Nel 2001, nell’arco della rassegna culturale e filosofica che con successo organizza annualmente la biblioteca comunale di Misano Adriatico, ci fu una conferenza, presso l’aula magna dell’Istituto San Pellegrino, nella quale si tributava un omaggio al grande cantautore genovese Fabrizio De Andrè, da poco scomparso, e della quale i relatori erano Michele Serra, Dori Ghezzi e Fernanda Pivano.
In una sala stracolma, tra i tentativi di evidenziare le caratteristiche musicali e vocali di De Andrè ed estrapolare un esegesi del pensiero emergente dalla sua opera, formulati da Serra, e da alcuni spettatori incontinenti nel voler esprimere la propria opinione; tra la riservatezza e le poche parole pronunciate, ma piene di amore verso il marito e soprattutto l’uomo, di una visibilmente commossa Dori Ghezzi. Non si può dimenticare l’entusiasmo con il quale Pivano esprimeva la propria ammirazione per il soggetto e l’energia con la quale difendeva le sue tesi nel corso del dibattito finale, sintomi di una sobria vivacità intellettuale.
Da quell’incontro, inoltre, affiorò un aneddoto indimeticabile. Durante la discussione la Pivano, nel tentativo di rispondere alla domanda di uno spettatore, cercava in modo ostinato di farsi venire in mente un verso del brano La collina di De Andrè, e chiedeva soccorso ai suoi vicini e alla platea. Ora, il caso volle dallo scriba quel passo e così venne recitato a voce alta (quale gioia!); la Pivano si rivolse con gli occhi pieni di gioia, ringraziò e fece un fragoroso applauso seguito da quello della sala intera. Beh! A parte l’imbarazzo di chi scrive, per quell’attimo si capì di aver potuto riconoscere in lei una persona vera che, nonostante l’importanza della sua storia, la magnificenza delle sue frequentazioni, senza alcuna spocchia volle ringraziare uno sconosciuto che per una piccola frazione di tempo le tese la mano. Bella serata. Grazie biblioteca. Che la terra le sia lieve.
Giorgio Fabbri