Trenta anni di Fondazione Cassa di risparmio di Rimini: 3.300 interventi e oltre 100 milioni.
Ha dato vita ad un’attività e ad una presenza di primo piano per lo sviluppo delle comunità del territorio di riferimento, che non hanno riguardato solo la città di Rimini ma anche gli altri comuni della provincia.
Le risorse investite sono andate per il 29% al settore dell’arte e cultura, per il 28% all’ambito del sociale e della solidarietà, per il 26% all’area educativo formativa, per il 17% al settore dello sviluppo.
Fra gli interventi, alcuni hanno avuto un rilievo decisivo per la valorizzazione del patrimonio artistico del territorio e per stimolare sviluppo economico: il restauro del Tempio Malatestiano e di Castel Sismondo, l’acquisizione di opere d’arte in particolare del Trecento Riminese, le grandi mostre d’arte e le iniziative editoriali in ambito culturale, il determinante sostegno per la nascita del Campus di Rimini dell’Università di Bologna, la costituzione di Eticredito – Banca Etica Adriatica, il sostegno a VolontaRomagna, all’Osservatorio Economico Provinciale, all’Associazione Nuove Idee Nuove Imprese, il Piano Strategico di Rimini, Rimini Innovation Square, il GAL Valli Marecchia e Conca e numerosi altri distribuiti sul territorio (scheda a parte).
UNA QUADRERIA NELLA SEDE DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI RIMINI
La Fondazione guarda avanti. Un secondo appuntamento del trentennale si terrà il 16 novembre prossimo: in quella data sarà inaugurata, con un evento aperto a tutta la città, una quadreria con 50 opere della collezione della Fondazione finora mai esposte al pubblico.
In tal modo, la collezione dei dipinti della Fondazione si articolerà in due sedi: quella storica al Museo della Città L. Tonini, con preziose opere dal Trecento al Seicento, e quella in corso di allestimento a Palazzo Buonadrata che presenterà tele di varia epoca, dal cinquecento ai giorni nostri.
Dichiarazione del Presidente Mauro Ioli
“Ricordare 30 anni di attività della Fondazione significa ripercorrere un tratto importante della storia recente di Rimini, poiché Fondazione e Rimini sono due realtà profondamente collegate e intrecciate. Basti pensare che la composizione dell’organo di indirizzo della Fondazione è frutto del coinvolgimento di oltre 50 soggetti pubblici e privati dell’ambito provinciale. La Fondazione vive per sostenere lo sviluppo del territorio e questo è stato il filo conduttore del lavoro compiuto dal 1992 ad oggi. Un lavoro che ha contribuito, assieme ad altri, a cambiare Rimini. Ma il passato serve unicamente per gettare le basi di una nuova proiezione: come sarà il nostro territorio nei prossimi anni? Quali bisogni avrà? Come potrà continuare a crescere nei profondi mutamenti di contesto in atto? Servono soprattutto soggetti disponibili a interpretare e assecondare responsabilmente i processi di cambiamento necessari per scrivere nuove pagine della storia di questo territorio. La Fondazione intende continuare ad essere uno di tali soggetti, apportando il proprio patrimonio di idee, progetti, risorse, capacità di fare squadra”.
Dichiarazione Stefano Zamagni
Per il futuro della Fondazione auspico un ruolo che superi le stagioni nelle quali ha svolto una funzione sostanzialmente erogativa, scegliendo con criteri di meritorietà gli ambiti da sostenere, per accedere ad una identità più operativa, co-programmando e co-progettando azioni utili allo sviluppo locale. Da non confondere col territorio. Quest’ultima è una dimensione quasi geografica, mentre il luogo è un contesto nel quale interagiscono le persone. La Fondazione dei prossimi 30 anni può svolgere pienamente una funzione di collegamento per favorire la realizzazione di ciò che altri, da soli, non potrebbero realizzare. Può essere una guida, un soggetto aggregatore e capace, in sintonia con i principi fondanti del Piano Strategico.
Dichiarazione Giovanni Carlo Federico Villa
Nel 2019 l’Italia ha investito per le missioni di spesa “Tutela dei Beni Culturali” e “Turismo” lo 0,15 per cento del Pil e lo 0,3 per cento della spesa primaria (il totale delle spese della Pubblica Amministrazione al netto degli interessi sul debito pubblico).
Nei suoi trent’anni di vita, la Fondazione ha investito nella “politica dei beni culturali” circa il 29% dei propri stanziamenti per l’attività istituzionale.
Proseguendo una linea programmatica principiata all’inizio degli anni Ottanta del Novecento, ha tessuto con una precisa visione la memoria del proprio panorama storico, risarcendo una storia civica, politica e artistica entrata nei secoli in un cono d’ombra.
Rimini, facendo perno sulle sue vie consolari romane, non può guardare solo al mare, avendo uno stupefacente entroterra, sintesi eccelsa della Storia d’Italia.
La Fondazione, conscia di questa dicotomia e attenta a intervenire sull’asse costiero, ma anche sulla via del Marecchia con interventi che da strutturali sono divenuti di precisa riflessione, ha definito in maniera concreta ed esemplare gli obiettivi di pubblica utilità che devono presiedere l’attività di una Fondazione per un territorio che va ora tutelato e valorizzato in forma integrata, ricco della bellezza dei paesaggi dei borghi storici e delle loro comunità.