di Alessandro Bonci
Classe cristallina di livello assoluta. Questo raccontano gli affezionati dei gesti bianchi. Ha già fatto cose meravigliose. A soli 20 anni, Luca Nardi si sta facendo strada nel panorama del tennis mondiale con talento, determinazione e una maturità fuori dal comune. Il giovane pesarese ha attirato l’attenzione su di sé grazie a risultati sorprendenti.
Ma chi è davvero Luca Nardi? Quali sono le sue ambizioni, i suoi sogni e le sfide che affronta tutti i giorni? In questa intervista il tennista si racconta, condividendo le emozioni, il metodo di lavoro e i gli obbiettivi.
Una passione diventata mestiere. “Ho iniziato a giocare a tennis guardando mio fratello allenarsi al circolo Tennis Club Baratoff di Pesaro”, racconta Luca.
È proprio lì che muove i primi passi e, a 16 anni, decide di dedicarsi completamente al tennis, affidandosi al coach Francesco Siani. Dopo un’esperienza nella categoria Junior, nel 2018 debutta nel circuito professionistico a soli 14 anni, il passaggio non è stato semplice: “È un mondo completamente diverso, cambia tutto: l’approccio alla gara, gli allenamenti, i ritmi. È tutto molto più intenso e impegnativo”.
Nonostante la giovane età, Nardi vanta già un palmarès invidiabile. Dal 2022 al 2024, ha conquistato 7 titoli challenger, ai quali si aggiungono 3 titoli ITF degli anni precedenti. Tre di questi successi sono stati conquistati su terra rossa, mentre gli altri sul cemento, accompagnati da ulteriori 5 finali disputate e sfortunatamente non vinte.
Il titolo più emozionante? “Senza dubbio il Challenger di Forlì del 9 gennaio 2022. È stato il mio primo trofeo a questo livello e giocando vicino casa ho potuto festeggiare con tutta la mia famiglia sugli spalti”.
Cresciuto emulando le gesta di Novak Djokovic, che considera il suo idolo e punto di riferimento, il destino nel 2024 gli ha riservato un’occasione speciale. A marzo, partecipa per la prima volta al torneo di Indian Wells, ma viene eliminato al turno decisivo delle qualificazioni. Tuttavia, il ritiro di un altro giocatore gli permette di rientrare nel tabellone principale come Lucky loser, qui Nardi avanza fino al terzo turno, dove si trova di fronte il proprio idolo. Non solo ha l’opportunità di affrontarlo, ma anche la tenacia e la lucidità per sconfiggere l’allora numero uno al mondo.
“Battere Djokovic è stata un’emozione unica, ricordo che mi tremavano le gambe e avevo paura di fare una figuraccia in mondovisione. Ma una volta iniziata la partita mi sono goduto ogni scambio, fino ad ottenere una storica vittoria, il dopo è stato difficile da metabolizzare, ci ho impiegato un po’ per rendermi conto di ciò che avevo fatto”.
Nonostante questo trionfo, il giovane tennista italiano rimane con i piedi saldamente a terra: “La vittoria con Djokovic mi riempie d’orgoglio, mi ha permesso di entrare nei primi 100 al mondo, ma non mi sento ancora realizzato. Parlerò di una svolta nella mia carriera solo quando riuscirò a scalare ancora di più la classifica mondiale”.
Il tennis italiano sta vivendo un momento straordinario grazie a campioni come Jannik Sinner, Matteo Berettini, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Loreno Musetti, e altri giovani emergenti come anche Luca Nardi.
“È bellissimo far parte di questa generazione di tennis, siamo tutti giovani e amici, ognuno sprona l’altro a fare meglio e ci scambiamo consigli utili per migliorare. Io sono un ragazzo abbastanza socievole perciò son riuscito ad entrare in sintonia con quasi tutti i ragazzi, con Arnaldi e Maestrelli ho stretto un legame ancora più forte, siamo molto affiatati”.
Dal punto di vista tecnico, Luca si definisce un giocatore “a tutto campo” capace di adattarsi alle situazioni di gioco con soluzioni differenti. Il dritto è il suo colpo migliore, mentre il servizio è un aspetto su cui sta ancora lavorando. Ma, come ha voluto sottolineare, nel tennis non conta solo la tecnica:” L’aspetto mentale è fondamentale, la pressione è tanta, soprattutto perché sei solo. Ogni torneo cerco di migliorare, anche se nel tennis perdi almeno una volta a settimana, l’importante è godersi il percorso e restare sereni, anche se a volte sento nostalgia di casa”.
Fuori dal campo, Nardi ha una grande passione per i motori: soprattutto per le moto. “Mi sarebbe piaciuto fare il pilota, ogni volta che posso salgo in sella e vado a fare un giro”.
La vita sui campi lo porta a star lontano da casa per lunghi periodi, sballottato da una parte all’altra del mondo, per questo quando rientra a casa cerca di passare più tempo possibile con i propri cari: la famiglia e gli amici. Tra i suoi obbiettivi futuri c’è il sogno di laurearsi, anche se al momento non frequenta nessuna facoltà, e di poter giocar il maggior numero di partite possibili, evitando gli infortuni. Non ha riti scaramantici prima di entrare in campo, ma ascolta sempre musica reggaeton per ottenere la giusta carica. Il sogno più grande? “Vincere Wimbledon”.
Nel breve termine spera di affrontare Jannik Sinner o Carlos Alcaraz per testare il loro livello tecnico. Tra i giocatori che ammira di più, mette Djokovic al primo posto nella sua personale top 3, seguito da Roger Federer e Rafa Nadal. Se potesse, riporterebbe Federer in campo: “L’ho sempre visto come un Dio del tennis, è un peccato che abbia smesso”.
Infine, un consiglio ai giovani che vogliono intraprendere la sua strada: “Il tennis è fatto di sacrifici e duro lavoro. Se avete un sogno, dedicatevi con impegno e passione, senza mai smettere di divertirvi”.