di Francesco Toti
– Turismo: uno stallo positivo è la chiave di lettura degli indicatori degli arrivi (più 0,2 per cento) e delle presenze (meno 0,7 per cento) della provincia di Rimini. Nelle ristrettezze economiche e nelle difficoltà si smette di pensare che ce la si possa cavare da soli e si fa gruppo: non si sciupano le risorse in mille rivoli. In sciocchezze. Si progetta con attenzione e si spende ancor meglio.
Fabio Galli, assessore provinciale al Turismo: “Archiviamo una stagione non eclatante; di tenuta se confrontata con altre parti dell’Italia che hanno fatto peggio. Se gli indicatori degli arrivi e delle presenze ci mettono in linea con l’anno precedente, la diminuzione del fatturato, anche se non quantificabile, è profondo, data la crisi economica che perdura e che ha colpito le regioni storicamente nostri mercati: Lombardia, Veneto, Piemonte”.
E forse quel dato sulla capacità di spesa dell’ospite non può essere messo a fuoco alla lira, ma da Cattolica arriva un’indicazione che aiuta a riflettere. Il termometro può essere fornito dai prelievi bancomat: il numero delle operazioni sono in linea con l’anno precedente, ma i prelievi sono diminuiti del 15 per cento.
La crisi (parola greca che significa separazione, scelta, giudizio) dovrebbe aiutare a migliorare su ogni fronte. Dovrebbe aiutare a marciare compatti. Dovrebbe aiutare a non commettere più errori grossolani e di campanile. Nella provincia di Rimini forte di circa 300.000 abitanti si sono costruiti due centri congressi (a Rimini costato 117 milioni di euro e a Riccione costato 60 milioni), quando buon senso e logica indicavano una sola struttura. Con il danaro risparmiato si potevano realizzare altri progetti.
“Paradossalmente – continua nella sua riflessione l’assessore provinciale Galli – le minori risorse ci potrebbero aiutare. Dovrebbero aiutare i cosiddetti processi di aggregazione, sia le realtà pubbliche, sia quelle private. Pensare di essere competitivi singolarmente con nazioni-corazzate come Francia e Spagna significa perdere in partenza”.
I numeri
Da gennaio a settembre, il dato provvisorio (ci sono sempre gli albergatori ritardatari nel fornire i numeri) di arrivi e presenze della provincia di Rimini si attesta su un più 0,2 negli arrivi e un meno 0,7 nelle presenze. Emerge un buon mese di luglio (+ 1,7% presenze rispetto al 2009, contro il dato di Federalberghi che registra per luglio un – 3%); marzo ottimo (+ 10,5%) ed un aprile soddisfacente (+ 2,7%), con una sostanziale tenuta di agosto (-0,7%) e settembre (-0,0%).
Cresce il turismo dall’estero, con un +8,3% in termini di arrivi e un +4,8% nelle presenze (su Russia ed Est Europa, bene tra gli altri Austria, Paesi Scandinavi, Svizzera). Una rarità però i tedeschi rispetto ad un tempo.
In calo il turismo nazionale (-1,6% negli arrivi e – 2,2% nelle presenze). Va sottolineato come il rapporto turismo italiano/turismo estero passi dallo 80 a 20% del 2009 al 78 a 22% di quest’anno.
I dati del traffico aeroportuale del Fellini, confermano gli indicatori del mercato straniero: più 41,5% il traffico passeggeri nel periodo gennaio – settembre.
Qualificare l’offerta
Il tema cruciale della provincia di Rimini è qualificare l’offerta. Sul lungomare di Cattolica, vetrina della città, ci sono ancora i box di lamiera. Ci vorrebbe forse un’ordinanza di rimozione. Senza prodotto all’altezza andare sui mercati a fare promozione e commercializzazione significa lanciare un boomerang. Quasi, quasi vanno ringraziati i politici che lesinano danari per tentare nuovi mercati.
Immagine
Ma l’offerta provinciale sulla qualità non è poi così bassa; lo è la percezione, l’immagine esterna, stantiamente legata agli anni ’60 e ’70. A Rimini Centro e Riccione ci sono eccellenze in grado di competere. E l’immagine esterna, dice Gottifredi, è legata a Rimini. E’ lei la città più conosciuta all’estero, che traina poi le altre quattro. Durante la Borsa del turismo sociale tenutasi a Rimini lo scorso novembre, gli operatori giunti dall’estero hanno trovato una città migliore di quella percepita.
Dunque, è sulla comunicazione che bisogna spingere, ma per farlo ci vogliono le risorse, sia pubbliche, sia private. Durante un incontro sul turismo a Misano tra amministrazione e albergatori, una proprietaria si alza e chiede ai governanti della città come andare alle fiere (tradotto, vogliamo un sostegno economico). L’assessore al Turismo Claudio Baschetti, serafico, risponde: “Dobbiamo smetterla di prenderci in giro. Qui ognuno ha un ruolo”. Con la consapevole e matura divisione dei ruoli, bisogna ritornare a fare turismo.
Galli, assessore provinciale al Turismo: “La crisi e le minori risorse dovrebbero aiutare i processi di aggregazione sia dei privati, sia del pubblico”
ENIT (Ente nazionale per il turismo) – Ha un bilancio di 24 milioni di euro. Pagate stipendi e sedi, non ha un centesimo per la promozione.
SPAGNA e FRANCIA L’ente del turismo spagnolo ha risorse per 160 milioni di euro; 150 il corrispettivo francese.
EMILIA ROMAGNA – La Regione ha un bilancio di 13,7 miliardi di euro. Alla voce turismo vanno 35 milioni di euro.
PROVINCIA DI RIMINI – Dedica il 4 per cento delle proprie risorse al turismo: 4 milioni, a fronte di un bilancio di 100 milioni.
L’INTERVISTA
“Il modello è la Spagna”
– Poca supponenza e smetterla di pensare come fanno i politici che siamo il Paese più bello del mondo e che i turisti devono venire per forza da noi. Intanto, Pompei crolla, gli italiani non sanno che cos’è Saepinum (una città romana in Molise quasi intatta), con i riminesi che ignorano che dietro il mare c’è una delle città più belle d’Italia ed un entroterra di valore. Massimo Gottifredi, già assessore provinciale al Turismo, già presidente dell’Apt (Azienda promozione dell’Emilia Romagna), grande conoscitore di turismo, è sicuro: il modello è quello spagnolo. Racconta: “L’ente spagnolo per il turismo ha un bilancio di 160 milioni di euro e funge da coordinamento centrale per le regioni. Ad esempio, la Spagna è uscita con una campagna promozionale con lo slogan ‘Sorridi, sei in Spagna’. Se le regioni effettuano campagne proprie e utilizzano lo stesso format ma declinato a livello locale, ‘Sorridi, sei in Catalogna’; ricevi il 50 per cento delle risorse”.
“Altro esempio – continua Gottifredi -. Ho incontrato gli albergatori della Costa Brava che si lamentavano per la stagione difficile e anche per il miliardo di euro messo a bilancio dalla Spagna per la riqualificazione delle strutture alberghiere. Loro, gli spagnoli, hanno chiaro il fatto che il turismo è uno degli asset portanti della loro economia”.
CURIOSITA’
Provincia, nove fiere
– La Provincia di Rimini è presente a nove fiere.
– I viaggiatori Lugano (Svizzera) – ottobre 2010.
– Wtm Londra – novembre 2010.
– Vakantiebeurs Utrecht (Olanda) – 12/17 gennaio.
– Ferienmesse Vienna (Austria) – 13/16 gennaio.
– Salon des Vacances Anversa (Belgio) – 14/17 gennaio.
– Salon des Vacances Bruxelles (Belgio) – 3/7 febbraio.
– Ferienmesse San Gallo (Svizzera) – 11/13 febbraio.
– MITT Mosca (Russia) – 17/20 marzo.
– Ferienmesse Friburgo (Germania) – 18/20 marzo
Fiere rivolte ai mercati collegati con l’aeroporto di Rimini da vettori Low Cost.
Leardini, il coraggio di investire
E’ il titolare dell’hotel “Select” a Riccione.
I 10 anni lavori per 3 milioni di euro
L’INTERVISTA
– C’è da immaginarsi le preoccupazioni. In un settore come quello del turismo della Riviera, dove la stagionalità è per definizione variabile come il tempo atmosferico, anche in un periodo in cui l’economia fila, investire sembra un azzardo. Si fanno i conti con temperature e precipitazioni. Dove un’estate piovosa significa carestia, ci si immagina allora in un periodo come questo, di una crisi che non mostra i suoi confini, cosa significhi il coraggio e la voglia di rischiare del proprio.
Franco Leardini nel suo hotel ha investito, nell’arco di dieci anni, la bellezza di tre milioni di euro. Il battesimo dell’ultimo intervento risale a poche settimane fa: ha scavato nove metri sotto l’albergo per un elegante spa, un centro benessere. Proprio nel momento in cui uno delle strutture simbolo della Rimini Felliniana pensa a diventare stagionale, Franco, assieme ai figli Serena e Gabriele tengono aperte le porte del loro albergo anche dopo l’autunno: “Abbiamo sempre fatto una stagione molto lunga, da marzo fino a ottobre – racconta Franco – ora però abbiamo deciso di destagionalizzare in maniera definitiva”.
Franco, Gabriele, Serena e Michele, lo chef suo marito, sanno bene che la destagionalizzazione ha bisogno di un plus, un’offerta che attiri e soddisfi. Nonostante i due centri congressi e le comitive di turisti dall’Est, venute per fare acquisti nei nostri outlet, il progetto della famiglia Leardini mira a creare direttamente l’attrazione tra le proprie mura. Nasce così il centro benessere Le ninfe, una serie di ambienti per il relax e la cura del corpo, una grande vasca con idromassaggio e acqua salata, sauna e bagno turco, la grotta del sale per finire con i massaggi.
Degli oltre 1.000 alberghi della città di Rimini, una metà sono dati in affitto, spesso a gestori improvvisati che dopo poco tempo abbandonano l’impresa. È una tendenza degli ultimi anni che sta ammazzando l’ospitalità romagnola. Quando quasi l’intero margine di guadagno di un gestore si annulla per pagare i proprietari dei muri, le risorse per investire e curare la struttura si azzerano. L’ha spiegato qualche mese fa l’esperto di economia del turismo Mauro Santinato alla Piazza: “Impossibile trovare qualità in un sistema di alberghi in affitto”. Franco Leardini fa questo mestiere da 30 anni, un buon 80 per cento della sua clientela sono habitué. Gente che torna e con le quali spesso si instaura un rapporto duraturo. “L’ospite ha bisogno di sentire la cultura del territorio – spiega – vuole ascoltare storie”.
Franco e la sua famiglia hanno acquistato l’hotel Select nel 2001. Dopo la decima stagione e tre milioni di investimenti sorridono a sentir parlare di cambiali: “Quando abbiamo acquistato l’hotel – racconta ancora Franco – abbiamo lavorato la prima stagione così come l’abbiamo trovato. Dal primo ottobre sono partiti i martelli pneumatici. Abbiamo rifatto subito tutti gli impianti e le camere, in due anni. Poi negli ultimi tre il resto: ristorante, esterno e infine il centro benessere. Anche gli ultimi interventi sono stati realizzati senza un euro di contributo dalla legge 40. L’abbiamo richiesto, certo, ma i soldi erano pochi e noi non eravamo abbastanza avanti in graduatoria.”. Una stagione che dura un anno, investimenti fatti per garantire presenze anche d’inverno. “L’estate è andata nel complesso bene, ce lo aspettavamo visto tutti gli investimenti fatti. Giugno ha avuto una crescita, anche se più moderata rispetto agli anni scorsi. A luglio e agosto siamo stati sempre pieni. Per esempio ottobre ha avuto un incremento circa del 20% mentre per novembre non abbiamo riscontri perché gli anni scorsi eravamo chiusi, ma nei weekend siamo sempre pieni. Grazie all’offerta wellness”. È il segno che investire paga, basta avere le idee e la voglia di mettersi in gioco. Un concetto confermato ancora da Santinato: “La Riviera è nata con le cambiali, con i debiti. Oggi le aziende indebitate sono poche ma quelle che ci sono vanno bene perché hanno investito”. E come non vedere in questo senso l’impegno di Franco e di tutta la famiglia Leardini, con interventi straordinari e piani di ammortamento decennali?
Il target della clientela è quello medio-alto. Il Select ha tre stelle ma non sfigura di certo di fronte a strutture più blasonate. Sono da vedere in quest’ottica il ristorante in stile minimal con la proposta di cene bio e consulenza di un naturopata, la piscina dalle forme sinuose e i raffinati spazi di relax e la cura del corpo. Scorrendo il lungomare di Riccione, proprio qualche decina di metri prima, si notano altri hotel che seguono questo solco, come il Sarti e il Corallo. Mentre a Rimini il Blu Suite, l’hotel Duomo o il Regina Elena 57 sono ispirati alla stessa filosofia, quello di cercare un’offerta nuova e di alta qualità perché il mare non basta più, da parecchio. “Riccione a mio modo di vedere è meglio di Cattolica e di Rimini – argomenta Franco – ci sono molte attività dinamiche, anche più di noi. Il problema è che la realtà è molto diversificata e ci sono molti con cui è difficile collaborare, che tengono strutture fatiscenti”. Spesso dove c’è la voglia di investire e rischiare mancano però le risorse. Anche dagli enti locali e non solo per gli immobili: “Si può fare molto di più – conclude – anche in campo promozionale dove appare tutto frastagliato, senza un coordinamento unitario”.