Reddito di cittadinanza: a Rimini 693 nuclei familiari, 100 lo perderanno dall’1 settembre.
Parte ufficialmente da domani, 1° settembre, la nuova organizzative, disposta dal Governo, circa il Reddito di Cittadinanza per quella categoria di soggetti cosiddetta ‘occupabile’, compresa nella fascia dai 30 ai 59 anni. Secondo una prima analisi condotta dagli uffici di Palazzo Garampi, nel territorio comunale, il taglio interesserebbe un bacino di un circa 100 famiglie, le quali da domani non potranno più accedere al ‘vecchio’ sussidio. Tra questi, chi ha un Isee non superiore a 6 mila euro, potrà fare richiesta al Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), un assegno alternativo previsto dall’Esecutivo ridotto a 350 euro mensili per un massimo di 12 mensilità ed emesso solo a condizione che i beneficiari partecipino a misure di ‘attivazione lavorativa’.
Su un totale di 693 nuclei familiari percettori del Reddito di Cittadinanza, da settembre ne rimarranno circa 590, in quanto rientranti ancora nei requisiti per la ricezione, trattandosi di famiglie con minori, disabili o over 60. Il RDC, per queste categorie, rimarrà in vigore fino al 1° gennaio del prossimo anno, per poi ‘scomparire dalla scena’ definitivamente, lasciando il testimone all’Assegno di Inclusione.
“Penso che concettualmente sia giusto spinger sull’acceleratore delle politiche attive anziché su quelle assistenziali, le quali devono concentrarsi per lo più sulle categorie più fragili, che non sono nelle condizioni di poter lavorare e che vivono in stati di particolare vulnerabilità – è il commento dell’Assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini, Kristian Gianfreda -. Tuttavia, un conto è il piano ideale, un conto quello reale: la situazione economica che stiamo attraversando risente di una congiuntura complessa, su cui pesa un’inflazione acuta e, in parallelo, una mancata disponibilità di posto di lavoro, con un turn over delle assunzioni non così agile. Premesso ciò, è importante che la piattaforma digitale Sisl messa in campo dal Governo al fine di incrociare domanda e offerta di lavoro (così da offrire una sponda alle famiglie che non riceveranno più il Reddito) funzioni a pieno regime e non sia, nella sostanza, uno ‘specchietto per le allodole’. Le dichiarazioni di intenti devono essere suffragate da una messa in pratica reale dei servizi. Il rischio sennò è quello di lasciare sole tante famiglie, facendole cadere nel limbo della povertà e lasciando disarmati gli enti locali.”.