L’INCHIESTA
di Francesco Toti
– Mentre il Pdl crolla in tutt’Italia dopo anni di parole lontane dai fatti, dai bisogni delle famiglie e delle imprese, a Rimini e in provincia il Pd, alleato con la sinistra e il centro (con qualche puntata anche nel fertile campo del centrodestra, si veda Cl, Comunione e liberazione) conquista i comuni con uno scarto risicato. Una vittoria che deve far riflettere; anche se sempre vittoria è. Si va a gestire una città che è la prima azienda economica della provincia di Rimini e lo snodo di interessi forti e migliaia di posti di lavoro.
La prima chiave di lettura è di Lino Gobbi, il segretario del Pd, che come Cincinnato dopo la vittoria si dimette da segretario provinciale (lo scorso 6 giugno) e lascia campo ai giovani. Riflette: “Sono troppo vecchio con le nuove tecnologie; ed è giusto aiutare a far crescere una classe dirigente che ha la prima scadenza elettorale soltanto tra tre anni, senza l’emergenza del voto. Si consegna loro un partito serio e forte. Inoltre, il partito ha bisogno di gente che sia presente tutti i giorni. Non vado via, ma sarò sempre qui. Invece, di essere rottamato mi metto al servizio”.
A chi gli chiede le ragioni della vittoria, risponde Gobbi: “Tra le tante, le principali sono tre. Una, c’è stato un vento nazionale che è inutile negare. La seconda, è che il Pd ha saputo interpretare i bisogni dei cittadini non nell’espansione, ma nella riqualificazione della comunità. La terza, è che il Pdl non ha saputo coinvolgere la città né nei programmi, né nelle persone. Ha presentato un candidato di 65 anni. Insomma, non hanno rinnovato come abbiamo avuto la forza di fare noi. Ha giocato a nostro favore anche le loro divisioni politiche interne”.
Gioenzo Renzi
Ma come ha vissuto il sapore della sconfitta il centrodestra? Gioenzo Renzi, già An, è riuscito a farsi candidare nonostante la robustezza dell’asse Marco Lombardi-Sergio Pizzolante-Gianni Piacenti all’interno del Pdl. Renzi: “Il nostro è stato un grande risultato, tenuto conto delle tendenze di carattere nazionale. Oltre 31.000 elettori ci hanno portato vicino al risultato; numeri migliori di quelli delle ultime regionali e nazionali. Siamo il primo partito nel centro storico, a Marina. Dobbiamo recuperare le periferie e l’esercito degli astenuti. Avessimo avuto più tempo per la campagna elettorale forse ce l’avremmo anche fatta”.
“Ci è mancata una lista civica – continua la sua riflessione Renzi – capace di andare ad intercettare i delusi della sinistra come i grillini, e coloro i quali hanno disertato le urne”.
E le divisione interne al Pdl? Renzi: “Dopo le fibrillazioni sulla mia candidatura, poi c’è stato il gioco di squadra, fatto con impegno e sinergie. Anche i ciellini si sono impegnati, facendo eleggere in consiglio comunale tre loro candidati su un totale dei nostri otto. Il Pdl ha dimostrato di essere credibile, che ha la cultura di governo ed è pronto per l’alternanza”.
Marco Lombardi
Marco Lombardi, consigliere regionale, ai nastri di partenza era il candidato a sindaco per il Pdl, ma poi non ce l’ha fatta. Il suo punto di vista: “La nostra analisi pacata, a bocce ferme, indica che Rimini è una città culturalmente di sinistra. L’idea che voglia cambiare non è confortata dai numeri. In nessuna tornata elettorale il Pdl ha mai avuto la maggioranza. Il cambiamento è da conquistare; questo è il dato”.
“Rimini – riflette Lombardi – è una città governata da 60 anni dalla sinistra e questo significa una serie legittima di interessi trasversali, una serie di relazioni personali che vanno oltre l’appartenenza partitica. Non è un caso che anche una candidata della Destra di Dau al ballottaggio ha dichiarato che ha votato Gnassi”.
A chi gli chiede se la sua candidatura potesse ribaltare il verdetto delle urne, risponde Lombardi: “Non lo so. I sondaggi pre-elettorali ci davano indietro; probabilmente non avrei vinto neppure io. Anche se tutte le campagne elettorali sono piene di incognite”.
Lino Gobbi
Ma come andare a rafforzare questa vittoria del centrosinistra non proprio da carica da bersagliere? Gobbi: “Ci siamo giocata l’ultima chance con il nostro elettorato, con la città. D’ora in avanti non potremo accampare altri alibi. O andiamo a realizzare quello che abbiamo detto nella campagna elettorale, o non avremo più futuro. Se non ci sono le risorse per fare, non dobbiamo avere la paura di dirlo alla comunità. Un po’ come quando i genitori non si possono permettere delle spese per i figli. Se non ci sono le risorse, non si affrontano. Punto. Le persone si possono coinvolgere in modo diverso”.
Rimini azienda
La politica come potere dei poteri, il Comune di Rimini è lo snodo di vasti interessi economici. Di fatto è la prima azienda economica del territorio. E’ lo snodo di migliaia di posti di lavoro diretti. Ai quali vanno aggiunte tutti gli enti secondari (ogggi spa), Fiera di Rimini, Aeradria, Hera, Tram… Il Comune di Rimini ne è il socio di maggioranza e attraverso la nomina del consiglio di amministrazione ne coordina e guida lo sviluppo.
RIMINI – BALLOTTAGGIO 29 MAGGIO
Andrea Gnassi 53,5% (centrosinistra)
Gioenzo Renzi 46,5% (centrodestra)
RIMINI
Al voto solo il 60,01% per cento
– Un esercito gli astenuti del voto dello scorso maggio a Rimini. Oltre 45.000 aventi diritto pari al 40%. Tutti i politici si sono detti preoccupati e puntano ad andare a coinvolgere i cittadini che rinunciano ad un diritto fondamentale, delusi dal tran tran della politica.
I 32 consiglieri comunali
– Ecco gli uomini del consiglio comunale usciti dalle urne di maggio.
Partito Democratico: Emma Petitti, Carlo Mazzocchi, Donatella Turci, Marco Agosta, Samuele Zerbini, Vincenzo Gallo, Abramo Fraternali, Alessandro Giorgetti, Mario Mattia Morolli, Francesco Angelini, Enrico Piccari, Giovanni Pironi, Simone Bertozzi, Giovanna Zoffoli, Massimo Allegrini, Sara Donati.
Rimini per Rimini: Alberto Astolfi.
Italia dei Valori: Marco Montanari.
Federazione della Sinistra: Savio Galvani.
Partito della Libertà: Nicola Marcello, Valeria Piccari, Eraldo Giudici, Oronzo Zilli, Giuliana Moretti, Gennaro Mauro, Alessandro Ravaglioli.
Lega Nord: Marco Casadei.
Movimento 5 Stelle: Luigi Camporesi, Carla Franchini Carla, Daniele Arduini.
Sel: Fabio Pazzaglia.
Gnassi, il Forrest Gump in salsa riminese
Prende i voti da quando aveva 20 anni. La classe dirigente del suo partito non lo ama
IL PERSONAGGIO
Figlio della compianta Fiorella Casadei, una delle dirigenti del Pci, ora potrebbe “perdere” l’atteggiamento da principino capriccioso e iniziare a fare. A lui si deve l’invenzione della Notte rosa
– Suscita più invidia che ammirazione tra i suoi compagni di partito che lo conoscono. Andrea Gnassi è nato con la camicia. A guardare da fuori, la fortuna gli è stata sempre accanto. E’ belloccio ed atletico. E’ figlio di “principe”. La madre Fiorella Casadei, scomparsa prima del tempo, è stata una stimata dirigente del Pci. Cosa che gli ha permesso una rapida carriera. I critici affermano che è intelligente, ma il talento non lo coltiva. Pensa che si possa giocare bene senza allenamento. E’ una specie di Forrest Gump in salsa riminese. Come assessore provinciale al Turismo, ebbe l’idea della Notte rosa, un miscuglio di semplicità e ciclopici investimenti pubblici, che è riuscita a coinvolgere anche gli stanchi imprenditori provinciali.
Un affezionato del Pd riminese disse: “Se presentano Gnassi come candidato a sindaco, scendo in campo anch’io”. A chi glielo ricordava, risponde: “Non vado a votarlo”.
Gli aneddoti sui suoi comportamenti si sprecano. E tutti sono legati alla svogliatezza. Una sera si è alla Festa dell’Unità di Rimini per il classico pubblico dibattito. Circa 150 simpatizzanti, arrabbiati con la politica, da una parte (molti stavano leggendo “La casta” di Gian Antonio Stella); dall’altra carichi di domande sui problemi familiari, economici, universali, hanno davanti la crème della politica riminese, il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, il vice-sindaco di Rimini Maurizio Melucci… Andrea Gnassi.
In quella calda serata di mezz’estate, il dibattito inizia attorno alle 9 e mezza. Attorno alle undici meno un quarto, Gnassi, allora segretario provinciale del Pd, chiede al moderatore di far calare il sipario. Si va avanti per un’altra oretta. La sera dopo sulla stessa sedia c’è Roberto Zaccaria, parlamentare Pd, già direttore generale della Rai, tira avanti ben oltre le 24.
Gnassi spesso arriva in ritardo (vezzose abitudini riminesi), o non arriva affatto. Gli è capitato di promettere di esserci agli incotri pubblici, ma poi, per ragioni personali, non si è presentato. “Non ha neppure telefonato”, il commento.
I suoi ammiratori invece affermano che è sempre disponibile e pronto alla soluzione dei problemi dei cittadini. L’apertura della sua piadineria nel Borgo San Giuliano gli ha attirato molti consensi. Lo hanno visto sgobbare ed essere disponibile in modo naturale.
Quando il presidente della Regione Vasco Errani è sceso a Rimini per la cena di finanziamento pro-Gnassi, nel suo discorso ha sottolineato nel discorso generale: “Ci vuole umiltà, ci vuole umiltà”.
Ora da capo supremo di una città complessa, Gnassi è chiamato a gestire la cosa pubblica con la stessa passione con cui lavorava nella piadineria.
ALLEGRO MA NON TROPPO
Gnassi in Regione, ‘sempre’ al telefonino
– Andrea Gnassi è stato consigliere regionale. Un ruolo ricoperto dicono coloro i quali lo hanno visto in azione un po’ così. Un dipendente della Regione, ne fece un ritratto in rima baciata. Eccolo.
Che disastro quello Gnassi
Non si accorge che sconquassi
Porta a tutti i suoi compagni
Che si affannan come ragni
Quanto vota il Parlamentino
Lui dov’è? Al telefonino.
Prima o poi ne son sicuro
Glielo lancian contro il muro.