Riccione. Gianluca Spadoni: “Dazi, più di un’a piccola impresa su due stima nel 15 per cento la perdita del fatturato”.
La ‘tregua armata’ di 90 giorni scaturita dalla decisione di Donald Trump non rassicura la Pmi italiane: più di uno su due piccoli e medi imprenditori italiani stimano perdite fino al 15% sul fatturato delle proprie aziende entro fine anno a causa dei dazi imposti dal presidente Usa. Il dato emerge dalla ricerca dell’Osservatorio ‘Evolution Forum Business School sulle PMI’, ideato dal formatore riccionese Gianluca Spadoni su un panel di oltre 2000 micro e piccoli imprenditori (cioè con fatturato sino ad 1 milione di euro, e meno di 5 dipendenti). Il tasso di preoccupazione resta molto alto e a soffrire maggiormente, secondo i leader delle nostre PMI, saranno un po’ tutti, ma soprattutto i piccoli negozianti di paese (32,5%) che rischiano di chiudere per sempre i battenti, mentre la GDO e le grandi catene europee (15%) saranno in grado di difendersi. Le conseguenze reali delle imposizioni USA si vedranno soltanto tra 6 mesi, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 2025 (68%)”. Sempre secondo la ricerca effettuata dall’Osservatorio EFBS più della metà degli imprenditori italiani stima una perdita di circa 15% (54,5%). Una parte, meno positiva, ritiene che l’impatto possa essere più gravoso, fino al 30%; praticamente nessuno va oltre e crede che si potrebbe arrivare a dimezzare il fatturato dell’azienda per cui lavora (meno dell’1%). Per le PMI a seguito dei dazi “soffriranno tutti perché il commercio è globale” – è la riposta del 45% degli intervistati – ma le piccole attività commerciali, e quindi i negozi di paese, patiranno maggiormente (32,5%) rispetto alle grosse catene di supermercati presenti in tutta l’Europa (15%). Una buona fetta del campione dà peso anche al settore d’appartenenza e risponde: “Molto dipenderà dal settore merceologico interessato dai dazi” (15%). Non ci saranno differenze, invece, sulle conseguenze tra negozi in periferia e quelli del centro nelle città italiane (55%). Una prima soluzione che auspicano i piccoli e medi imprenditori italiani è la “fidelizzazione del cliente con azioni mirate”: la pensa così l’83,5% degli intervistati secondo l’Osservatorio EFBS.