– Gli Stati Uniti, per merito di Barack Obama, stanno impartendo delle vere e proprie lezioni di democrazia all’Italia clerico-berlusconiana di questi giorni. Il presidente americano si è meritato le critiche del Vaticano sia con la decisione di concedere i finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali embrionali, sia con il decreto abrogativo del blocco dei fondi federali americani in favore delle organizzazioni, attive in tutto il mondo, che curano il controllo delle nascite non escludendo l’aborto come estrema soluzione (si pensi all’Africa: ricordo ancora le pratiche contraccettive consigliate per l’America latina dall’indimenticabile amico cattolico Guido Paolucci!).
Ma non basta. Obam ha anche sferrato un duro colpo al mito del «privato è bello» esaltato dalla signora Thatcher in Inghilterra, e da Reagan e Bush. Lo ha fatto con una pesante iniezione di Stato nell’economia, e promettendo la ripresa della crescita attraverso la spesa pubblica nella sanità (verso un servizio nazionale come il nostro) e nell’istruzione.
Il privato non è stato affatto bello, ma cialtronesco e velenoso, con i suoi titoli detti oggi “tossici”. Se non ci fosse la strada dell’intervento degli Stati, l’attuale grave crisi mondiale si sarebbe trasformata in una totale catastrofe. Abbandonato a sé stesso, il capitalismo produce truffe e inganni a spese dei più deboli. E’ sempre stato così, e non ci sono “regole” che possano impedirgli di ripetere le proprie prodezze.
In Inghilterra, in Germania e in Francia, intanto, anche per questo si sta prendendo in seria considerazione la nazionalizzazione delle banche (Dario Di Vico sul “Corriere della Sera” del 23 febbraio 2009), prospettiva esclusa per l’Italia soltanto perché le nostre banche, a causa anche della loro mancata modernizzazione, non sono entrate nel circuito infernale della bolla finanziaria (si veda Fausto Caldari sulla “Piazza”, febbraio 2009). Tremonti è stato fortunato, e può cavarsela soltanto con le obbligazioni (i Tremonti bond) sottoscritte dal Tesoro.
Ma ben altro bolle in pentola. Berlusconi vorrebbe due cose gravissime: con la legge sulle intercettazioni ridurre all’impotenza la magistratura e mettere il bavaglio alla stampa; con il testamento biologico costringere i malati in coma vegetativo a tenersi i sondini su per il naso o attraverso lo stomaco per essere nutriti di cibo e acqua, contro l’articolo 32 della Costituzione, che recita sì: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge», ma aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». E’ vero che oggi Palazzo Chigi ostenta rispetto per la Costituzione, ma in un passato recente Berlusconi l’aveva definita «sovietica», e domenica 8 febbraio, dinanzi al “no” di Napolitano (e di Fini) al “decreto Englaro” aveva minacciato il ricorso al popolo italiano.
Sulle intercettazioni Berlusconi sta incontrando delle difficoltà: il superprocuratore antimafia Piero Grasso ha dichiarato che con le norme berlusconiane non sarebbe stato possibile prendere Provenzano! Staremo a vedere.
Sul testamento biologico, invece, il presidente del Consiglio, pensando ai voti dei cattolici, sta procedendo a testa bassa, forte dell’imprudente sostegno della Conferenza episcopale italiana. Questa si è spinta fino a deplorare Napolitano ed elogiare Berlusconi. Per la Cei sarebbe normale nutrizione, e non cura medica, infilare nel sondino sostanze nutritive che nulla hanno a che vedere con il normale cibo umano, e per di più inoculare nel paziente farmaci atti a prevenire crisi epilettiche (come è accaduto per la povera Englaro, sempre immaginata dai media com’era diciassette anni fa, mentre in realtà il suo aspetto era ben diverso). Già, perché noi tutti mangiamo attraverso il naso e contemporaneamente combattiamo l’epilessia! E non è bastato il precedente dei trapianti di organi, in un primo momento condannati anch’essi dalla Chiesa e riabilitati in modo chiaro soltanto nell’ anno 2000 da papa Giovanni Paolo II!
Inoltre non la pensava come Benedetto XVI papa Pio XI: in una lettera all’arcivescovo di Milano del 26 aprile 1931, papa Ratti scriveva essere inammissibile che «la totalità dei cittadini debba far capo allo Stato e da esso dipendere per la totalità di quello che è o può divenire necessario per tutta la loro vita anche individuale». In Vaticano non ci si rende conto della gazzarra sanfedista che, sia pure involontariamente, si incoraggia: quella gazzarra che spinse a scrivere sul muro della clinica “La quiete” l’infame insulto: «Beppino boia». Beppino Englaro, l’eroico padre di Eluana dinanzi al cui dolore tutta l’Italia dabbene si è inchinata. Si accetta che sia lo Stato a imporre divieti ed obblighi nella vita privata, come nell’Unione Sovietica. Questo è il paradosso di oggi: il vero sovietico non è il cattolico Franceschini, difensore del diritto di ciascuno a scegliersi le cure mediche, ma lo stesso Berlusconi!
Sulla riva destra del Tevere non ci rende evidentemente conto dell’ineluttabilità del referendum, se la legge sarà approvata nel testo voluto da Berlusconi. Lo ha già detto lo scienziato bioeticista senatore dei Democratici Ignazio Marino, direttore del Jefferson Medical College di Philadelphia, che già nel maggio 2006, a proposito della fecondazione assistita, aveva trovato pieno accordo con il cardinale Carlo Maria Martini sull’etica della carità la sola compatibile con la democrazia, nella quale tutto è negoziabile , e non dell’etica della veritàlegalità, fondata sull’indifferenza alla singola persona sofferente. Io sono certo che nemmeno questa volta Martini è d’accordo con il papa.
Non a caso l’oltranzismo clericoberlusconiano sta dando vita, nel mondo cattolico, ad un rigetto simile a quello dei cattolici del “no” del 1974 (Scoppola, Pedrazzi) di fronte al referendum sul divorzio, che si concluse con una vera débacle clericale. I filosofi e i teologi cattolici si stanno ribellando. Sulla scia di un gruppo di pensatori credenti della Facoltà di filosofia San Raffaele sta sorgendo un nuovo fronte del dissenso.
Stefano Semplici e Carmelo Vigna, docenti a Roma e Venezia, hanno lanciato, contro la legge berlusconiana, un appello a monsignor Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.
di Alessandro Roveri
Libero docente dell’Università di Roma