Tratto da lavoce.info
DI ALESSIA AMIGHINI, professore associato di Politica economica presso l’Università del Piemonte Orientale e Associate Senior Research Fellow nel programma Asia dell’ISPI
Per bloccare la possibile delocalizzazione in Usa di imprese europee innovative, l’Unione europea mette in conto una possibile revisione delle norme sugli aiuti di stato. Le proposte sono varie: da un nuovo fondo condiviso a nuovi criteri di assegnazione.
La proposta franco-tedesca
Il 19 dicembre, i due ministri dell’Economia di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Robert Habeck, hanno pubblicato un documento in cui espongono la loro visione per mantenere attrattiva e competitiva l’industria dell’Unione europea. Include una proposta di modifica delle norme in materia di aiuti di stato, che attualmente limitano la capacità dei paesi membri di sovvenzionare le imprese, con l’obiettivo di evitare distorsioni nel mercato unico dell’Unione.
La legislazione attuale, sfavorevole a tali misure, è motivata dalla necessità di evitare l’inasprirsi della concorrenza tra gli stati membri, dal momento che non tutti sarebbero in grado di introdurre misure di sostegno di portata comparabile. La proposta franco-tedesca è condivisibile nel suo invocare un quadro normativo sugli aiuti di stato che consenta di sostenere e rendere possibili misure di adeguamento in settori strategici “mirati”, tra cui l’energia eolica, l’energia solare, le pompe di calore e l’idrogeno. In questo modo, gli stati membri dell’Ue sarebbero in grado di contrastare i sussidi statunitensi previsti nell’Ira statunitense con il proprio sostegno pubblico di pari importo.
La posizione della Commissione
La Commissione europea ha manifestato la propria disponibilità ad allentare le regole dell’Ue in materia di aiuti di stato per sostenere le industrie verdi. Infatti, affidandosi agli incentivi piuttosto che ai regolamenti, come negli Stati Uniti, le aziende europee potranno utilizzare la migliore tecnologia disponibile, invece di essere vincolate alle innovazioni odierne. “Dobbiamo adeguare le nostre regole per facilitare gli investimenti pubblici che alimentano la transizione”, ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un discorso, del 5 dicembre, in cui ha sottolineato le preoccupazioni degli europei sollevate dal pacchetto di sovvenzioni degli Stati Uniti. Tuttavia, altri commissari sono stati più cauti nell’allentare le restrizioni sui sussidi, perché non tutti gli stati membri si troverebbero nella stessa posizione per sostenere le proprie industrie.
Questo spiega perché il commissario per il mercato unico Thierry Breton abbia proposto l’istituzione di un nuovo fondo a livello europeo, finanziato da prestiti comuni; proposta subito fortemente osteggiata dal governo tedesco, che sottolinea come molti fondi del programma di prestiti congiunti dell’Ue “Next Generation EU” siano ancora inutilizzati, tanto che potrebbero essere riutilizzati a questo scopo.
Altri membri di alto livello della Commissione hanno sottolineato che le sole sovvenzioni non risolveranno i problemi delle industrie europee. “Non si può costruire la competitività sui sussidi”, ha ammonito la vicepresidente Margrethe Vestager. “Solo un mercato unico continuo, forte e ben funzionante può garantire una crescita sostenibile e a lungo termine”, ha scritto in un post pubblicato il 15 dicembre sul sito web della Commissione.
Cambiare i criteri di assegnazione dei sussidi
A dire il vero, nel loro documento congiunto, i ministri francese e tedesco si sono concentrati non solo sulla creazione di maggiori sussidi, ma anche sulle modalità di assegnazione. Finora molti programmi di sovvenzione, come le gare per le energie rinnovabili e gli appalti pubblici, sono stati assegnati alle offerte con il prezzo più basso, premiando un solo tipo di efficienza, quella di costo. Potrebbero invece prendere in considerazione anche “criteri qualitativi”, come gli standard di sostenibilità o la riduzione dell’impatto ambientale. Le attuali norme sugli aiuti di stato consentono a questi criteri non legati al prezzo di pesare fino al 30 per cento nella decisione di assegnazione dei finanziamenti per le tecnologie verdi.
Alcuni stati membri hanno già utilizzato criteri qualitativi di questo tipo. La Francia, ad esempio, sta assegnando le sovvenzioni per un parco eolico offshore in Normandia principalmente in base al prezzo (75 per cento del punteggio complessivo), ma tiene conto anche dell’impatto ambientale (15 per cento) e dello sviluppo economico locale (10 per cento), secondo l’associazione imprenditoriale WindEurope.
La Germania, invece, considera come criterio le emissioni di carbonio nel trasporto di prodotti sovvenzionati, come turbine eoliche e pannelli solari, secondo quanto dichiarato da Robert Habeck a una conferenza industriale il 29 novembre. Ciò andrebbe implicitamente a vantaggio dei produttori europei, i cui prodotti, per loro natura, percorrono distanze più brevi per essere utilizzati in Europa.
L’armonizzazione di tali criteri in tutta Europa potrebbe essere un compito della nuova piattaforma “Clean Tech Europe”, istituita dalla Commissione europea e lodata dai ministri tedesco e francese come “un passo importante per riunire tutti gli attori”. Secondo la proposta franco-tedesca, la creazione della piattaforma “dovrebbe essere seguita rapidamente da una politica concreta”.
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