AMARCORD
Tragica realtà
Sla suced te mez d’na gara m’un Campion,
una disgrezia dli più tragiche, murtela,
adiritura in direta te Mond,in television,
Un che da sec uj si smorta la Vita la Su Stela.
Ut antreva at chesa s’la Figuras’li dichiarazion,
e pareva dia Famija,t’putevie rid dla Su favela,
la tragedia l’è tragedia mo la fa più impresion,
isè e per quand us ved inanimed s’una barela.
Alora sa tint giuvne la riflesion las ferma
chi cur listes mal strede sa gren velocità
in auto, in moto, tut i dè us ha la cunferma
che un po’ per imprudenza, un po’ per fatalità,
la Persona la si smorta o spes la arman inferma
e quest ogdè purtrop l’è una tragica realtà.
Tragica realtà
Se succede nel mezzo di una gara ad un Campione,
una disgrazia delle più tragiche, mortale,
addirittura in diretta nel Mondo, in televisione,
Uno che all’improvviso gli si spegne la Vita, la Sua Stella.
Ti entrava in casa, con la Figura, con le dichiarazioni,
sembrava della Famiglia, potevi ridere della Sua favella,
la tragedia è tragedia ma fa più impressione
così sembra quando lo si vede inanimato sopra una barella.
Allora su tanti giovani la riflessione si ferma
che corrono lo stesso sulle strade con grande velocità
in auto, in moto, tutti i giorni si ha la conferma
che un poco per imprudenza, un poco per fatalità,
la Persona si spegne o spesso riman
e inferma e questo oggidì purtroppo è una tragica realtà.
Mario Tonini, Riccione
Supersic
Propia ir, cl’era mateina
t’na giurneda poca bleina
e sna muliga ad garnisel
ch’è pareva da es a Nadel,
tzi andè via senza dì gnint,
giost e temp da sgregn i dint.
Enca te! Ta tni vè senza salutì,
qualchidoun i sé un po’ avilì!
Al savem tan li fat a posta,
as cnusem, tzi na facia tosta
e per capis e basta n’uceda
e magari enca na patacheda.
I qua tla nosta Rumagna,
tla mareina e sò campagna,
al savem ch’al done e i mutur,
per tott, l’è gioe e dulur.
Mo stavolta tla i fata grosa,
com ch’a fam sa sta mosa?
Andrem in giron e andrem a spass,
at salut Marco dai dè gas.
Glauco, 24 ottobre 2011
Ciao burdel
– “Ribadisco che ancora non ci credo… e forse non ci crederò ancora per un bel pò.
Ti viene a mancare una persona semplice, che vedevi spessissimo con la sua ape tra le campagne corianesi e, a piedi, sulla spiaggia riccionese.
Sic per noi della provincia, non era solo un bravissimo pilota, ma era un cittadino, meglio dire, un paesano: ‘ci facevi e non ci facevi caso’, quando passava, perché aveva la tua stessa naturalezza.
Ecco perché l’angoscia: l’angoscia che senti quando muore ‘uno’ del posto, e non uno che vedi in Tv, uno che senti sopra tutti… muore Marco, un ragazzo di Coriano, che andava in Moto.
(…) Marco Simoncelli nasce a Cattolica il 20 gennaio dell’ 87, vive da pilota, è fortissimo, tutti lo conoscono nella sua zona sin da giovane, e diventa presto eroe cittadino della sua Coriano, il suo paese, del quale lui va fierissimo, e sul quale puntualmente insiste sempre di esserne abitante.
Un ‘patacca’ riminese, diremmo noi, uno della nostra compagnia, uno che puoi beccare in bici da corsa per strada per quelli come me, appassionati di ciclismo, oppure con la sua ape giù dalla Via Marano; “quando lo vedi lo puoi salutare, anche se non lo conosci, perchè è Marco, quel bravo ragazzo che va forte in moto, è amico di ‘Tizio’, ed io lo conosco di vista… ha piacere se gli fai un urlo quando lo vedi!”. Sono frasi normalissime qui da noi, nel nostro lembo di terra, perchè Marco era come un compagno di scuola, come un ragazzo del bar vicino a casa.
Non sarà lo stesso per tanti di noi non vederlo più in moto, ma soprattutto non vederlo al mare, non vederlo in passeggiata a Riccione, non vederlo in bici, o non vederlo nelle numerosi manifestazioni benefit, al quale lui amava partecipare, anche per stare a contatto con la sua gente, i suoi amici.
Ciao burdel.
Matteo Squadrani, studente di quinta superiore