Ettore Baldetti, conferenza su “L’originaria Via Flaminia per Ancona e la ‘via Regalis’ dall’Urbinate a Rimini” il 16 febbraio, ore 21, alla Sala del Lavatoio a Morciano di Romagna.
Lo studio sulla primitiva Flaminia, recentemente pubblicato nella rivista “Atti e memorie” (n. 116) della stessa Deputazione, intende sostenere l’innovativa ipotesi che la parte finale della Via Flaminia, inaugurata dal console e censore Gaio Flaminio fra il 223 e il 220, non arrivava ad Ariminum (Rimini) passando per la valle del Metauro, ma ad Ancona e Sena (Senigallia), percorrendo la valle del Potenza e la litoranea.
La ricerca del tratto conclusivo originario di una arteria romana come la Flaminia – per quanto ancora possibile al netto degli adeguamenti alle trasformazioni del paesaggio – è di fondamentale importanza, non solo per gettare nuova luce sull’organizzazione socio-economica dell’area marchigiano-romagnola nel primo volgere della romanizzazione, ma anche per contribuire a ricostruire il teatro di un evento memorabile nella storia e nella pubblicistica romane quale la cosiddetta “Battaglia del Metauro” del 207 a. C. . Infatti il cruciale scontro della II Guerra Punica, in cui Roma sconfisse l’esercito cartaginese di Asdrubale impedendogli così di congiungersi minacciosamente con il fratello Annibale, non avrebbe potuto iniziare presso Sena (Senigallia), dove secondo le fonti romane i consoli attendevano il condottiero punico proveniente dalla Valle Padana, se poco più a nord fosse stato accessibile un canale viario verso Roma. Una più breve e accidentata percorrenza interna, non adatta tuttavia agli elefanti e ai carriaggi cartaginesi, doveva costituire in quel tempo il primo tratto di un tragitto dalla bassa Padania a Roma, attraverso la dorsale appenninica umbro-marchigiana e la valle Tiberina, cioè la medievale “Via Regalis”, da Rimini a Urbino – la preromana Urvinum Mataurense –, tramite le odierne località di San Lorenzo, Coriano, Croce, Montefiore Conca, Tavoleto e Schieti, proseguendo quindi per Pole di Acqualagna, sede dell’antica Pitinum Mergens, nella cui zona incontrava la valle del Burano, fiume proveniente da Cagli e Cantiano.
La Flaminia infatti, oltre a costituire una via del III sec. a.C. lunga circa 200 miglia, aveva anche l’iniziale obiettivo di fornire un diretto collegamento militare dell’Urbe con il fronte transappenninico gallico-padano, cioè con la costa adriatica, il rilevante porto di Ancona, il caposaldo celtico di Sena Gallica (Senigallia), fondazione primaria dei Galli Senoni da cui il nome, e Ariminum (Rimini), tramite la litoranea, senza superare particolari o frequenti dislivelli, tanto da essere più tardi preferita altresì per i viaggi verso la zona costiera transalpina occidentale e la penisola iberica, nonché da essere ristrutturata in età imperiale e soprattutto da Augusto, che probabilmente inaugurò o potenziò l’attuale percorso della Flaminia attraverso la valle Metaurense e Fano, poi perpetuatosi con la definizione di Flaminia.