SPIEGA L’ESPERTO: rubrica a cura di Daniela Sammarini
di Francesca Cancellieri, laureata in Scienze criminologiche per l’investigazione e la sicurezza
La criminalità giovanile è una delle principali preoccupazioni sociali dei nostri giorni. Sebbene il tasso di criminalità tra i giovani in Italia sia inferiore rispetto a molti altri Paesi dell’Unione Europea, il fenomeno viene percepito come un’emergenza, soprattutto dopo alcuni episodi di cronaca che coinvolgono adolescenti e giovani adulti.
Questa sensazione di allarme non dipende tanto dalla gravità complessiva del fenomeno, quanto dal suo andamento nel tempo. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un aumento preoccupante del numero di minorenni coinvolti in atti delinquenziali, come confermato dai servizi sociali che registrano ogni giorno nuovi casi.
Cosa si intende per delinquenza minorile? La criminalità giovanile si sviluppa attorno al concetto di “devianza”, ovvero a comportamenti che violano le regole legali e sociali. Questi comportamenti, che vanno da furti e rapine a violenza e spaccio di droga, esprimono il desiderio di un giovane di affermarsi e trovare un’identità, spesso trasgredendo le norme per sentirsi parte di un gruppo.
L’adolescenza è un periodo critico, in cui i ragazzi stanno ancora costruendo gli strumenti necessari per affrontare le difficoltà e le incertezze della vita. A causa dei cambiamenti ormonali e cerebrali, gli adolescenti tendono a sfidare le regole e a cercare, spesso in modo impulsivo, nuovi modi di affermarsi. Frustrazioni, ansie e insicurezze sono sentimenti comuni del periodo, ma in alcuni casi possono portare a comportamenti rischiosi e pericolosi.
Quando alle naturali difficoltà legate alla crescita, si aggiungono in alcuni casi problemi individuali, familiari e/o sociali, il rischio di devianza può aumentare. In sostanza, fattori come le disuguaglianze economiche, la pressione per il consumo e l’influenza della cultura digitale possono spingere i giovani a cercare vie illegali per ottenere ciò che desiderano.
Le cause della criminalità giovanile sono, in realtà, molteplici e complesse, e non esistono soluzioni facili. Tuttavia, ciò che risulta fondamentale per prevenire il fenomeno è l’intervento tempestivo da parte di coloro che hanno più a che fare con i giovani. Un ruolo cruciale viene ricoperto da genitori, educatori e scuola.
In questa fase della vita, infatti, il ruolo dei genitori, degli educatori e della scuola è fondamentale. Se il disagio dei soggetti a rischio viene individuato e affrontato in tempo, si possono prevenire comportamenti più gravi in futuro. È importante prestare attenzione ai segnali precoci già nei primi anni di vita, come disturbi del sonno o dell’alimentazione, che possono essere segni di difficoltà emotive.
Anche i comportamenti problematici, che emergono intorno ai 2-3 anni, quando i bambini cominciano a interiorizzare le regole, sono un campanello d’allarme. Se non trattati adeguatamente, questi disagi possono sfociare in difficoltà scolastiche, rifiuto della scuola o comportamenti antisociali in adolescenza.
È quando mancano figure di riferimento come genitori e insegnanti, o quando la scuola non riesce a rispondere alle necessità del giovane, che questi possono cercare altrove la propria identità. Spesso, in questi casi, lo trovano tra i pari, dove si sentono accettati. Se questo gruppo è composto da delinquenti, il ragazzo può finire per adottare comportamenti devianti, pur di appartenere a un gruppo e sentirsi valorizzato.
Ad esempio, le gang giovanili, che nascono in questo contesto, sono spesso il terreno fertile per la criminalità minorile. È in queste situazioni che si formano i futuri adulti criminali.
In sintesi, per combattere la criminalità giovanile è essenziale un impegno comune, che coinvolga tutti: famiglia, scuola, società e istituzioni.
Affrontare la criminalità giovanile non significa solo analizzare il problema, ma anche trovare soluzioni concrete. È fondamentale che lo Stato, le istituzioni e le organizzazioni locali mettano in campo interventi mirati di sostegno e recupero. Solo così si può prevenire l’espansione del fenomeno e aiutare i giovani a costruire un futuro.