COMUNITA’
– Cerreto, 5 ottobre, festa del Salvatore. Come sempre, anche quest’anno Cerreto ha voluto ricordare il suo patrono, solo che non si è trattato di una delle solite feste, ma della Festa che ti resta dentro, da ricordare e da raccontare. Dopo ventiquattro anni di abbandono, la nostra chiesa ha potuto infatti riempirsi di nuovo e vederla rimessa a nuovo, con le tombe di bambini, donne, uomini, sacerdoti sotto al pavimento (mai viste prima perché ricoperte da altra pavimentazione), riesce difficile pensare che nel breve avrebbe potuto fare concorrenza a quella della dirimpettaia Levola, un mucchio di sassi.
E’vero che sono state le cannonate “ad quij ad C-red” (di quelli di Cerreto) a ridurla in quel modo, ma a pace avvenuta, anche se non ratificata da uno specifico trattato, in via comunque di definizione, qualcuno nel tempo avrebbe forse potuto fare in modo che i “vecchi” fedeli nel rivarcarne il portone, provassero antiche emozioni. Cosa che è invece accaduta a Cerreto. “Tu sé, um ven da pjégna?” (lo sai mi viene da piangere) mi sono sentito dire, appena entrato, dopo il taglio del nastro, dall’amico Edmondo Saioni? da Mondaino; incrociati gli sguardi, i suoi occhi rossi erano lì a confermare. E’ in quella chiesa infatti che siamo stati battezzati, cresimati, “fatto” la prima Comunione? Sono quelle le panche, ancora col nome e cognome dei nostri nonni che ci hanno visto in ginocchio vicino alle mamme, prima di passare coi “grandi”? dietro all’altare, magari ad ascoltare estasiati il sempre elegante conte Pietrangolini “ch’è fèva cantè l’orgh-ne” (che faceva cantare l’organo), come diceva il mio babbo.
Certo, non sapevamo che “nella parte alta del castello venne costruita una chiesa parrocchiale dedicata al Salvatore, con il campanile piantato nella muraglia castellana”, come scriveva nel 1640 il rettore Bernardino Ghirardi? e che San Salvatore venne ricostruita dal 1780 al 1791″ (Giovanni Rimondini, il Resto del Carlino, 20/9/94). Che poi fosse di ordine ionico? lasciamo stare, ma “?un quadro raffigurante il Salvatore seduto sul sepolcro e S. Maria Maddalena sullo sfondo è raffigurato il castello e una statua della Vergine?” (G.R.), sono poi stati? in giro con noi, associati al ricordo di don Gino Maggioli a “ténce so” (a tenerci su) con l’eterno sorriso, “la sumara!” (sua imprecazione) e? qualche caramella.
Entrato qualche volta in quell’abbandono, oltre ai candelieri e a qualche armadio rubati, era quel vuoto a destra lassù in fondo alla navata “a fèm ni e’ magon” (a farmi venire il magone). Mancava infatti la statua della Madonna con in braccio il Bambino, “donata è sempre G. Rimondini nel 1746 da don Ludovico Romani”.
Finita infatti nell’altra chiesa di Cerreto dedicata a Santo Stefano, restaurata, stava probabilmente benissimo, ma? al suo posto doveva tornare. Un viaggetto con gli onori del caso, pensato, voluto dal “nostro” sindaco Giuseppe Sanchini (Pino d’Furìn). Lasciata la macchina “mla Sèra” (alla Serra), l’ho anch’io accompagnata in processione per la definitiva ricollocazione. Certo la Banda musicale di Colbordolo (complimenti non formali: bravissimi!) ma sono stati gli occhi bassi, le labbra a biascicare qualcosa della gente in preghiera, a dare “u stremale” (il brivido). Facce conosciute, anche se somiglianti ormai ai padri e ai nonni? a parte don Valentino che ci precedeva, stranamente? da Pesaro. Certo, coi paesi vicini in passato abbiamo avuto qualche “rogna” (la guerra con Levola, il giudizio?), ma che “tla curia” non abbiano ricambiato il bel regalo dei nostri padri (un ciliegio trascinato fino a Coriano, poi girato dall’altra parte per paura che le ciliegie sotto si fossero rovinate?). Parroco poi felicissimo di essere lì in mezzo a tanta gente, al punto di sentirsi un po’ a casa, come ha ripetuto durante la messa e che tutti noi ringraziamo. Ora è vero che la chiesa rimessa a nuovo, la Madonna restaurata sono robe di “Lassù”? ma non sono cadute dal Cielo. Certo i cerretesi hanno dato una mano, ma la festa dell’ex parrocchia di San Salvatore, si sarebbe svolta come negli ultimi decenni? a Santo Stefano (altra chiesa a Cerreto, da andare a vedere), senza l’impegno, la cocciutaggine, l’intelligenza, l’attaccamento alla “sua” chiesa del sindaco Giuseppe Sanchini. Grazie signor Sindaco, anche a nome dei tanti cerretesi che? “ormani in alto”, saranno stati, commossi, a guardare.