LA TEOLOGIA DEL RAGIONIERE – 10
di Gianfranco Vanzini
– Siamo arrivati alla fine del nostro cammino, abbiamo concluso l’esame di tutte le “Indicazioni” del Decalogo e ogni volta abbiamo dovuto constatare che alla fine… credere fa vivere bene… qui …oggi.
Abbiamo toccato con mano che quello che Gesù afferma, a proposito del centuplo su questa terra, corrisponde a verità.
A questo punto vorrei solo sottolineare che, nel corso delle nostre riflessioni, sono emersi 4 punti fermi ricorrenti e importanti.
Per descrivere bene i primi tre uso le parole di un amico, l’ingegner Pippo Corigliano che nel suo libro “Preferisco il Paradiso” (Mondadori) alla pagina 21 racconta: “L’esistenza di Dio per me non era scontata. Avevo studiato tanti tipi di teorie, dal Dio orologiaio che crea il mondo e lo lascia andare avanti senza interessarsene, fino all’Assoluto che si realizza nella storia. L’ultima ipotesi in voga, e lo è tuttora, era che Dio non esisteva ma c’era solo il caso. Tutto nasceva dal caso. Mi fermai a riflettere e vidi che la cosa non mi convinceva. Lo splendore della natura e la complessità dell’uomo… frutto del caso? E se anche fosse, chi aveva data alla realtà caotica iniziale la capacità di diventare il mondo che vedo? Anche nell’ipotesi del caso, Dio spuntava fuori. e questo fu il primo punto fermo: Dio c’è.
Secondo punto fermo: Gesù. Di nessun personaggio della storia antica c‘è una simile abbondanza e una coralità di testimonianze sulla sua esistenza e sul suo insegnamento. Ebbene Gesù affermava di essere il figlio di Dio e di essere lui stesso Dio. I casi sono due: o era un esaltato o era davvero ciò che diceva. Mi sembrò evidente che Gesù non fosse un esaltato. Più leggevo i vangeli e più mi convivevo che Gesù fosse veramente il figlio di Dio fatto uomo.
Terzo punto fermo: la Chiesa. Come possono dodici uomini semplici, pieni di miserie, come gli apostoli di Gesù sconvolgere il mondo intero? E’ evidente che c’è l’azione di Dio in loro. Davanti alle rovine di Hiroshima è chiaro che è esplosa una bomba atomica, e così davanti all’esplosione della fede che continua da duemila anni, è impossibile negare che ci sia stato un intervento delle Spirito Santo. Questi sono stati i tre punti da cui sono partito. Negli anni ho approfondito, pregato, riflettuto, ma questi punti restano come sostegno della mia fede.”
Su questo terzo punto mi viene spontanea anche un’altra considerazione che ho maturato, qualche anno fa, leggendo alcune pagine del vangelo.
Gli apostoli si aspettavano un re, un conquistatore, uno che avrebbe vinto tutti. Lui infatti sembrava il più forte, l’avevano visto fare miracoli, si aspettavano gloria e ricchezze. Poi un giorno il loro eroe viene arrestato, processato, condannato ad una morte ignominiosa e muore veramente sulla croce. C’è da impazzire!
Cosa è successo? Perché non si è difeso? Perché non ha fatto un miracolo? Tutte domande senza risposta, i sogni di gloria svaniscono e il morale va a pezzi. Avvilimento generale e totale.
Poi la notizia: Gesù è risorto!
Allora è davvero il Figlio di Dio!
Poi arriva Pentecoste: scende su di loro lo Spirito Santo. Di colpo queste undici persone normali, semplici e umili, si trasformano, cominciano a predicare, vanno in giro per il mondo, testimoniano, anche con la loro vita, quello che il Cristo ha loro insegnato e che ha detto loro di trasmettere: “Andate e predicate, portate a tutti la buona novella”.
Undici persone semplici, umili e spaventate, che diventano i fondatori della Chiesa.
Fatto assolutamente assurdo, incomprensibile e, soprattutto impossibile, se si esclude un intervento trascendentale.
Quarto e ultimo punto fermo. Quello che a volte viene chiamato l’undicesimo Comandamento e cioè il comandamento dell’amore ovvero il messaggio finale di Gesù.
E’ Lui stesso, infatti, che rispondendo alla domanda: “Qual è il più grande comandamento della Legge?” afferma in modo molto chiaro e preciso: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge”. (Mt 22,36)
Questa ultima affermazione ci dà la conclusione di tutta la nostra teologia del ragioniere.
Amare Dio, amare il prossimo, avere fiducia in quel Dio che ci ha creati e che ci assiste continuamente è il modo migliore per vivere bene… qui… oggi (fine).