IL PUNTO
– Siamo negli anni Sessanta. Gianmarco Moratti, erede della famosa dinastia milanese di petrolieri, sposa la giovane Lina Sotis, che diventerà giornalista-scrittrice del Corriere della sera. Una sua amica cade nell’antro oscuro della droga. Vincenzo Muccioli la “salva”. Gianmarco Moratti (ogggi sposato con Letizia Brichetto, già sindaco di Milano) fa propria la causa di Muccioli e da allora si lega ai destini della comunità di San Patrignano. Senza Moratti San Patrignano sarebbe di certo altro. La Comunità diventa un rigoroso, austero e contraddittorio fiore all’occhiello. Tutto quello che viene fatto si fa al top: costruzioni, giardini, abitazioni, prodotti artigianali, vini, prodotti agro-alimentari. Ma ci sono anche inciampi, come il ragazzo trovato morto nella porcilaia e la comunità finita sotto inchiesta.
La potente famiglia è coinvolta in ogni decisione: dalla più piccola (il piano colori delle abitazioni e la scelta della rubinetteria), alle più grandi come la costruzione del palazzetto dello sport (un gioiellino). Fino al nascente campo di calcio con tribuna a sedere di 2.500 posti.
I Moratti hanno portato e condiviso con il fondatore Vincenzo Muccioli prima e il figlio Andrea poi la filosofia della comunità. Ai ragazzi si chiede moltissimo in tutte le attività svolte: dal lavaggio dei piatti, ai lavori nelle botteghe, alla tenuta delle proprie camere. Non c’è un filo d’erba fuori posto e neppure un granello di polvere in qualche angolino buio. Insomma, si pretende molto. E i risultati sono dallo loro parte: la percentuale dei ragazzi che ce la fanno è attorno al 70 per cento.
La struttura messa in piedi dai Moratti-Muccioli è costosa. E questa è una delle ragioni forti della fine del rapporto tra Andrea Muccioli e Gianmarco Moratti; al di là del comunicato ufficiale congiunto vergato ai primi dello scorso agosto. Che come sempre avviene dice poco, o punto. In Comunità i collaboratori di Andrea sono anche preoccupati sul futuro della struttura, troppo legata alle donazioni dei Moratti (e dei loro amici). Sembra che la famiglia ogni anno metta sul piatto 10 milioni di euro; le donazioni raggiungono i 15 milioni. Gli altri 15 milioni entrano tra contributi statali e dalle attività economiche (vini, ristorazione, artigianato, agro-alimentare) che si svolgono.
C’è la paura che la famiglia Moratti, Giamarco (è vicino ai 75 anni) possa se non mollare diminuire l’impegno economico. E senza il loro 50 per cento (tra diretto ed indiretto) la Comunità non riuscirebbe a farcela. Non a questi standard.
Al suo interno si pongono due obiettivi. Uno, diminuire i costi della gestione; portare i 30 milioni a 25, da una parte.
Dall’altra, con un’accorta e sano spirito commerciale si vorrebbero aumentare gli introiti. Potenzialmente San Patrignano può fare entrare nelle proprie casse tanti danari. Ad esempio, ha una produzione di circa mezzo milione di bottiglie di vino (ottima qualità); solo che ne vende circa 300mila. Dunque, c’è il nodo delle 200mila che ogni anno vanno ad ingrossare i fondi della cantina. Lo stesso ragionamento può essere condotto per le altre attività: artigianali, della ristorazione. Va tenuto fermo il dato che in economia è più facile parlare che fare. Anzi, parlano solo i fatti.
I Moratti
Senza i Moratti San Patrignano sarebbe altro. Tutti coloro che la visitano restano impressionati, per ordine, pulizia, bellezza. Ogni cosa e ogni particolare racconta di intelligenza ed impegno.
Grandi petrolieri, titolari della Saras di Cagliari, la più grande raffineria europea, negli ultimi anni l’azienda distribuisce meno utili. E forse tutto questo ha anche inciso nella rottura. Nel primo semestre di quest’anno i ricavi della Saras sono saliti del 31 per cento (5,3 miliardi di euro). Gli utili semestrali si sono fermati a 4,9 milioni, Invece, tra aprile e giugno, il secondo trimestre, è stato segnato un rosso di 49 milioni. Il titolo in borsa, negli ultimi sei mesi, ha subito un ribasso del 50 per cento. E il titolo collocato a 6 euro nel 2006, oggi ne vale soltanto uno. Per inciso, e i pochi che lo ignorano, i Moratti sono anche i mecenati dell’Inter, uno squadrone che macina titoli ma anche danari. Tanti danari. Sembra che in 16 anni di presidenza, la famiglia abbia tirato fuori di tasca propria 735 milioni. E l’austerity del mercato interista è figlio anche dei meno utili che giungono dalla raffineria.
Oltre a salvare i ragazzi, San Patrignano ha trascinato anche la rinascita, e la qualità, dei vini della provincia di Rimini. Grazie alla loro bontà, alla capacità di comunicare, si sono imposti prima agli esperti e poi ai mercati. Tanti vignaioli riminesi hanno seguito San Patrignano sull’ardua strada della qualità. Con buoni successi.
COSTI
Sanpa, giro da 30 milioni di euro
– La comunità di San Patrignano necessita di 30 milioni di euro l’anno. Una metà sono risorse proprie; una metà invece sono alla voce donazioni. Voci attendibili affermano che la famiglia Moratti interviene con circa 10 milioni di euro l’anno, una cifra importante ma “poca cosa” per i petrolieri. Gian Marco Moratti scende a San Patrignano ogni 15 giorni. La sua non è una vacanza fuori dai canoni, ma incontri veri con i ragazzi ed i dirigenti della comunità. Si occupa di ogni cosa. Ad incidere sul divorzio tra Andrea Muccioli e i Moratti sono anche stati i giudizi dei responsabili dei vari settori sulla conduzione di Andrea; oggi signori sui 60 anni, furono i ragazzi di Vincenzo della prima ora 30 anni fa.