Pesaro-Cattolica. Tre anni fa moriva Marcello Di Bella, direttore delle biblioteche di Cattolica, Gambalunga di Rimini e Oliveriana di Pesaro.
Ricordo di Marcello Di Bella a tre anni dalla morte (6 febbraio 2022). Intitolargli
la Biblioteca comunale (Centro Culturale Polivalente)
Oltre 200 persone hanno già aderito all’appello
Intitolare la Biblioteca del Centro Culturale Polivalente a Marcello Di Bella nel ricordo a due anni dalla sua scomparsa. Dopo Umberto Galimberti (filosofo, saggista, psicoanalista), aderisce anche Stefano Zamagni (economista, Professore Università Bologna, già Presidente Pontificia Accademia delle Scienze Sociali), Umberto Paolucci (già Presidente Microsoft), Matteo Ricci (Europarlamentare, già sindaco sindaco di Pesaro), Andrea Gnassi (deputato e già sindaco di Rimini), Pierluigi Celli (già Direttore Generale RAI e Presidente ENIT), l’ex deputato Tiziano Arlotti e l’ex sindaco di Riccione Massimo Masini. E ancora: Emma Petitti (Presidente di Commissione Assemblea Legislativa Regione Emilia Romagna), Massimo Cavalieri (Presidente Associazione Albergatori di Cattolica), Roberto Baldassarri (Presidente Cooperativa Bagnini di Cattolica), Piero Cecchini e Mariano Gennari (già sindaci di Cattolica), Maria Grazia Alberini (già direttrice della biblioteca Oliveriana di Pesaro).
Prima adesione di Luciano Canfora (filologo e storico), poi una valanga di adesioni dal mondo della cultura e non solo, da Cattolica a Rimini, da Pesaro a Urbino, ecc.: 45 docenti universitari e insegnanti, 42 artisti, scrittori e poeti, 2 ex Rettori Università, 6 ex direttori di biblioteca, 4 parlamentari, 11 giornalisti, 9 presidenti di associazioni culturali e di volontariato, 20 ex assessori e consiglieri del Comune di Cattolica, 3 ex Presidenti della Provincia di Rimini, 10 ex dipendenti Biblioteca di Cattolica e 15 ex dirigenti e funzionari del Comune di Cattolica, e ancora imprenditori, professionisti…
La comunità di Cattolica ha risposto massicciamente e convinta, circa 150 adesioni sono di cattolichini residenti o “acquisiti” per lavoro e frequentazione sociale. Tra questi il magistrato Piergiorgio Morosini, il docente di Diritto penale Alessandro Bondi, il cantautore Samuele Bersani…
Marcello Di Bella: non è stato un semplice dirigente comunale, è stato un grande intellettuale e organizzatore culturale che ha portato “una piccola città ai vertici della cultura nazionale” (parole, impegnative, della Sindaca Franca Foronchi ai funerali di Marcello, che richiedono scelte coerenti e concrete)…
Radio Talpa di Cattolica e tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo ed apprezzare le sue qualità di Persona illuminata rendono omaggio a MARCELLO DI BELLA a tre anni dalla sua scomparsa con la testimonianze del Saggista Scrittore e Filosofo Enrico Capodaglio.
Riportiamo l’articolo uscito su queste pagine tre anni fa.
Addio a Marcello di Bella, grande organizzatore di cultura. Aveva portato la filosofia in mezzo alla gente. Se n’è andato dopo una brevissima malattia, a 75 anni. Lascia la moglie e due figli. Laurea in filosofia, passione per le moto e le auto come oggetto (nessuno lo avrebbe mai detto), dove ha lavorato ha fatto cultura e creato una struttura che potesse camminare con le proprie gambe. Ma la passione vera è la filosofia: tutto partiva da lì. Persona dall’ironia sottile (per sdrammatizzare la vita ed i rapporti), è stato direttore della biblioteca di Cattolica fino ai primi anni ’90; poi direttore della Gambalunga di Rimini. Infine, dell’Oliveriana di Pesaro. Aveva fatto anche politica; era stato assessore alla Cultura della Provincia di Pesaro. Giovanissimo, negli anni ’80, si era inventato un ciclo si conferenze di filosofia a Cattolica. Titolo: “Che cosa fanno oggi i filosofi?”. Erano arrivati i maggiori filosofi italiani (da Umberto Eco, Remo Bodei, Massimo Cacciari, Emanuele Severino in giù…) ed il più prestigioso filosofo europeo vivente: il tedesco Hans Goerg Gadamer, allievo di Martin Heidegger. Di Umberto Eco era un caro amico. Il prestigioso intellettuale, sulla sua rubrica sull’Espresso, “La bustina di Minerva”, aveva raccontato che le lezioni di filosofia cattolichine di Di Bella era stato le prime a portare la grande filosofia in mezzo alla gente. A Cattolica, gli appassionati arrivavano coi pullman. Poi sono arrivati gli altri ed i vari festival. Che la terra gli sia lieve.
Era collaboratore anche di queste pagine. Era in programma di raccontare la vita di un collaboratore dell’Oliveriana deceduto pochi mesi fa, ma la malattia lo ha impedito. Ecco il suo pensiero sulle “sette meraviglie” di Pesaro, la sua città: un grande amore. Lo scrisse nell’agosto del 2018.
“Per me Pesaro è una città in cui vige quella che i romani chiamavano medietas, intesa come fastidio per il clamoroso, lo stupefacente, o inusitato manifestarsi di cose o persone abnormi o “maravigliose”. Questo aspetto che i grammatici ascrivono alla figura retorica della litote (attenuazione, semplicità e aggiungerei, buon gusto) ovviamente collide con il numero sette, così carico di simboli fortemente esoterici.
Ho accettato però l’invito del direttore e starò al gioco, anche perché si dice che le gemme nascoste siano le più belle, anche se non immediatamente appariscenti, oppure non viste pur essendo sotto gli occhi di tutti.
1) La prima meraviglia la vedo nel contesto in cui è inserita Pesaro che potrei chiamare la città dei tre colli, ognuno dei quali o almeno due di essi, sono carichi non solo di natura ma anche di storia antichissima; il colle Ardizio a destra, il parco regionale del monte San Bartolo a sinistra, la Rocca di Novilara alle spalle e ovviamente il mare con spiaggia di sabbia fine.
Per il San Bartolo meritano ogni riguardo le splendide ville superstiti esposte a mezzogiorno, come la cinquecentesca “Imperiale”, luogo di ameno soggiorno, per esempio, del Tasso che immagino passeggiare nello splendido giardino pensile o la sei-settecentesca villa Caprile, dotata di capricciosi giochi d’acqua e anche di un bel giardino all’italiana con tanto di ‘teatro di verzura’.
Novilara vede ai suoi piedi una vasta necropoli in scavo dalla fine dell’Ottocento: ci ha regalato le più antiche testimonianze degli antichi guerrieri e navigatori abitanti nella zona: le loro reliquie, databili intorno all’ottavo-settimo secolo a. C. consistono in armi in bronzo, gioielli, oggetti domestici, steli tra le quali una ‘naumachia’, rappresentazione di un combattimento navale contornato da figurazioni di non facile interpretazione e una stele con un lungo testo, sembra (a me profano) di tipo etrusco, ancora non tradotto.
Quasi tutto è conservato nel museo della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, compresi gli scheletri di quegli uomini che dovevano essere di alta statura a giudicare anche a uno sguardo superficiale; il che aumenta la curiosità sulla loro origine.
2) Il museo, che citerei come seconda vera e propria meraviglia, purtroppo chiuso dal 2012 in seguito a un allagamento e successivi interventi di ristrutturazione non completati, contiene tanti altri reperti, sia da collezione che da scavo.
3) Meritano di essere segnalati per la singolarità, ma anche per quantità e qualità i resti del lucus pisaurensis, cioè il bosco sacro pesarese, con i suoi cippi votivi ognuno dedicato a una divinità arcaica (dal III sec. a. C.) come mater matuta, juno, apoleion, fides, salute ecc, e tantissimi ex voto in terracotta, come parti anatomiche, animali, bambini in fasce e così via. Né si può tacere di un pezzo unico ma molto significativo, come l’epigrafe bilingue etrusco latino, quasi una essenziale “Stele di Rosetta” in cui si menziona un “fulguriator” ossia un indovino specializzato nell’interpretare i fulmini.
4) Si è detto del Museo citando la Biblioteca che deve il suo nome al nobile Annibale degli Abbati Olivieri. Fu lui a costituirla e a lasciarla alla comunità pesarese insieme al museo e fu lui, tra l’altro, a effettuare quegli scavi che portarono alla luce gli oggetti del bosco sacro.
La storia è lunga ma bastino i trecentomila volumi di tutte le epoche, esclusi i papiri e l’infinità di oggetti che ne costituiscono le raccolte a indicare un’altra vera e propria meraviglia pesarese: monete e medaglie (più di diecimila), pergamene, avori, disegni, dipinti, portolani e carte geografiche, manoscritti, fotografie, ecc. ospitate, si fa per dire, in un edificio sei-settecentesco abbastanza fatiscente, il cui progetto di adeguamento e ristrutturazione non ha trovato esecuzione.
5) Pluripremiata invece la bella biblioteca San Giovanni che occupa, completamente riadattati nel 2000, i locali del convento da cui prende il nome. Luogo piacevole di prestito e consultazione e conversazione specie per i bambini, con un bello scoperto. Merita di entrare nel novero
6) Tralascio le ovvie emergenze monumentali, come Rocca Costanza e il Palazzo Ducale e l’ancor più originale Villino Liberty Ruggeri per chiudere questa unilaterale carrellata sia con la Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro che dal 1998 si specchia in una perfetta vasca circolare al centro del lungomare, e sia, nella piazzetta dei musei la recente (2018) installazione marmorea di Giuliano Vangi.
7) Questa ‘Scultura della Memoria’ è un monumento in pietra di Apricena, raffigurante i grandi della cultura e della storia di Pesaro e delle Marche: Rossini, Leopardi e Raffaello ma anche il mecenate Federico da Montefeltro. A completare il disegno, nella concezione teatrale della struttura, l’uomo porta davanti al volto una maschera dorata mentre declama rivolto ai Musei Civici, una donna del popolo che ammira i bassorilievi e una coppia di giovani abbracciati su una panchina, ‘simbolo della speranza nel futuro’.
Avrei un post scritto: I mosaici del Duomo, circa VII sec. con strati precedenti. Meriterebbero un saggio”.