Strettamente personale
“Diciassette anni fa, ho iniziato a passeggiare sul lungomare: ero uno dei pochi. Oggi, continuo a scarpinare e sono uno dei moltissimi… Insomma, il mondo è cambiato. Lo stesso ragionamento vale anche nel turismo, come in altri settori merceologici. Se non si innova, se non si hanno strategie e non lo si fa con le adeguate grandezze, si è destinati ad arrancare. Il lavoro è difficile e complesso per i bravi, figurarsi per coloro che vivono alla giornata e non sono in grado di essere professionali”. La riflessione è di Giorgio, un imprenditore di straordinaria intelligenza. Aveva bottega fin da adolescente, a poco più di 20 anni era il titolare di un’affermata pizzeria-ristorante.
“Sull’argomento sappiamo tutto, che cosa fare?”. Era una delle battute dell’ironico e raffinato filosofo napoletano Benedetto Croce quando era ministro della Pubblica istruzione nel dopoguerra. L’offerta turistica italica è in crisi da almeno i primi anni Settanta del secolo scorso. Allora l’Italia era la prima meta turistica al mondo; oggi siamo oltre la quinta posizione. Con il turismo mondiale che cresce e che continuerà in tale trend. Le cause di questo lento declino sono molteplici; coinvolgono sia il pubblico, sia il privato. Poi ci sono le cause esterne; cioè le altre nazioni. Partiamo da qui, dalla bravura degli altri. Con la maggiore competizione nel manifatturiero, i governanti giapponesi hanno prima fatto una riflessione e poi realizzato un progetto di lungo periodo. La riflessione era che l’unico prodotto inimitabile era la loro cultura, il loro territorio, la loro storia, il loro cibo. Dunque, cercare di venderla al mondo. In cinque anni, hanno quasi raddoppiato le presenze. E tale strada potrebbe essere un esempio per gli attori italiani: ovvero il pubblico ed il privato. Le responsabilità vanno suddivise per importanza.
Il pubblico
Di fatto l’Italia non ha un ministero del Turismo (comparto che vale almeno il 20 per cento del Pil (Prodotto interno lordo). Ora, a capo, il primo ministro Giorgia Meloni ha messo Daniela Santanché. Ognuno è libero di farsi un’idea.
Enit
Avete mai provato a telefonare, a Roma, all’Ente nazionale per il turismo? Chi scrive lo ha fatto più volte. E l’incontro telefonico è sempre stato triste. Una prima volta, causa le tristezze dell’ufficio stampa, lo scriba dice: “Nel consiglio di amministrazione dell’Enit ci sono due riminesi, il cattolichino Umberto Paolucci (era il presidente) e Maurizio Melucci, ai tempi assessore regionale al Turismo”. La risposta, non proprio gentile fu: “Faccia quello che vuole…”. E si aggiunge: tanto il potere sono loro. L’ultima volta è stata con la presidenza Enit della torinese Evelina Christillin. Lo scriba viene di nuovo trattato con tristezza e questa volta scrive una mail alla nobildonna sabauda; raccontando i fatti nudi e crudi. Senza mezzo aggettivo, o punto di vista personale. La signora non ha mai risposto.
Altra debolezza del pubblico è il fatto che il turismo è stato demandato alle Regioni. Così l’Italia spende più del doppio dei francesi (comanda solo Parigi), ma le 21 Regioni totalizzano 21 debolezze. E’ come arare la terra con ventuno zappatrici; quando ci basterebbe un solo grande trattore.
Pubblico ed aeroporti
Gli stranieri possono essere portati solo dagli aerei. L’Italia ha circa 100 aeroporti (4 l’Emilia Romagna). Ma sono marginali nel cielo del mondo… Dunque, mettervi mano. Passare ad una ventina di scali, ma efficienti e ben collegati al resto dei territori.
Privati
Ce ne sono di bravissimi e di pessimi. I bravissimi investono, fanno, sbrigano. Insomma, tirano la carretta.
Domanda nella provincia di Rimini ed in Italia: sono più i primi o i secondi? A Riccione ci sono almeno una cinquantina di strutture che sono al top nel mondo. Queste potrebbero essere un modello da seguire.
Quanto sopra, sono solo brevi riflessioni. In economia è complesso essere vincenti per i bravi, figurarsi per coloro i quali escono di casa (pubblico) e privati e non svolgono il proprio dovere.
Rimini. Il turismo tra trent’anni si progetta oggi ma a livello nazionale e tutti insieme. Se tutti tirano il carretto pesa meno.