetto (nessuno lo avrebbe mai detto), dove ha lavorato ha fatto cultura e creato una struttura che potesse camminare con le proprie gambe. Ma la passione vera è la filosofia: tutto partiva da lì. Persona dall’ironia sottile (per sdrammatizzare la vita ed i rapporti), è stato direttore della biblioteca di Cattolica fino ai primi anni ’90; poi direttore della Gambalunga di Rimini. Infine, dell’Oliveriana di Pesaro. Aveva fatto anche politica; era stato assessore alla Cultura della Provincia di Pesaro. Giovanissimo, negli anni ’80, si era inventato un ciclo si conferenze di filosofia a Cattolica. Titolo: “Che cosa fanno oggi i filosofi?”. Erano arrivati i maggiori filosofi italiani (da Umberto Eco, Remo Bodei, Massimo Cacciari, Emanuele Severino in giù…) ed il più prestigioso filosofo europeo vivente: il tedesco Hans Goerg Gadamer, allievo di Martin Heidegger. Di Umberto Eco era un caro amico. Il prestigioso intellettuale, sulla sua rubrica sull’Espresso, “La bustina di Minerva”, aveva raccontato che le lezioni di filosofia cattolichine di Di Bella era stato le prime a portare la grande filosofia in mezzo alla gente. A Cattolica, gli appassionati arrivavano coi pullman. Poi sono arrivati gli altri ed i vari festival. Che la terra gli sia lieve.
Era collaboratore anche di queste pagine. Era in programma di raccontare la vita di un collaboratore dell’Oliveriana deceduto pochi mesi fa, ma la malattia lo ha impedito. Ecco il suo pensiero sulle “sette meraviglie” di Pesaro, la sua città: un grande amore. Lo scrisse nell’agosto del 2018.
“Per me Pesaro è una città in cui vige quella che i romani chiamavano medietas, intesa come fastidio per il clamoroso, lo stupefacente, o inusitato manifestarsi di cose o persone abnormi o “maravigliose”. Questo aspetto che i grammatici ascrivono alla figura retorica della litote (attenuazione, semplicità e aggiungerei, buon gusto) ovviamente collide con il numero sette, così carico di simboli fortemente esoterici.
Ho accettato però l’invito del direttore e starò al gioco, anche perché si dice che le gemme nascoste siano le più belle, anche se non immediatamente appariscenti, oppure non viste pur essendo sotto gli occhi di tutti.
1) La prima meraviglia la vedo nel contesto in cui è inserita Pesaro che potrei chiamare la città dei tre colli, ognuno dei quali o almeno due di essi, sono carichi non solo di natura ma anche di storia antichissima; il colle Ardizio a destra, il parco regionale del monte San Bartolo a sinistra, la Rocca di Novilara alle spalle e ovviamente il mare con spiaggia di sabbia fine.
Per il San Bartolo meritano ogni riguardo le splendide ville superstiti esposte a mezzogiorno, come la cinquecentesca “Imperiale”, luogo di ameno soggiorno, per esempio, del Tasso che immagino passeggiare nello splendido giardino pensile o la sei-settecentesca villa Caprile, dotata di capricciosi giochi d’acqua e anche di un bel giardino all’italiana con tanto di ‘teatro di verzura’.
Novilara vede ai suoi piedi una vasta necropoli in scavo dalla fine dell’Ottocento: ci ha regalato le più antiche testimonianze degli antichi guerrieri e navigatori abitanti nella zona: le loro reliquie, databili intorno all’ottavo-settimo secolo a. C. consistono in armi in bronzo, gioielli, oggetti domestici, steli tra le quali una ‘naumachia’, rappresentazione di un combattimento navale contornato da figurazioni di non facile interpretazione e una stele con un lungo testo, sembra (a me profano) di tipo etrusco, ancora non tradotto.
Quasi tutto è conservato nel museo della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, compresi gli scheletri di quegli uomini che dovevano essere di alta statura a giudicare anche a uno sguardo superficiale; il che aumenta la curiosità sulla loro origine.
2) Il museo, che citerei come seconda vera e propria meraviglia, purtroppo chiuso dal 2012 in seguito a un allagamento e successivi interventi di ristrutturazione non completati, contiene tanti altri reperti, sia da collezione che da scavo.
3) Meritano di essere segnalati per la singolarità, ma anche per quantità e qualità i resti del lucus pisaurensis, cioè il bosco sacro pesarese, con i suoi cippi votivi ognuno dedicato a una divinità arcaica (dal III sec. a. C.) come mater matuta, juno, apoleion, fides, salute ecc, e tantissimi ex voto in terracotta, come parti anatomiche, animali, bambini in fasce e così via. Né si può tacere di un pezzo unico ma molto significativo, come l’epigrafe bilingue etrusco latino, quasi una essenziale “Stele di Rosetta” in cui si menziona un “fulguriator” ossia un indovino specializzato nell’interpretare i fulmini.
4) Si è detto del Museo citando la Biblioteca che deve il suo nome al nobile Annibale degli Abbati Olivieri. Fu lui a costituirla e a lasciarla alla comunità pesarese insieme al museo e fu lui, tra l’altro, a effettuare quegli scavi che portarono alla luce gli oggetti del bosco sacro.
La storia è lunga ma bastino i trecentomila volumi di tutte le epoche, esclusi i papiri e l’infinità di oggetti che ne costituiscono le raccolte a indicare un’altra vera e propria meraviglia pesarese: monete e medaglie (più di diecimila), pergamene, avori, disegni, dipinti, portolani e carte geografiche, manoscritti, fotografie, ecc. ospitate, si fa per dire, in un edificio sei-settecentesco abbastanza fatiscente, il cui progetto di adeguamento e ristrutturazione non ha trovato esecuzione.
5) Pluripremiata invece la bella biblioteca San Giovanni che occupa, completamente riadattati nel 2000, i locali del convento da cui prende il nome. Luogo piacevole di prestito e consultazione e conversazione specie per i bambini, con un bello scoperto. Merita di entrare nel novero
6) Tralascio le ovvie emergenze monumentali, come Rocca Costanza e il Palazzo Ducale e l’ancor più originale Villino Liberty Ruggeri per chiudere questa unilaterale carrellata sia con la Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro che dal 1998 si specchia in una perfetta vasca circolare al centro del lungomare, e sia, nella piazzetta dei musei la recente (2018) installazione marmorea di Giuliano Vangi.
7) Questa ‘Scultura della Memoria’ è un monumento in pietra di Apricena, raffigurante i grandi della cultura e della storia di Pesaro e delle Marche: Rossini, Leopardi e Raffaello ma anche il mecenate Federico da Montefeltro. A completare il disegno, nella concezione teatrale della struttura, l’uomo porta davanti al volto una maschera dorata mentre declama rivolto ai Musei Civici, una donna del popolo che ammira i bassorilievi e una coppia di giovani abbracciati su una panchina, ‘simbolo della speranza nel futuro’.
Avrei un post scritto: I mosaici del Duomo, circa VII sec. con strati precedenti. Meriterebbero un saggio”.
Il ricordo
L’assessore e vice-sindaco Daniele Vimini e il sindaco Matteo Ricci
«Figura intellettuale di rilievo internazionale – così Daniele Vimini – il professor Di Bella è stato instancabile animatore del dibattito culturale, innamorato del ruolo contemporaneo della filosofia come della connessione tra patrimonio e cultura viva. E per questo gliene siamo grati».
Animato da curiosità infinita è stato il primo in Italia a dare vita a “contenitori” culturali di grande successo e popolarità.Non a caso amato e seguitissimo da giovani studenti e ricercatori, ha anche diretto per quattro anni la Biblioteca Oliveriana, facendone luogo di connessioni come nelle sue corde, come nella breve ma felice stagione del “Salone della Parola” e dei “12 pezzi facili”.
La salute minata degli ultimi tempi ne ha frenato la spinta propulsiva ma non l’entusiasmo, sempre presente per una raccomandazione sulla tutela dello spazio urbano come per la valorizzazione di cimeli o collezioni o per la ricerca dell’inusuale. Continua Vimini: «Il suo amore per “la filologia e la ricerca delle fonti in tempi di fake news” rimarrà un insegnamento per tanti. Alla famiglia e agli amici di sempre un forte abbraccio e le più sentite condoglianze».
Ricci: «Se Pesaro gode di credito e spessore culturale è anche grazie a figure come quella del professor Di Bella, perdiamo un protagonista importante».
Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini
“Abbiamo appreso con grande dolore la scomparsa di Marcello Di Bella, direttore della Biblioteca Civica Gambalunga e responsabile del Settore Cultura del Comune di Rimini dal 1998 al 2010. Lo si ricorda per essere stato mente e organizzatore di tante eventi e di iniziative di promozione culturale, dal notevole seguito: sua l’ideazione delle rassegne “Meditazioni riminesi”, “Magistra vitae?” e, per bambini e ragazzi, “Che storie?”, “Il latino vicino a noi”, “Il cortile dei perché” oltre a “Antico/Presente”, il Festival del mondo antico che con le sue 23 edizioni e grazie alla sua proposta di alto profilo è diventato un appuntamento centrale della programmazione culturale cittadina. Un’iniziativa nata proprio da quella volontà dichiarata da Di Bella di uscire dagli schemi convenzionali del ‘bibliotecario’ e di aprire l’antica istituzione culturale anche ai linguaggi più diversi. Nei suoi anni alla guida della Gambalunga, Di Bella ha avuto il merito di avviare processi e progetti innovativi, come la riorganizzazione digitale o gli studi sulla ristrutturazione degli spazi, che hanno contribuito a migliorare il servizio e proiettare nel futuro la Biblioteca.
Fondamentale anche il suo apporto nel potenziamento dell’offerta museale, attraverso l’allestimento della sezione archeologica che ha consentito di dare una propulsione all’attività dei musei civici comunali. Oltre a questa concreta e rilevante eredità, Di Bella lascia qualcosa di ancora più prezioso: il ricordo affettuoso e la stima delle tantissime persone che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui. Collaboratori che ha saputo valorizzare durante il lungo e fruttuoso percorso che lo ha visto contribuire allo sviluppo culturale della nostra città. L’Amministrazione comunale è vicina alla famiglia in questo momento di dolore”.
La riminese Emma Petitti, presidente dell’assemblea della Regione Emilia Romagna