LO SPORT
di Lele Montanari
– Qualcuno dice che sono state uccise le emozioni di centinaia, forse migliaia di riccionesi, che hanno applaudito quelle maglie che finirono anche sulla schedina. Per me le emozioni vissute, basta conoscere l’arte della rievocazione, sono perenni, un po’ come l’anima.
La bandiera della Valleverde Riccione Calcio, presidente Paolo Croatti, è stata ammainata lo scorso giugno. Il titolo è stato portato a Rimini, oggi denominato Real Rimini, campionato Dilettanti. Riccione invece è risorto con la fusione del Morciano Calcio (a suo tempo il Morciano Calcio acquistò il titolo dall’Asar Riccione). La nuova società si chiama Riccione 1929, e veste gli storici colori biancoazzurri.
Tutti questi passaggi ci potevano anche stare, dopo tutto è finito anche l’impero romano. Quello che ha disturbato i riccionesi è stato il “trafugamento” dei trofei che ne raccontavano le gesta. Sotto lo stadio di Riccione, in una sala c’erano i trofei, le coppe, fotografie, targhe. Non è rimasta neppure una cornice. Si dice che tutto questo ben di dio sia finito nella repubblica di San Marino, in un magazzino.
Mi aspetto che la nuova squadra, la nuova società, nata con tanti sacrifici di pochi, faccia sì che avvicini al gioco del calcio più giovani possibile. Nella speranza che gli stessi giovani, nonostante le ultime disavventure, si attacchino alla gloriosa società che ha tanto dato alla città. Negli anni Settanta, voglio ricordare che fece un solo campionato in C1, dopo aver vinto uno spareggio col Bellaria. Nella squadra del mitico spareggio a Cesena c’erano: Marcello Menghini, Armando Patrignani, Gianfranco Bullini, Stefano Tosi. Nella sede, in giugno, è rimasto un passerotto morto e una “sporta” di matrici degli assegni staccati, qualche ricevuta bancaria.
Sotto la tribuna dello stadio (andrà intitolato a Silvio Capelli, per tutto “Tojo”, la persona che ha dedicato una vita intera al Riccione Calcio. Era la sua famiglia). Va ricordato che va ad affiancare la denominazione dell’intero centro sportivo, che ricorda la figura di Italo Nicoletti. Un bel binomio Nicoletti-Capelli. Il primo era un raffinato, elegante e molto attento agli altri.
In otttobre, deve decidere la commissione toponomastica. Dentro ci sono gli assessori Ilia Varo, Fabia Tordi, Omar Venerandi (per la maggioranza), Lele Montanari (per la minoranza). Il sindaco deve nominare un altro rappresentante della maggioranza al posto di Simone Gobbi (oggi assessore).
Mentre Capelli era buono come un pezzo di pane, però appariva burbero e ruspante. Tutti lo ricordano con affetto e stima, nonostante siano passati molti anni dalla sua scomparsa. Tutti i ragazzi passati alla sua corte, trattati come figli, Franco Nanni (giocatore del Verona), Vittorio Spimi (Cesena e Bari), Italo Castellani (Cesena e Pisa), Manlio Muccini (Spal, Bologna e Bari).