CULTURA
di Paola Piazza
– In Europa esistono pochissimi musei dedicati all’arte ed alle civiltà primitive. Uno di questi si trova a Rimini: è il Museo degli Sguardi. Inaugurato nel 1972 nel Palazzo dell’Arengo e del Podestà in Piazza Cavour, inizialmente si chiamava “Museo delle Arti Primitive – Raccolta Dinz Rialto” (dal nome del noto viaggiatore e suo fondatore). Dopo vari spostamenti, dal 2005 è ospitato presso la settecentesca Villa Alvarado a Covignano.
Le oltre settemila opere raccolte, provenienti dall’Oceania, dall’Africa, dall’America precolombiana e in numero minore anche dall’Asia, sono state organizzate dall’illustre antropologo Marc Augé. Egli inoltre ha realizzato il progetto espositivo del Museo con un Comitato di esperti, ed ha avuto la direzione scientifica.
Le opere sono frutto di acquisizioni in denaro del grande viaggiatore e collezionista di arte tribale Dinz Rialto (1920-1979), di un deposito dei Frati Francescani del Santuario di Santa Maria delle Grazie, e di donazioni di Ugo Canepa (Biella) e Bruno Fusconi (Cesena). Molto materiale proviene anche da scavi archeologici.
Per ragioni di spazio non tutto è esposto; comunque, la scelta dei vari pezzi e l’allestimento particolarmente curato, offrono al visitatore una chiara idea di ciò che sono state e che rappresentano ancora oggi le grandi civiltà antiche di continenti così distanti dall’Europa, allargando l’orizzonte culturale ancora molto legato alla nostra tradizione classica.
Si tratta di un Museo che si contraddistingue per l’originalità e per il valore dei manufatti. Va sottolineato che tutti gli oggetti sono arte e non semplici oggetti. Infatti, lo scopo iniziale di Dinz Rialto era di rivalutare queste opere che, da un punto di vista artistico, sono state alla base del Primitivismo Modernista.
Qui si ha l’occasione di compiere un affascinante viaggio nel tempo e nello spazio, in terre lontane alla scoperta di culture “altre”, così ancora sconosciute alla gente.
La missione, la novità del Museo degli Sguardi è far vedere come gli Occidentali hanno guardato, nel tempo, gli altri popoli così diversi.
E’ un’occasione per conoscere, apprezzare e rispettare gli usi ed i costumi di Paesi extraeuropei, perché– conoscendo il passato, possiamo capire appieno l’evolversi del nostro presente ed intravvedere il nostro futuro – come spiega il direttore dei Musei Comunali di Rimini, Biordi.
Dunque il percorso si snoda in nuclei tematici attraverso varie sale che sondano il tipo di sguardo col quale le opere delle antiche civiltà africane ed asiatiche sono state guardate: lo sguardo scandalizzato dei primi cristiani, lo sguardo curioso dei primi viaggiatori e degli scienziati, lo sguardo istruttivo degli archeologi e degli etnografi, lo sguardo ammirato dei pittori di fine ‘800 e primi del ‘900, veri rappresentanti dell’arte moderna, primo fra tutti Gauguin, con il suo Primitivismo Modernista, ispirato alle ceramiche precolombiane.
Ed è proprio con il consolidamento del Primitivismo Modernista, che le opere delle culture extraeuropee diventano fonte d’ispirazione delle avanguardie artistiche, in quanto sono “arte pura”, non necessariamente mediata dall’intelletto o dall’accademismo.
I Maestri dell’arte contemporanea – Picasso (nel 1907 dipinge Les Demoiselles d’Avignon, ispirandosi a maschere tribali africane), Matisse, i Fauves, Modigliani, i Surrealisti, Braque e gli Espressionisti – hanno saputo scorgere, nelle maschere tribali africane – per esempio – come in altri oggetti d’arte primitiva, una rappresentazione diversa della realtà, più legata ad un immaginario, alla realtà profonda e misteriosa dell’essenza umana. Dunque l’arte “indigena” come fonte d’ispirazione e di notevole originalità.
Il primo impatto, entrando nel Museo, è davvero inedito: “Guardare oltre le ombre” è il nome dell’installazione così composta: dietro ad alte lastre di vetro smerigliato sono esposti i primi oggetti d’arte primitiva…non si possono vedere nitidamente a causa del vetro volutamente non trasparente; questo a rappresentare il tipo di sguardo che per secoli gli Occidentali (i colonialisti) hanno avuto verso le altre popolazioni della Terra: un non-sguardo, come se quelle realtà lontane non potessero suscitare interesse.
Proseguendo la visita, si accede alla prima sala dal nome curioso: Repulsione e Fascino (lo Sguardo Meravigliato – la camera delle meraviglie). Cosa significa? Gli Europei, come si sa, in passato hanno colonizzato varie terre, scoprendo nel contempo mondi sconosciuti: le sensazioni provate sono state sia di stupore e meraviglia (gli esploratori), sia di repulsione soprattutto per la pratica dei riti sacrificali. Sono qui esposte opere provenienti dall’Africa, Oceania e Perù. Ci sono poi le sale (lo Sguardo Scientifico) con la produzione artistica dell’Oceania e di Taiwan, di carattere prevalentemente magico-religioso, in legno anche dipinto e con conchiglie.
Inizia il percorso etnografico. Le opere sono presentate in ordine geografico e per tematismi.
Grande spazio è dato qui all’Africa nera: oggetti di culto, maschere (solitamente in legno) che rappresentavano il rapporto tra l’uomo ed il soprannaturale e che accompagnavano ogni tappa della vita; ci son poi le armi bianche, scudi, pipe, borsette fatte con perline, figure e statuine, strumenti musicali come il tamburo (fondamentale nella cultura africana) ed altri strumenti a percussione. Tanti oggetti tutti interessantissimi.
Il visitatore giunge quindi al percorso archeologico con la sezione dedicata all’America precolombiana. I primi grandi esploratori scoprirono tre civiltà: Azteca (Messico), Inca (Perù) e Maya. Numerosi i manufatti, esposti in ordine cronologico, lavorati in pietra dura, terracotta, oro, argento, legno.
Molto belli gli ornamenti in piume colorate dell’Amazzonia, gli abiti ed i tessuti dell’America Precolombiana (per es. peruviani).
Questo “viaggio nel tempo” si chiude con le sale dedicate allo Sguardo del Collezionista e dell’Esteta.
Nel percorso sono state inserite cinque postazioni multimediali, consultabili dai visitatori che volessero approfondire degli argomenti; la navigazione multimediale è immediata e di facile accesso per chiunque.
Ci sono anche delle salette per la didattica e laboratori per i bambini. Numerose le iniziative per bambini e per ragazzi.
Nel complesso, l’allestimento è essenziale, innovativo, dinamico, volto a concentrare l’attenzione del visitatore sugli oggetti e non sulle didascalie.
Il Museo degli Sguardi fa nascere la voglia di conoscere qualcosa di nuovo e di rimanere stupiti.
– Il dialogo interculturale è un processo che comprende lo scambio aperto e rispettoso tra individui con differenti formazioni culturali e visioni del mondo. L’obiettivo è la profonda comprensione delle altre culture, l’approccio a ciò che è molto diverso e distante da noi, al fine di poter interagire pacificamente in una società ormai sempre più multiculturale e multietnica. Spiega il direttore Biordi: “In Europa, l’unico Museo a chiamarsi così (Museo degli Sguardi) si trova proprio qui da noi, a Rimini”.
“L’originalità di questa tipologia museale è valsa il premio ‘Museo Europeo dell’Anno’ nel 2008, prestigioso riconoscimento a livello europeo ed anche internazionale – prosegue Biordi –. E’ un Museo che sta creando la sua utenza, sebbene lentamente. Quando non era ancora ubicato a Covignano, il Museo ebbe un notevole successo, ma di nicchia”.
“Poi il flusso di visitatori diminuì sensibilmente – continua Biordi –. All’inizio era privato, poi tutto il materiale museale fu acquistato dal Comune di Rimini (1975) e diventò pubblico. Nel 1988, a seguito dei restauri al Palazzo dell’Arengo, il Museo fu trasferito a Castel Sismondo (fino al 2000) e prese il nome di ‘Museo delle Culture Extraeuropee’: fu un successo rinnovato, soprattutto per merito delle scolaresche, interessate alle culture dei popoli. In questo modo il Museo ha potuto recuperare un’utenza più vasta e non solo di nicchia.
Un gran numero di scolaresche continua a visitarlo ogni anno, dimostrando un interesse crescente. Quando fu necessario restaurare anche Castel Sismondo, il Museo cambiò nuovamente residenza ed approdò dove si trova attualmente”.
“I visitatori provengono prevalentemente da altre città e non da Rimini – chiude il direttore dei musei comunali Biordi –. Evidentemente perché Covignano è un po’ decentrata rispetto alla città. Un altro motivo può essere dato dal persistente forte attaccamento alla nostra tradizione classica, graco-latina, ed alla poca informazione sugli altri tipi di culture, civiltà e tradizioni.
Indubbiamente non è un approccio facile, tuttavia stiamo svolgendo un intenso lavoro di divulgazione, soprattutto con le scuole, e sicuramente raccoglieremo presto i risultati”.
La Riflessione
Per venire incontro alle esigenze dei futuri visitatori, il Museo degli Sguardi sarà trasferito a breve in centro a Rimini, nei pressi del Museo della Città. Domanda: basterà quest’operazione a “risvegliare” e ad incuriosire la gente?
IL PUNTO
Informazioni utili
MUSEO DELLA CITTA’ – Via L. Tonini, 1 – Rimini
MUSEO DEGLI SGUARDI
Via delle Grazie, 12 – Covignano (Rn)
Tel. 0541-751224
Orari di apertura: sabato, domenica e festivi: 10.00-13.00/ 16.00-19.00. Giorni feriali aperto su richiesta (tel. 0541-704421-26, ore ufficio dal lunedì al venerdì).
Accesso facilitato per portatori di handicap. Visite guidate su prenotazione. Prenotazioni per scolaresche.