Marzio Pecci abbandona la Lega.
Era stato candidato a sindaco di Rimini per il centro-destra nel 2016.
Una figlia, professione avvocato, cultura socialista, Marzio Pecci è naturalmente elegante. Gli piacciono le cose belle: dalla cucina, all’eleganza nel vestire, alle buone letture. Un amico lo chiama il principe consorte ed il dandy. Quando è in abiti da lavoro calza sempre le Oxford. Ma non disdegna neppure il casual o la classica osteria (sa anche cucinare). Insomma, è uno che sa vivere. Riccionese, famiglia di albergatori, nasce socialista, poi un passaggio in Forza Italia prima dell’approdo alla Lega.
Scrive: “a mia storia politica con la Lega finisce ufficialmente oggi con le dimissioni comunicate poco fa al Segretario Regionale Jacopo Morrone.
Avevo accettato, nel 2016, la proposta di rappresentare la Lega nel Consiglio Comunale di Rimini con l’ambizione di svolgere un’azione politica concreta per il bene della città e con la prospettiva di costruire un partito locale fortemente rappresentativo.
Al termine della consiliatura la mia attività e quella di gran parte del gruppo di simpatizzanti e militanti si è scontrata con i personalismi dei dirigenti, che hanno imposto soluzioni che si sono rivelate, al voto, errate e che hanno disgregato il gruppo di lavoro creato.
Oggi il partito a Rimini è solo una bandiera ammainata che ha perso l’agibilità politica anche se prova a reggersi su un capogruppo che gode di consenso personale al di fuori del mondo della Lega, ma alla quale rimane estraneo.
Ho atteso un po’ di tempo prima di lasciare perché confidavo in un mutamento di organizzazione, purtroppo ciò non è avvenuto e non è immaginabile che avverrà nel futuro prossimo.
I disastri compiuti dal gruppo dirigente sono numerosi ed hanno causato la fuga dei militanti della Valconca, della Valmarecchia, di Rimini, fino alla debacle di Riccione con disconoscimento delle azioni giudiziarie da parte dei partiti di coalizione del centrodestra.
Ai dirigenti del partito dico solo che nulla origina da ciò che non è ed i risultati fallimentari lo dimostrano.
Purtroppo i capricci del destino del partito sono franati davanti alle domande dei cittadini e del territorio ed hanno dimostrato che la sapienza politica non si inventa.
Lascio, dunque, con il rammarico di aver confidato in persone che si sono rivelate opache e distruttive, ma con la serenità di poter continuare a coltivare i valori di libertà e riformismo, che hanno sempre contraddistinto il mio impegno politico”.