– La città che supera i suoi limiti può farlo in modo ragionato, oppure affidandosi solo al mercato o peggio alla pura speculazione. Così il cemento che invade la campagna, senza tener conto del fabbisogno abitativo, commerciale e produttivo. Come un ubriaco marcio, rigetta a sua volta del cemento: centinaia di appartamenti sfitti, decine di negozi inutilizzati, capannoni vuoti e centri commerciali senza clienti. La città invade la campagna senza portare la vita. Nella provincia di Rimini il 31% dei terreni agricoli sono stati consumati dal cemento negli ultimi 28 anni.
Nella vallata del Conca, come altre aree sviluppate d’Italia, non ci sono più città ma aree urbanizzate, nei quali paesini, paesi e città storiche si sono dissolte. Nella Riviera Romagnola, da Milano Marittima a Gabicce Mare, questo fenomeno era accaduto già da anni. Il cemento ha consumato il territorio. Il verde agricolo ed i campi coltivati quasi sono scomparsi e le città si sono congiunte le una alle altre.
La mancanza degli alloggi a buon prezzo, da affittare ed acquistare li ha spinti dal mare verso l’entroterra. Nasce da questa forte domanda di abitazioni, l’urbanizzazione disordinata e il raddoppio della popolazione nel giro di pochi anni di Morciano di Romagna, San Clemente, Montefiore Conca e San Giovanni in Marignano che a sua volta, di fatto, si è congiunta a Cattolica, Misano Adriatico e la Riviera. Nella Valconca, viene a crearsi, un immenso quartiere dormitorio.
A questa realtà, non ha corrisposto un’integrazione istituzionale. Sono in vigore le competenze dei singoli Comuni, della Provincia e della Regione. L’Unione Valconca, rimane più una entità teorica che, di fatto, e la sua gestione ci poco partecipativa, poco democratica e poco trasparente. Non ha strategie larghe, né progetti alti di sviluppo economico e sociale. Inoltre, non è adeguatamente rappresentata nei consigli e nelle amministrazioni provinciali e regionali. Non riesce ad ottenere i fondi europei destinati all’entroterra, che arrivano annualmente in provincia di Rimini; quasi nella totalità vanno a finire nelle casse dei comuni rivieraschi, a finanziare i progetti faraonici dei vari Pala Congressi.
Consuma suolo e terreni agricoli, costruendo condomini e capannoni, impoverendo il territorio delle sue storiche potenzialità agricole e turistiche, senza creare vere occasioni di crescita.
La recente costruzione della nuova bretella a Morciano, il rientro di questo Comune nell’Unione Valconca ed infine il progetto dell’imminente costruzione del nuovo ponte sul fiume Conca nella piana di San Giovanni e San Clemente, ci sembrano tutti gli indizi – la crisi economica permettendo – di un colossale progetto di cementificazione delle aree circostanti. Gli esponenti del partito trasversale, quello del mattone, sono fortemente interessati e rappresentati nei consigli ed amministrazioni comunali.
Se riusciranno a portare a termine questo sciagurato progetto, i terreni agricoli di Morciano e della Valconca esauriranno presto. Il mercato immobiliare avrà un crollo delle quotazioni e sarà saturo. I cantieri edili si fermeranno. Migliaia di lavoratori resteranno senza lavoro, e saranno costretti a tornare a casa, emigrare di nuovo. Di conseguenza l’insicurezza aumenterà. La nostra vallata sarà un gran cimitero di case e negozi spesso disabitati ed invaso dall’inquinamento.
Oltre a tutto, non avremo neanche la possibilità di tornare alla natura e le nostre tipiche produzioni agricole – sementi pregiati di Pianventena, San Clemente e Coriano, ottimo olio d’oliva di Montefiore Conca, il rinomato grano duro da pasta di San Giovanni in Marignano ed il famoso vino rosso Sangiovese ed il bianco prodotto in tutta la vallata.
Di conseguenza, le nostre aziende agricole, agro alimentari e commerciali, saranno sempre di meno, e quei pochi che resteranno saranno costretti a produrre a prezzi irrisori per gli ipermercati.
Probabilmente, nella Vallata del Conca, siamo ancora in tempo a invertire questo destino. Occorre interessarsi di politica, attivarsi e partecipare alla vita dei comitati cittadini. Gli amministratori dovranno rispettare i diritti dei cittadini di poter proporre dei progetti e di decidere sulle scelte urbanistiche del proprio territorio. Dove, non siano solo gli speculatori ad avere i “diritti”.
Occorre che la cittadinanza faccia sentire la propria voce, attraverso le lettere e le petizioni, gli incontri, le conferenze e le assemblee sugli argomenti più rilevanti del Comune, cosi nessuno potrà dire nel futuro che i cittadini di fronte allo scempio del loro territorio sono stati silenziosi e consenzienti.
Morciano di Romagna, 23 giugno 2010, © Hossein Fayaz.