di Gabriele Paci
Non è perché sono fascisti, e sono fascisti. Non è perché sono mascalzoni, e sono mascalzoni. Forse non è neppure perché sono un branco di incapaci. E sono incapaci. E sono, purtroppo, pure un branco. Famelico e feroce.
E’ che non hanno regole e remore, né rispetto per persone e diritto, come nel passaggio del 1925 e 1926 dalle Leggi fasciste alle Leggi fascistissime, le Leggi eccezionali del fascismo. E pure ora, giusto cento anni dopo in questo cruciale 2025, il peggio sembra proprio che stia per arrivare, come possiamo capire e prefigurare anche grazie ad un capolavoro di memoria e analisi come ‘M’, romanzo storico multivolume e serie televisiva, di Antonio Scurati.
[Vanno fatte, per onestà intellettuale e fattuale, lodevoli eccezioni quanto a capacità e comportamenti per almeno tre rilevanti membri di questo Governo. Antonio Tajani, Ministro degli Esteri. Guido Crosetto, Ministro della Difesa, Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia. Certo, come nota un importante Dirigente bancario e Amministratore d’imprese, tre e in quei posti sono già moltissimo. Ma se il pescione fete, anche la miglior maionese può solo coprirne l’odore, non mutarne la natura].
‘Hannibal ad portas’ dicevano i romani dopo la battaglia di Canne, quando trepidavano per il preconizzato arrivo delle truppe cartaginesi rafforzate da voltagabbana e mercenari locali. Annibale sembrava ormai quasi alle porte di Roma, pareva stesse per conquistarla. ‘Hannibal ad portas’ era il loro disperato grido, paventando il pericolo e cercando così di mobilitare tutti e tutto alla e nella difesa dei supremi beni, libertà e indipendenza. Quel grido rimase nel tempo, per loro, e poi, e per noi ora, grido di inaggirabile memento. Tanto più che i nostri ‘Hannibal’, forse più simili ad Hannibal Lecter che ad Annibale Barca, sono oggi già ben dentro le porte, e vi stanno asserragliati.
L’Ignavia è gran peccato, anche dantescamente, e la Chiesa cattolica ci ricorda che si può peccare con pensieri, parole, opere e omissioni. Forse, e sopra tutto, omissioni. Come per il ‘Me too’ denunciare ed indignarsi venticinque e più anni dopo è certo sacrosanto ma anche, contemporaneamente, ipocrita e tartufesco, essendo orribilmente egoista lasciare tanto a lungo a piede libero, e sopra tutto a mani libere, chi ha fatto male e del male, e continuerà a farlo ad altre ed altri. Contrastare, qui ed ora, con pacata, ferrea ed inflessibile fermezza chi sta compiendo un crimine è l’unica forma di umana, e nobile, risposta. Tutto il resto è oggettiva complicità, ché solo e sempre la passività delle vittime permette a criminali e delinquenti di continuare a delinquere. Certo, nel nostro caso parliamo di delinquenza politica Ma forse non solo politica.
La seconda guerra punica vide infine, dopo molti travagli, i romani prevalere sul condottiero cartaginese. E anche ora, e qui, la battaglia, cruciale ed epocale, per libertà, democrazia, diritto e diritti non è detto sia persa. Tanto più che, probabilmente, non è tanto e solo una battaglia quanto una guerra dichiarata a libertà, democrazia, diritto e diritti. A legge e ordine, sconvolte e calpestate abusivamente sventolando i vessilli di legge ed ordine.
E allora? E noi? E chi ritiene che sì, non va bene, ci sono rischi, ci sono fatti inequivocabili, ma in fondo rispondere e opporsi non tocca a lui, non tocca a me sino a quando non tocca me? E vale la pena dimenticare che chi non conosce, o non vuol più ricordare, la storia, si condanna a vederne la ripetizione? E allora, che fare?
E, sopra tutto, se non ora, quando?