– L’ultimo libro dello storico cattolichino Alessandro Roveri si intitola “L’ebreo Fred Wander, straniero in patria” (Franco Angeli, 110 pagine, euro 16). Wander (Vienna 1917 – Vienna 2006) è stato uno tra i massimi scrittori austriaci del secolo scorso. Il suo capolavoro, “Il settimo pozzo” (Einaudi) risale al 1971. Considerato un classico, “restituisce una voce e un volto unici ai suoi compagni di prigionia – in prevalenza ebrei provenienti da ogni parte d’Europa – con i loro momenti di grandezza ma anche con le loro meschinerie”.
La sua esistenza è stata contrassegnata e segnata dall’appartenenza alla religione ebraica. Fritz Rosenblatt (questo il suo nome e cognome fino al ’50), nel ’39 riesce a fuggire dall’Austria annessa da Hitler alla Germania. La sua salvezza è la Francia, ma caduta nel ’41 nelle mani della dittatura tedesca viene catturato e rinchiuso nel campo di concentramento di Auschwitz.
Riesce a salvarsi dallo sterminio e a fare ritorno a Vienna. “Sospinto dall’amore per Maxie, una comunista austriaca, Wander (dal tedesco, Viandante) finì per accettare un lavoro nella Germania dell’Est, il cui regime finì per disgustarlo”. Nell’83, dopo la morte dell’amata Maxie, fa ritorno a Vienna. Che gli riserva i massimi onori. Muore a 89 anni nel 2006; riposa nel piccolo cimitero del paesino tedesco di Kleinmachnow, accanto alla sua Maxie.
Professore di Storia moderna e contemporanea all’Università di Ferrara dal ’73 al ’95, Roveri è un bellissimo cattolichino. Tra le sue opere: “Camillo Benso di Cavour” (Nuova Italia), “Le cause del fascismo” (il Mulino), “Mussolini” (Mondadori).