Ma l’economia è dettata da altre regole, dal gioco della domanda e dell’offerta, dalla capacità di mietere profitti. Il triste meccanismo dovrebbe essere regolato dalle istituzioni, Stato, banche, umanità, ma ogni tanto le tre si addormentano, o fanno finta di dormire, per permettere alle volpi di scorrazzare.
E molto probabilmente nel 70 per cento, prima ancora che nella gestione, nelle acquisizioni (banca di San Marino e 27 filiali) ci sono molte della ragioni delle difficoltà economiche del colosso bancario provinciale, che più o meno vale un terzo sia della raccolta, sia del danaro prestato. La crisi Carim, fatta di sofferenze e incagli (cioè capitale e interessi non restituiti, o interrotti) galleggia sulla crisi della comunità della provincia di Rimini.
Una comunità intraprendente, capace e dinamica che ha scelto la strada più facile per il sostentamento: il mattone. Che come afferma una scuola di pensiero più che creare ricchezza ha la straordinaria capacità di bruciarla, quando eccede. Meglio, sul breve periodo sembra di essere nel paese del bengodi; sul medio e lungio lascia solo macerie. Perchè il risparmio dovrebbe essere incanalato per competere sui mercati mondiali e non sullo sterile saccheggio interno.
Deve passare la nottata, scrisse Edoardo De Filippo. Si spera che la Carim possa continuare ad essere della comunità riminese. Fosse venduta per far fronte alla falla della nave, parte del lavoro di questa comunità sarebbe trasferito altrove.
g. c.