– Per capire quel che succede davvero in Italia in questo momento basta consultare un buon dizionario della lingua italiana, e leggere la definizione della parola «terapia», che viene dal greco antico. Prendiamo il Devoto-Oli e leggiamo: «Branca della medicina che tratta dei mezzi e delle modalità usati per combattere le malattie, e l’insieme dei provvedimenti adottati a tale scopo (in questo senso sinonimo di cura». Si può quindi dire indifferentemente «cura» o «terapia».
Dicono i due grandi clinici e chirurghi italiani, che tutto il mondo ci invidia, il prof. Umberto Veronesi e il prof. Ignazio Marino, cattolico praticante, che quando i medici perforano il torace o incastrano un sondino nel naso per introdurre nell’organismo, sotto il loro controllo, le sostanze atte a nutrirlo, e contemporaneamente inoculano nel paziente farmaci atti a prevenire crisi epilettiche, essi curano il paziente, e gli applicano terapie mediche. Non normale nutrizione, quindi, ma cura.
Purtroppo per loro, però, Veronesi e Marino sono senatori del Pd, e non sono riusciti ad ottenere il consenso del Senato quando, nella discussione sul testamento biologico, hanno tentato di affermare il principio secondo cui chiunque, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, possa affermare nel proprio testamento biologico il diritto a rifiutare quella terapia forzata e a morire in santa pace: un diritto stabilito dall’articolo 32 della Costituzione e riconosciuto in tutti i paesi del mondo. Ma l’Italia non è un paese come tutti gli altri. E’, per volontà di Berlusconi, una provincia vaticana. Vediamo perché.
Veronesi e Marino non sono riusciti nel loro sacrosanto intento perché il presidente del Consiglio dispone al Senato di un’ampia maggioranza di senatori non già scelti dagli elettori con la preferenza, ma da lui stesso imposti in base alla legge elettorale vigente, e quindi sempre pronti ad ubbidire ai suoi ordini. E l’ordine c’è stato. Mentre la Conferenza episcopale italiana sollecitava il Senato a provvedere senza indugi all’approvazione del provvedimento predisposto per vietare quel diritto invocato da Veronesi e Marino, da Palazzo Chigi partiva una lettera ai senatori del costituendo Partito della Libertà, nella quale Berlusconi lasciava i senatori liberi di votare secondo coscienza, ma aggiungeva: «io non posso far finta di dimenticare che questo appuntamento parlamentare fa seguito alla tragica sera nella quale morì Eluana Englaro. E a pochi giorni dal primo Congresso del Partito della Libertà è importante dare sostanza a quei principi che dovranno unirci per decenni».
Ossia: libertà di coscienza sì, ma la coscienza deve imporre di «dare sostanza a quei principi che dovranno unirci per decenni», ossia, in sostanza, di votare come dico io, che è esattamente quello che vuole il Vaticano. Ma insomma: siamo matti? Non capite che abbiamo bisogno del consenso elettorale che può procurare l’appoggio dei vescovi, i quali vogliono, e subito, una legge che imponga a tutti il sondino e l’alimentazione forzata?
Poco tempo prima Berlusconi aveva tacciato di ispirazione sovietica la Costituzione italiana. Con il suo ordine ai senatori egli faceva della legge sul testamento biologico proprio uno strumento di violenza sovietica sulla persona umana: lo Stato etico che schiaccia l’ individuo e la sua libertà.
La cosa non è piaciuta al presidente della Camera Gianfranco Fini, il quale l’ ha detto chiaro e tondo nel suo intervento alla kermesse di fondazione del Partito della Libertà, sabato 28 marzo 2009. Ma nelle sue conclusioni di domenica 29 marzo, Berlusconi ha totalmente ignorato la tesi di Fini. Del resto in Consiglio dei ministri, alla Prestigiacomo, che aveva mostrato perplessità “finiane”, il presidente del Consiglio aveva detto: o voti come voglio io, o ti dimetti.
Oggi Berlusconi chiede maggiori poteri per il presidente del Consiglio, perché, poveretto, sostiene di averne troppo pochi. Ogni commento appare superfluo.
di Alessandro Roveri
Libero docente dell’Università di Roma