Il presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali e l’On. Sergio Pizzolante (Pdl) hanno presentato questa mattina in conferenza stampa il documento “I nostri territori, un piano per la crescita: l’impegno comune su alcuni temi strategici”. Gli argomenti sono tanti per cui la pubblichiamo integralmente rimandando l’analisi e l’approfondimento a momenti successivi.
Il documento. La fase di grande difficoltà che sta affrontando l’Italia non sta lasciando indenne la nostra area territoriale. Soffre la nostra economia, sono numerose le crisi aziendali aperte ed i posti di lavoro in pericolo, è in difficoltà il sistema locale del credito, rischia di alimentarsi un clima di sfiducia che va oltre la realtà dei problemi da affrontare e che potrebbe avere un ulteriore effetto depressivo. Le stesse difficoltà straordinarie che ha dovuto affrontare il Paese, da ultimo con l’approvazione della manovra economica “Salva Italia”, ha comportato riduzioni drastiche alle risorse degli enti locali diminuendone la capacità di intervento e mettendo a rischio le politiche di welfare e di investimento su opere pubbliche e infrastrutture. Noi crediamo che ad una fase straordinaria, per i problemi da affrontare, debba corrispondere un altrettanto straordinaria assunzione di responsabilità a partire da chi ricopre ruoli importanti a livello politico ed istituzionale. Lo spirito di responsabilità nazionale messo in campo attraverso la formazione del Governo Monti, può e deve vivere anche nell’area riminese. E lo può fare in maniera lineare, senza nessun equivoco rispetto alla dislocazione di forze politiche che sono limpidamente alternative, nell’esclusivo interesse dell’area riminese. Con questo intendiamo dire che è più che mai necessario che la politica si prenda in maniera netta le proprie responsabilità e che non lasci il passo a populismi di varia natura, che possono parlare con efficacia nel breve periodo alla pancia dei cittadini, ma lasciano i problemi intatti sul tavolo. La nostra è un’area che, pur dovendo fare i conti con il robusto vento della crisi, ha più di altre potenzialità per mettere in campo la propria operosità e capacità di reagire. Noi crediamo in Rimini e crediamo nella possibilità di creare le condizioni per un futuro capace di lasciarsi alle spalle le contraddizioni del presente. La condizione necessaria, tuttavia, è quella di prendere di petto alcune questioni fondamentali che rappresentano più di altre l’interesse generale della nostra comunità. In questo senso, riteniamo possibile attivare un piano locale per la crescita che aiuti la nostra realtà a contrastare con la massima efficacia possibile la recessione economica in corso. Qui ci limitiamo a citare i titoli di questioni che richiedono scelte precise ed uno sforzo che non può davvero essere solo simbolico o di routine. In primo luogo dobbiamo valorizzare le scelte infrastrutturali condivise nel corso degli ultimi anni e che sono quelle che possono garantirci un di più a supporto della nostra economia: l’aeroporto Fellini, la Fiera, i Palazzi dei Congressi. E’ salvaguardando queste realtà, che ci consentono di stare in un contesto internazionale e che non possono essere oggetto di operazioni politiche concepite su tavoli extraterritoriali, che si può costruire una sponda sempre più robusta all’iniziativa privata e al mercato. Mentre per quanto riguarda le politiche per il turismo ci pare necessaria una riflessione sul riordino del sistema che valorizzi al massimo il peso oggettivo che l’area riminese ha nell’ambito regionale. E, contestualmente, si tratta di garantire un perimetro di certezze per l’impresa turistica: é nell’interesse del nostro territorio poter contare su imprese solide, in grado di garantire investimenti, innovazione, occupazione e qualità dei servizi. Questo significa, anche, mettere mano con scelte precise alla qualità delle acque di balneazione, sostenendo gli investimenti necessari al miglioramento della rete fognaria.
Più in generale occorre individuare risposte concrete rivolte alla Pmi che, attualmente, rischia di essere stritolata nella morsa crisi economica- difficoltà di accedere al credito. Ci riferiamo ad una parte rilevante ed in sofferenza della nostra economia, ci riferiamo ad imprese e posti di lavoro che rischiano di essere cancellati con effetti sociali pesantissimi. Mettere in condizione, attraverso un miglioramento del Patto di stabilità, le pubbliche amministrazioni di onorare i crediti con maggiore tempestività è importante.
Così come è importante facilitare l’accesso al credito attraverso il sostegno ai Consorzi fidi e semplificare in tutti i modi possibili i rapporti con le troppe burocrazie pubbliche. Il sistema del credito sta vivendo una fase di grande complessità e ristrutturazione che non è affrontabile attraverso scelte semplicistiche: noi ribadiamo l’interesse della nostra provincia (che tuttora produce una raccolta di risparmio significativa) a fare il possibile per mantenere un radicamento territoriale (e questo vale per gli stessi Consorzi fidi).
Per quanto riguarda il settore delle costruzioni che sta vivendo una fase di grandi difficoltà e che non è certo aiutato dalle troppe imposte che si stanno concentrando sul bene casa, ferma restando la difficoltà di prevedere un ulteriore consumo di territorio in un’area fortemente congestionata e impermeabilizzata come la nostra, va invece pensato un piano straordinario di manutenzione del patrimonio edilizio pubblico e privato (introducendo agevolazioni fiscali e normative incentivanti) orientato anche all’efficienza energetica e al miglioramento ambientale. La viabilità e l’accessibilità della nostra area è uno degli altri temi da cui non si può sfuggire: ha a che fare con la qualità della vita dei cittadini, ha a che fare con la competitività economica del nostro territorio.
La più concreta delle opzioni sul tavolo riguarda l’approvazione definitiva del progetto della nuova SS16 e l’avvio dei lavori su cui non sono ammissibili tentennamenti. E, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, rileviamo che sia davvero poco ragionevole e poco in linea con la realtà del mercato la forte penalizzazione dei collegamenti, anche e soprattutto turistici, con le nostre destinazioni. Escludere Rimini dall’alta velocità significa compiere una scelta illogica che depotenzia un comparto, quello turistico, che più di altri il nostro Paese dovrebbe avere interesse a sostenere. Vi è poi la grande preoccupazione che deriva dal dovere fare i conti con una presenza della criminalità organizzata sul territorio regionale e nella stessa area riminese.
La preoccupazione è ancora più grande in un contesto di crisi economica, dove la tentazione di cedere attività imprenditoriali può facilmente e anche inavvertitamente incontrare la disponibilità finanziaria che deriva da attività illecite.
Il Ministro Cancellieri ha proposto l’istituzione di una sede operativa della DIA in Emilia Romagna e si tratta di una scelta giusta e necessaria, altrettanto necessario è però un presidio da parte delle istituzioni locali e della nostra comunità per contrastare pericoli che inquinerebbero pesantemente la nostra struttura economica e civile. Sono molte altre le questioni su cui può spendersi positivamente una collaborazione corretta e al servizio degli interessi del nostro territorio, tra le più importanti forze politiche di maggioranza ed opposizione. In questa prospettiva noi crediamo vada ricostruito un tessuto di relazioni serio e rigoroso con la Repubblica di San Marino che può e deve rappresentare una “grande infrastruttura” istituzionale, capace di offrire una prospettiva internazionale ai tanti assets dei nostri territori. San Marino può uscire dalle opacità, anche di immagine, che l’hanno pesantemente colpita in questi ultimi anni. Esistono tutte le condizioni per ripristinare trasparenza e legalità economica e per spendere in positivo il potenziale di un piccolo Stato dalla lunga storia e da sempre in relazione intensa con l’area riminese. Sono molti i fronti di collaborazione che possono essere potenziati (a partire proprio dall’aeroporto internazionale Rimini-San Marino) e che troverebbero giovamento dal ripristino di rapporti più armonici con lo Stato Italiano. Non potendo trascurare la stessa presenza di un numero consistente di cosiddetti “lavoratori frontalieri” che hanno finito per pagare sulla propria pelle, non solo gli effetti della crisi economica, ma anche quella della crisi di relazioni tra i due Stati. Vi è, infine, un’ultima partita aperta che è per noi davvero strategica. La scelta, per quanto per molti aspetti indeterminata, di abolire le Province e di ricollocarne le funzioni, apre questioni fondamentali per i nostri interessi territoriali. Non sono in discussione solo l’organizzazione dei servizi o i luoghi dove vengono collocate le scelte di programmazione ed integrazione territoriale, c’è in ballo il patrimonio e la stessa sorte di partecipazioni societarie strategiche (aeroporto, Fiera, Palazzi dei Congressi). Vi è il rischio, che per noi va assolutamente evitato, di mettere in mano assets territoriali strategici a logiche che non sempre seguono quelle della realtà del mercato ma di equilibri politici, territoriali e regionali che penalizzano la nostra area. Su questo punto, e più complessivamente sulle cosiddette “politiche di area vasta”, è necessaria una riflessione ed un’iniziativa che abbia come riferimento l’efficienza del processo decisionale e la difesa degli interessi strategici della nostra area. Abbiamo indicato alcuni temi, ma quello che più ci interessa è mettere in campo uno spirito adeguato ai tempi e un metodo fondato sulla piena assunzione di responsabilità da parte della politica. Su questo promuoveremo la costituzione di un tavolo di lavoro comune che possa contribuire a mettere in campo scelte condivise utili per il nostro territorio in un momento così difficile.