di Maurizio Lugli*
– Giorgio Selva se n’è andato prima del tempo causa un incidente in moto lo scorso 18 settembre. Aveva 61 anni, lascia la moglie e due figli, Giovanni ed Alessandro. Ereditata dalla famiglia, era il titolare della Tessitura Selva, azienda leader nella produzione di lettini e brandine da spiaggia.
– Conobbi Giorgio nel dicembre del 2012 quando faceva parte di un gruppo che venne in Tanzania in occasione della sfortunata avventura “Tanzania in Lambretta”, un progetto che, attraverso il coinvolgimento di quattro motociclisti, avrebbe dovuto raccogliere fondi per la scuola secondaria che stavamo realizzando.
Fu un’esperienza segnata da vicissitudini che non permisero l’arrivo di moto e Lambretta in tempo utile per fare partire il tour della Tanzania. Giorgio faceva parte dei volontari che ci raggiunsero quando ero già alla missione con i motociclisti. Si crearono dei dissapori fra i due gruppi: i motociclisti erano venuti in Africa per vivere la loro avventura mentre i volontari erano animati da altri scopi. In questa situazione, in cui cercai di gestire i crescenti attriti che avrebbero potuto degenerare da un momento all’altro, Giorgio si distinse come pacificatore ed ebbi modo di scoprire tutte le sue qualità. Sapevo chi fosse e che tipo di responsabilità rivestisse in ambito lavorativo eppure mi trovai di fronte una persona umile, accomodante, disponibile e sempre pronto ad aiutarci a gestire ogni difficoltà.
Ricordo un evento che descrive meglio di tanti altri chi fosse Giorgio. La missione che ci ospitava non aveva stanze sufficienti per accomodare dignitosamente tutti, per cui fu necessario utilizzare delle stanze molto più spartane che non erano occupate dai seminaristi; Giorgio si propose per una di queste. La sua umiltà mi colpì enormemente e, in tante altre occasioni, dimostrò che prima venivano gli altri. Ecco chi era Giorgio.
Tornati in Italia non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno sia finanziario che in prima persona come volontario durante i nostri eventi.
Caro Giorgio sono/siamo stati fortunati a conoscerti: sei sempre stato disponibile ad aiutare il prossimo e hai dimostrato a tutti che non è il denaro che distingue le persone, ma i valori morali.
Tu ne avevi tanti. Grazie Giorgio il tuo esempio non sarà mai dimenticato.
*Presidente associazione Cattolica per la Tanzania o.d.v.
La storia della tessitura: gli inizi
– (…) nel dopoguerra Giuseppe Magnanelli diviene sindaco di Montescudo, lavorando attivamente alla ricostruzione del suo paese e prodigandosi sulle sorti dei suoi abitanti. Fu in quel periodo che scrisse una lettera per chiedere i contributi allo Stato in base al Piano Marshall, in merito alle spese sostenute per la ricostruzione della propria attività di tessitura. La risposta fu negativa per via di quella schiera di concittadini che da sempre lo hanno ostacolato per le sue idee e per la sua attività di imprenditore, sostenendo a tal fine che la fabbrica di tessitura non era mai esistita. Si salvò dal fallimento grazie all’aiuto in paese dell’altra schiera di persone che credevano nella sua persona, nella sua generosità e onestà, riconoscendo che insieme all’attività di tessitura dava lavoro e fama al paese di Montescudo. Verso di loro si impegnò a firmare cambiali che pesarono fortemente sulla propria rendita per tutto il corso della sua vita e in seguito riuscì con l’attività a malapena a sostenersi.
Nel 1948 Dino Selva “Sivèn” acquista la villa dei Perini sita in via Del Prete a Cattolica adibita ad abitazione e attività commerciale. Nel terreno retrostante costruisce un’azienda di tessitura, gestita in seguito insieme al fratello Giovanni. Nel 1951 è socio armatore insieme ad Aldo Ercoles “Ciuflèt”, di un nuovo motopeschereccio tipo “lancione” costruito dai fratelli Della Santina “Vulpèn” e varato in quell’anno col nome “Leonardo da Vinci II”, motore da 25 CV Bolinder.
L’azienda di tessitura Selva diventerà in seguito protagonista del boom balneare, realizzando per le nostre spiagge tele per sdrai e tende da sole. L’azienda è tuttora attiva ed è leader del mercato nel settore. Il troppo impegno determina verso la fine degli anni ’50 l’abbandono, a malincuore, dell’attività di commercio ambulante del pesce”.