La cultura come chiave di successo: spettacoli, mercatino, osterie, atmosfere.
Tutto è di valore. Quest’anno è l’edizione 23, nel mistero del numero primo
– Tutti in uno dei borghi malatestiani più belli del Riminese dal 22 al 26 giugno, per la XXIII edizione della Notte delle Streghe. Ingresso libero.
Nata sull’onda di Ottocento Festival a Saludecio e il Palio del Daino a Mondiano, trae le origini dalle superstizioni e dalle ritualità popolari in occasione della Notte di San Giovanni, legata sia alla celebrazione religiosa del patrono del paese, che alla festa pagana del solstizio d´estate.
Era in quella magica notte che tutto poteva accadere ed era a mezzanotte che si radunavano le streghe… E agli inizi dell’evento venne data molta importanza ai riti storici del solstizio.
Le serate scivola nel solco di eventi e tantissimi spettacoli! Il tutto con una veste completamente rinnovata, a partire dall´immagine e con una grande voglia di gioco e ironia.
Per i piccoli
I più piccoli avranno un “Parco stregato” (Parco dei Tigli) interamente dedicato in cui potersi sbizzarrire con animazioni, trucchi, spettacoli e intrattenimenti… spaventosi!
Per i grandi
Lungo le vie, slarghi, piazzette, vicoli e gli angoli bui del centro storico si alterneranno artisti itineranti con tantissimi spettacoli.
Come ogni anno la conclusione della festa è alla mezzanotte dell´ultimo giorno, il 26 giugno. Nel letto del fiume Ventena si dà fuoco alla strega. Inizia l’estate.
– La leggenda vuole che la notte di San Giovanni tra il 23 e il 24 giugno sia magica, misteriosa e abbia influenza sulle cose, gli animali e, soprattutto, sugli uomini, tanto che da sempre essa è anche chiamata La Notte delle Streghe.
In questa notte, un tempo, si viveva un momento magico perché essa cade nei giorni solstiziali quando, secondo un’antica credenza, il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra e specialmente sulle erbe bagnate dalla rugiada, che si trasforma in un farmaco potente “a guarire ogni guisa di malattie cutanee”.
La saga della notte di San Giovanni narra che proprio in questo particolare momento astrale le streghe si radunassero per espletare i loro sortilegi. I più prudenti per proteggersi si infilavano sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba, la verbena simbolo di pace e prosperità, il ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni, l’artemisia…
Queste streghe altre non erano che giovani donne le quali, per aiutare il sole a nascere, si riunivano nei campi e accendevano dei fuochi, oppure spinte da passione amorosa raccoglievano le erbe bagnate di rugiada, simbolo della protezione del Battista.
La manifestazione marignanese intende recuperare un tessuto storico-popolare di tradizioni attraverso una serie di spettacoli: teatro popolare di strada, il mercatino con esposizione e vendita di oggetti, le erbe officinali, le pietre magiche, i prodotti naturali.
Info: www.marignano.net
Streghe, notti magiche
Uno degli eventi più coinvolgenti e affascinanti del Riminese. Attese 35-40.000 persone
n prima serata spettacoli per i bambini.
Si chiude con gli intrattenimenti per i giovani
Nella notte di San Giovanni riti propiziatori legati al raccolto agricolo, alla salute, all’amore.
Era anche la notte delle streghe. La credenza era che le megere si riunissero per propiziare la cattiva sorte. Tra gli espedienti difensivi: la scopa di saggina dietro la porta. L’appuntamento marignanese, al 23° anno, è di grande successo
Per San Giovanni si usava favorire gli incontri ed i fidanzamenti. Di buon augurio si ritenevano le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell’amata con rami, fiori e frutti. Diversi comunque erano i rituali propiziatori ed anche quelli da cui trarre presagi. Il più diffuso era fatto con la chiara dell’uovo messa in una bottiglia d’acqua e lasciata tutta la notte fuori sul davanzale. A seconda della forma che la chiara avrebbe assunto al mattino seguente, si cercava di pronosticare il futuro.
Cinque serate nel segno delle tradizioni pagane e non solo:
spettacoli, mercatino magico, curiosità, divertimento
La magia del borgo
Il borgo malatestiano allestito con scenografie belle ed intelligenti, diventa il palcoscenico naturale per spettacoli e musica di strada.
I “teatri”: Arena Spettacoli, Piazza Silvagni, Alveo del Ventena, Corso XX Settembre, Giardino Teatro, Piazzetta Artemisia. Artisti provenienti dall’estero. Osterie dove mangiare, col giusto rapporto qualità prezzo
Notte di San Giovanni
Universalmente la notte di San Giovanni è anche ritenuta la notte delle streghe che, in questo particolare momento astrale, si radunavano per espletare i loro sortilegi. Per difendersi dai loro influssi malefici si ricorreva a vari espedienti. Prima di andare a coricarsi si ponevano dietro la porta di casa delle scope per far fuggire la strega. Che infatti teme la scopa perché, vedendola, è costretta a contare tutti i fili di saggina da cui è formata e, siccome la strega teme il giorno, le luci dell’alba, sorprendendola, la costringono a fuggire prima di essere riuscita a nuocere.
Notte delle Streghe, idea di Mario Magnanelli
L’istrionico pittore delle cascine e spiagge innevate. Ma concretizzata dall’amministrazione Cenci con Daniele Marzocchi
– Chissà come se la ride da lassù il pittore marignanese Mario Magnanelli. Artemisia, la maga buona della Valconca, è uscita dalla sua fantasia istrionica. Dopo qualche anno dalla sua “invenzione” si arrabbiava anche con gli amici che sapevano ma rimarcavano la sua trovata di puro marketing. La Notte delle Streghe è stata una sua idea ma concretizzata dall’amministrazione Cenci con Daniele Marzocchi, l’ex direttore della biblioteca e ex musicista. Ecco Artemisia nelle parole di Magnanelli.
– L’antico oracolo sulla notte delle streghe, che ci ha tramandato Artemisia, la strega buona della Valconca, vuole Paolo e Francesca, i due sventurati amanti della tragedia dantesca, vittime di un intrigo d’amore ordito nel borgo medievale di San Giovanni in Marignano, nel Riminese, il Granaio dei Malatesta.
La potente famiglia trascorreva qui, con la corte al gran completo, la notte del solstizio d’estate per partecipare ai festeggiamenti e ai riti di questa magica e misteriosa notte, in cui la luna si sposa con il sole riversando sulla terra influssi benefici. La leggenda narra che i due amanti abbiano dato più ascolto ai consigli di una strega di un paese delle vicine Marche che alle parole sagge di una maga che viveva nell’ antico borgo.
E proprio d’avanti alla casa di Artemisia, sulla piazzetta del teatro, esisteva già nel medioevo “il pozzo della felicità” dal quale si attingeva l’acqua di San Giovanni per “il rito di purificazione” nella notte degli innamorati e al quale, sempre secondo la leggenda, i due non avrebbero partecipato, assoggettati ormai al volere della loro perfida strega consigliera. Da questo punto del paese, bagnate le mani e i piedi per propiziarsi la buona sorte, iniziava “la passeggiata romantica portafortuna nel granaio dei Malatesta”.
Artemisia, che quasi sicuramente visse tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, consigliava di esprimere un desiderio durante la passeggiata, da effettuarsi possibilmente nelle notti di luna piena.
La maga tramandava la leggenda di Paolo e Francesca esercitando qui l’arte della divinazione con “il rito dell’olio” e la lettura dei tarocchi ai tanti ospiti che arrivavano da ogni dove, offrendo loro le sue deliziose e prelibatissime pozioni, in segno di ospitalità, amicizia, buona fortuna!
San Giovanni, il fascino del borgo
Non custodisce l’opera d’arte in assoluto è un’armonia. E’ l’insieme che ti abbraccia
– La Notte delle Streghe senza il fascino del borgo malatestiano sarebbe meno maliziosa. Completamente recuperato da un punto di vista urbanistico, non conserva il monumento dei monumenti; è armonia di chiari e scuri che ti abbracciano e ti fanno star bene. Negli ultimi anni è poi ritornato vivo; sono ritornate le persone, sono state aperte numerose attività commerciali: bar, ristoranti enoteche. E tutte di sobria eleganza. In ogni caso, alla rinfusa ecco cosa sottolineare: le mura (sembra che ci abbia messo mano anche il Brunelleschi ospite di Sigismondo Malatesta), le fosse granarie dei Malatesta (oltre 100 e tutte numerate, alcune sono a vista), la chiesa di San Pietro, il teatro, la casina del pittore Mario Magnanelli rimasta tale e quale, la Torre Civica, piazza Silvagni. E ancora: piazzettine, vicoli, slarghi, angoli. Il rivolo d’acqua fuori le mura simboleggia il vecchio fossato a difesa del borgo. Davanti un parco con tigli-monumenti.