– Nell’ipotesi, più che plausibile, che domenica 14 novembre molti lettori di questo mensile non abbiano acquistato il “Corriere della Sera”, ossia il più autorevole quotidiano italiano, ritengo doveroso segnalar loro l’editoriale da esso pubblicato quel giorno, a firma Ernesto Galli Della Loggia.
In passato mi è accaduto più volte di dissentire da Galli Della Loggia, come risulta dal mio carteggio con il compianto amico e maestro Alessandro Galante Garrone. Ma questa volta mi sono trovato a sottoscrivere l’editoriale del collega dalla prima all’ultima parola, tanto da indurmi a scrivergli per congratularmi con lui.
Qual è la sostanza dell’articolo di Galli Della Loggia, tanto perentorio da rappresentare una svolta storica del “Corriere”? Essa consiste, a mio modo di vedere, nel giudizio sulla corte dei miracoli di cui Berlusconi si è circondato per sua precisa scelta: «Una turba di mezze calzette, di villan rifatti, di incompetenti, di procacciatori: la solitudine sociale del berlusconismo si è andata sempre più incarnando in questa schiera compiacente e zelante, pronta ad ogni servilismo per il proprio personale interesse». Gli Ostellino e i Battista potranno anche farsi in quattro per addolcire la pillola, ora, ma resta il fatto che il direttore De Bortoli ha dato corso alla filippica di Galli Della Loggia, che segna una data storica.
Nei giorni successivi sono arrivate le motivazioni della condanna a 7 anni di reclusione per l’amico Dell’ Utri, definito «anello di congiunzione» tra Berlusconi e Cosa nostra, con relativa sistemazione a casa Berlusconi dell’«eroe» Mangano, un boss della mafia, quale finto stalliere e con le «ingenti somme di denaro» versate ogni anno in cambio della protezione. Senza che l’autorità giudiziaria ne venisse informata. Come esempio di condotta offerto da un futuro capo di governo, non c’è male.
Ma non basta. Il Cavaliere aveva annunciato che in dieci giorni Napoli sarebbe tornata una città «normale», e invece dopo un mese ci ritroviamo con 3 mila tonnellate di immondizia. E Saviano spiegava in tv perché da 16 anni i vari commissari dei governi Prodi e Berlusconi non siano riusciti a risolvere il problema della raccolta differenziata, ed illustrava gli immensi guadagni della camorra sull’invio in Campania dell’immondizia avvelenata delle regioni del Nord: «la Campania pattumiera del Nord». E la ministra Mara Carfagna ha rivelato la «guerra per bande» esistente in quella regione sulla «questione spazzatura» dentro il partito di Berlusconi: «mi viene impedita la possibilità di battermi per la legalità», ha detto, minacciando le dimissioni. Poi le ha ritirate, fidandosi delle promesse del Cavaliere. Ma vedremo come andrà a finire con i termovalorizzatori di cui vogliono occuparsi gli avversari della Carfagna, i presidenti delle Province di Napoli e Salerno, ma il fatto è che del coordinatore del Pdl in Campania, ossia dell’uomo potente che ha organizzato l’elezione dei parlamentari campani, Cosentino, che è l’avversario della Carfagna, la magistratura aveva chiesto (invano) alla Camera l’autorizzazione all’arresto per concorso esterno in organizzazione camorristica.
Era sottosegretario, Cosentino, e Berlusconi si era rassegnato a togliergli la poltrona nel governo, ma l’uomo, lasciato a dirigere il Pdl in Campania, è inoltre sotto inchiesta anche per avere con la P3 ideato un dossier di calunnie contro la candidatura a governatore di Caldoro, che è l’uomo su cui punta la Carfagna per risolvere la questione morale insorta a Napoli. O io o Cosentino, ha detto la Carfagna al Cavaliere. Staremo a vedere come finirà, ma il marciume che finora è emerso è tanto.
Dovrebbe consolarci, secondo il Cavaliere, il ruolo svolto da lui in politica estera, ossia l’ultima barzelletta, secondo la quale sarebbe stato lui a mediare per le nuove intese tra Usa e Russia. Il che sottintende che Francia, Germania e Inghilterra non contano niente! La verità è che in politica estera l’Italia berlusconiana ha esposto il nostro paese e tutta una serie di goffe figuracce. A cominciare dall’insulto del 2 luglio 2003, a Strasburgo nel Parlamento europeo, quando Fini accompagnò con una smorfia l’infelice battuta di Berlusconi sul ruolo di kapò attribuito al rappresentante della socialdemocrazia tedesca Martin Schulz. Ma forse siamo alla fine, speriamo per il bene dell’Italia.
*Libero docente dell’Università di Roma