RISPOSTE COMPARATE AI QUESITI POSTI DA ANPI A CANDIDATI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL COLLEGIO RIMINESE:
Prima parte: Raffaella Sensoli (Impegno Civico), Oreste Godi (Unione Popolare) e Giovanni Paglia (Alleanza Verdi e Sinistra Italiana)
1) VISTO CHE L’INTERO ASSETTO DELLA COSTITUZIONE È COERENTE CON UN SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE E CHE INVECE CON IL SISTEMA MAGGIORITARIO SALTANO TUTTI I MECCANISMI DI PIENA RAPPRESENTATIVITÀ E LA GARANZIA CHE TUTTE LE SENSIBILITÀ POSSANO ESSERE ADEGUATAMENTE ESPRESSE IN PARLAMENTO, COSA PENSA LEI DI UN RITORNO AL PROPORZIONALE PURO PER LE FUTURE ELEZIONI POLITICHE?
Raffaella Sensoli (Impegno Civico): Credo che la rappresentatività debba essere garantita. Allo stesso tempo però è indispensabile avviare un percorso di modifica della formazione del governo e della maggioranza, per garantire maggiore stabilità al Paese. La frequenza con cui vengono cambiati governi (e relative maggioranze) in Italia non solo crea gap significativi nei confronti degli altri Stati, ma ritengo non sia rispettoso della volontà popolare.
Oreste Godi (Unione Popolare): Sono assolutamente d’accordo al ritorno ad un sistema elettorale proporzionale in quanto le varie forme di sistemi maggioritari violano l’uguaglianza degli elettori: in base all’esito complessivo delle elezioni il singolo voto “pesa” differentemente se attribuito ad una lista risultante vincente oppure perdente Ciò è peggiorato da eventuali meccanismi di premi di maggioranza. Oltretutto è inefficace: le cosiddette correzioni maggioritarie vengono giustificate dal presunto intento di semplificare il quadro politico ma da quando il proporzionale puro è stato abbandonato si è registrato un moltiplicarsi di gruppi politici in Parlamento, per di più mossi da interessi di potere bieche e becere. Forzare una semplificazione del quadro politico rappresenta una violenza che distorce i voleri dell’elettorato che potrebbe esprimere col proprio voto la complessità politica e sociale del Paese. Per questo sono contrario anche a soglie di sbarramento e alla riduzione pesante del numero di parlamentari perché il diritto di tribuna credo vada garantito alle minoranze politiche, ideologiche, etniche, religiose e culturali.
Giovanni Paglia (Alleanza Sinistra Verdi): Sono sempre stato favorevole ad un sistema di voto integralmente proporzionale, senza sbarramento. Mi sono opposto a tutti i tentativi di forzare in senso maggioritario la legge elettorale, per via di legge o referendaria. Se eletto, continuerò a battermi perché tutte le elettrici e gli elettori possano essere rappresentati secondo le loro idee e i loro valori.
2) LA NOSTRA DEMOCRAZIA È DI TIPO PARLAMENTARE, È RAPPRESENTATA DALLA CENTRALITÀ DEL PARLAMENTO E IL PRESIDENZIALISMO, DI CUI SI STA PARLANDO DA TEMPO, ANDREBBE A LEDERE MORTALMENTE QUESTA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DELLA DEMOCRAZIA DEL NOSTRO PAESE.
QUALE SAREBBE LA SUA POSIZIONE DI FRONTE AD UNA SCELTA DI QUESTO TIPO?
Raffaella Sensoli: Ritengo che il Parlamento debba rimanere centrale per non cedere pezzi di democrazia irrinunciabili. Anche qui però ritengo che debbano essere modificati quei meccanismi che trasformano lo strumento principe della democrazia in un organo che, ahimè, troppo spesso corre il rischio di contribuire ad impantanare per decenni leggi e provvedimenti che invece avrebbero bisogno di essere approvati nel più breve tempo possibile.
Oreste Godi: Sono fermamente contrario ad ogni forma di Presidenzialismo per varie ragioni e ne cito solo alcune. La centralità del Parlamento garantisce il ruolo dei cittadini che si esprimono col voto e attraverso i rappresentanti, obbligando a compromessi e contrattazioni che così favorisce l’accoglimento largo di bisogni di una fetta larga, se non addirittura universale, del Paese. Inoltre il Presidenzialismo è una forma di populismo che illude che si operi una scelta diretta dei cittadini tutti e invece concentra la forza dei potentati economici e politici. Inoltre apre a forme di governo dai tratti autoritari e decisionisti.
Giovanni Paglia: Considererei una sciagura un’evoluzione in senso presidenzialista del nostro ordinamento istituzionale. L’Italia ha bisogno di restituire centralità alle assemblee elettive ad ogni livello: Comuni, Regioni e Stato. Noi non abbiamo bisogno di uomini soli al comando, ma di collettività che sappiano discutere e decidere insieme. Viviamo in un mondo sempre più dominato da oligarchie economico-finanziarie, e solo un allargamento della base decisionale può salvare la democrazia. L’elezione diretta di un Presidente o di un premier la affosserebbe definitivamente.
3) L’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE RECITA “L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA (…) COME STRUMENTO DI RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE INTERNAZIONALI”. IL GOVERNO ATTUALE INVECE HA AUMENTATO ANCORA LE SPESE PER GLI ARMAMENTI E HA INVIATO ARMI ALL’UCRAINA DIVENTANDO DI FATTO PAESE COBELLIGERANTE NELLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA. IN CASO DI UNA RIPROPOSTA DI INVIO DI ARMI O SULL’AUMENTO DELLE SPESE MILITARI QUALE SAREBBE IL SUO VOTO?
Raffaella Sensoli: Credo che un voto su un argomento così delicato non possa essere espresso a priori senza conoscere il testo del provvedimento, né una seria valutazione del contesto internazionale e delle condizioni in cui si troverà l’Ucraina nei prossimi mesi. La guerra è un abominio da scongiurare sempre e da risolvere nel più breve tempo possibile. Allo stesso tempo credo che non possa essere ignorato il grido di aiuto di una nazione che ha visto invaso il proprio territorio, distrutte le proprie case e reso profughi milioni di propri cittadini.
Sono contro la vendita di armi impiegate a fini di offesa, ma quando si tratta usate a scopo difensivo , un giudizio tranchant diventa molto più difficile da dare. Se nessuno inviasse più aiuti all’Ucraina forse la guerra finirebbe presto: ma in che modo? Prevarrebbe Putin, capo di stato tutt’altro che garante di democrazia. Mi chiedo sempre: se noi ci trovassimo aggrediti, invasi, bombardati, non vorremmo forse che qualcuno ci aiutasse, mentre cerchiamo di porre fine al conflitto il più velocemente possibile? E proprio la Resistenza italiana e il nostro movimento partigiano sono la dimostrazione della necessità di opporsi alla sopraffazione e dell’importanza che per questo ha avuto l’aiuto anche militare di altri paesi.
Oreste Godi: Il mio voto sarebbe assolutamente contrario. Innanzitutto per il rispetto dell’applicazione della lettera e dello spirito dell’art. 11. Inoltre sono un convinto pacifista: sono stato obiettore di coscienza alla leva militare e partecipato ai movimenti pacifisti dagli anni ’80 in qua. Essendo di Sinistra non posso ignorare che le guerre sono sempre adiscapito delle classi popolari.
Giovanni Paglia: Sono contrario alla guerra in ogni forma, compreso l’invio di armi ad una parte belligerante. Voterei quindi contro l’aumento delle spese militari e la fornitura di armamenti in Ucraina o in altro paesi coinvolti in conflitti armati, come lo Yemen. Credo invece nell’assunzione di una forte iniziativa diplomatica, che il nostro attuale Governo sembra ignorare completamente.
4) L’ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE ESPRIME UN PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA DI TUTTI I CITTADINI CHE, SE FOSSE ATTUATA L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA CHIESTA DA ALCUNE REGIONI, VERREBBE VANIFICATO. L’UNITARIETÀ DEI DIRITTI SAREBBE MESSA FORTEMENTE IN DISCUSSIONE. QUAL’ È IL SUO PENSIERO RISPETTO AL PROCESSO DI ATTUAZIONE DELLA AUTONOMIA DIFFERENZIATA?
Raffaella Sensoli: L’Italia è un Paese che già oggi presenta enormi disparità, pur senza l’autonomia differenziata. I gap che impediscono l’uguaglianza di accesso a diritti e servizi fondamentali come sanità ed istruzione vanno già oggi azzerati. L’autonomia differenziata può diventare un vantaggio per i cittadini se consideriamo che il nostro Paese ha morfologia, necessità e tipologia di sviluppo molto diverse tra loro. Se le amministrazioni locali avessero maggior spazio per agire, potrebbero adattare meglio le politiche locali a vantaggio dei propri cittadini. Questo vale da Torino a Palermo. Come spesso accade, non è lo strumento, ma come lo si usa, che fa la differenza.
Oreste Godi: Sono del tutto contrario al processo di attuazione della Autonomia Differenziata: essa accentuerebbe la frammentazione e diversificazione dell’offerta quantitativa e qualitativa dei servizi pubblici e del controllo e gestione dei Beni Comuni. Purtroppo è una politica già in via di realizzazione dagli anni ’90 (vedi le USL trasformate in ASL) che si combina con gli altri due processi di privatizzazione e aziendalizzazione dei servizi pubblici. Oltre tutto ciò vìola anche l’art. 1 della Costituzione per quanto l’unitarietà della nazione e l’art. 3 dell’uguaglianza dei cittadini e del dovere della Repubblica di garantirla ed attuarla.
Giovanni Paglia: Sono contrario all’autonomia differenziata, che altro non è se non una forma di secessione dei ricchi. Farei quindi il possibile perché venisse vanificata. Abbiamo bisogno di rimettere in equilibrio il nostro paese, non di consentire che si sganci la parte più forte.
5) OGGI SIAMO IN PRESENZA DI UN FENOMENO SEMPRE PIÙ IN ESPANSIONE, CHE NON RIGUARDA SOLO L’ITALIA, MA ANCHE L’EUROPA, QUELLO DELLE NUOVE DESTRE CHE MANIFESTANO LA TENDENZA A RICERCARE RIFERIMENTI NON SOLO NEL FASCISMO COME LO ABBIAMO CONOSCIUTO, MA NELLO STESSO NAZISMO. DIVERSE SONO STATE LE AZIONI DI AGGRESSIONE FASCISTA AD OPERA DI QUESTE ORGANIZZAZIONI COSÌ COME LE MANIFESTAZIONI NOSTALGICHE SUI LUOGHI SIGNIFICATIVI DELLA RESISTENZA DA PARTE DI GRUPPI DICHIARATAMENTE FASCISTI.
NEL CENTENARIO DELLA MARCIA SU ROMA COSA RITIENE SIA UTILE FARE PER FRENARE L’AVANZATA DI QUESTE NUOVE DESTRE CHE OPERANO NEL DISPREZZO ASSOLUTO DELLA COSTITUZIONE CHE NE VIETA ANCHE LA SOLA ESISTENZA?
Raffaella Sensoli: Vanno attuate tutte le misure consentite dalla legge per evitare aggregazioni che facciano apologia di fascismo e compiano atti di vandalismo che vanno prevenuti e puniti secondo quanto prevede la nostra legislazione. La prevenzione la si attua partendo dalla cultura: dai bambini, dalle scuole, dalla memoria. Crescendo le nuove generazioni nella cultura del rispetto e nella conoscenza della storia.
Oreste Godi: E’ questo quesito che mi è molto caro, non solo perché sollecita tutta la mia storia politica ma anche perché coinvolge la mia biografia familiare: mio nonno partecipò alle Barricate che nel 1922 a Parma respinsero la teppaglia fascista. Le norme che contrastano le formazioni associate e la espressione di pratiche ed idee fasciste, autoritarie, razziste, discriminatorie vanno applicate, estese, precisate. L’ambito del confronto va garantito affinché convinzioni estremistiche restino nell’alveo della democrazia, ma dal punto di vista legislativo e culturale va preservato il carattere dell’antifascismo scolpito nella nostra Carta costituzionale. Non posso non pensare, come esempio nel nostro territorio, allo scempio della cosiddetta “Villa Mussolini”…
Giovanni Paglia: È necessario rafforzare la legge Scelba, limitando la discrezionalità del Governo relativamente allo scioglimento di formazioni neo-fasciste, soprattutto laddove queste si rendano responsabili di atti di violenza. È incredibile che Forza Nuova esista ancora e abbia potuto persino tentare di presentarsi alle elezioni, dopo aver assaltato la sede del maggior Sindacato italiano.
Si deve inoltre rafforzare l’attività di repressione della propaganda online di estrema destra, prevedendo l’immediato oscuramento di siti e profili social. I Prefetti devono inoltre avere l’obbligo di vietare tutte le manifestazioni di marca neofascista.
6) A FRONTE DELL’AVANZATA DI INTERESSI PRIVATI SU PATRIMONI E SERVIZI PUBBLICI COME SANITÀ, SCUOLA, ACQUA, ENERGIA, SPIAGGE LIBERE, COSA NE PENSATE DELLA GESTIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI E DEI BENI COMUNI ALL’INTERNO DI UN ASSETTO COSTITUZIONALE? RITENENDO GLI SPAZI DI AGGREGAZIONE E LE SALE PUBBLICHE GENERATORI DI DEMOCRAZIA, COME PUÒ TROVARE SPAZIO E SVILUPPARSI LA CRESCITA CULTURALE E DI SOLIDARIETÀ SPONTANEA E LAICA?
Raffaella Sensoli: Il nostro è un sistema misto pubblico/privato. Compito del pubblico è garantire l’accesso ai servizi pubblici a tutti i cittadini, senza distinzioni di nessun tipo, tantomeno economiche. Il livello dei servizi offerti deve essere sempre il migliore possibile, come dimostra l’eccellenza del sistema sanitario della nostra Regione che, pur convivendo con il sistema privato, non manca di punte di diamante dal punto di vista medico professionale ed umano. Spazi di aggregazione e sale pubbliche dovrebbero essere disponibili in tutti i Comuni per tutti i cittadini, cosa che purtroppo oggi non accade ovunque.
Oreste Godi: Come già espresso nella risposta al quarto quesito, sono perché i Beni Comuni e i servizi essenziali restino e tornino nel pieno controllo dello Stato e degli Enti Locali a garanzia della qualità del funzionamento, del controllo dei prezzi, del ritorno alla collettività degli eventuali utili. Purtroppo il processo di privatizzazione e aziendalizzazione dei Beni Comuni è sostenuto (e progressivamente realizzato) tanto dalle forze di Centro-Destra che da quelle di Centro-Sinistra. Con esiti disastrosi: vedasi, a mo’ di esempio, la sanità lombarda nel periodo della prima ondata pandemica, oppure la gestione dei rifiuti nella nostra provincia.
Spazi di aggregazione e sale pubbliche sono davvero generatori di democrazia perché li i cittadini crescono nel dibattito, nell’informazione, nella formazione, nel confronto. Purtroppo anche queste occasioni sono fisicamente via via eliminate e piango la scomparsa, per fare anche qui un paio di esempi riminesi, della Sala degli Archi o quella del Buonarrivo (ma purtroppo si possono citare anche altre realtà sottratte a quell’uso collettivo). Tale processo è un’altra erosione, stavolta fisica, all’esercizio della democrazia partecipata.
Giovanni Paglia: Ritengo che la difesa e la riappropriazione dei beni comuni sia uno dei temi fondamentali per il futuro del nostro paese. Veniamo da una lunga fase di privatizzazioni, da cui usciamo più poveri e con una democrazia indebolita. Ora è tempo di invertire la rotta e riportare sotto controllo pubblico acqua, energia, reti di comunicazione. È un processo che non deve portare a una nuova gestione accentrata nelle mani della burocrazia pubblica e dei partiti, ma a una forma di amministrazione partecipata, in cui i lavoratori e i consumatori siano responsabili in prima misura delle politiche.
Altro tema fondamentale è quello degli spazi pubblici disponibili per l’esercizio della democrazia. È un tema che attraversa tutte le nostre città e a cui va data una risposta nazionale. Ai cittadini e alle associazioni va garantita la possibilità di avere luoghi in cui incontrarsi e organizzare le loro attività è iniziative pubbliche.
Una comunità in cui si moltiplichino i momenti di confronto è più forte, coesa e democratica.