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San Giovanni in Marignano. Don Sandro, il saluto dai parrocchiani

Redazione di Redazione
18 Novembre 2025
in Focus, San Giovanni
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
A A
Don Sandro Crescentini

Don Sandro Crescentini

“Che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri”.
(Giovanni 13, 34)

Un volo di Piume nel Vento: A-Dio don Sandro!
Don Alessandro Crescentini, per tutti noi semplicemente Sandro, ci ha lasciati.

Una vita ricca, vissuta pienamente, difficile da racchiudere in poche righe: l’America, la passione per la musica, l’esperienza di Incontro Matrimoniale, la formazione, l’inesauribile studio del Vangelo, il servizio in parrocchia, i percorsi per i fidanzati, i battesimi, la malattia.

La formazione spirituale e il percorso di conoscenza di sé iniziano per Sandro all’età di 11 anni, con l’avvio del cammino per diventare sacerdote come missionario comboniano. Questo primo passo ha posto le basi per tutta la sua vita, dedicata a mettere il proprio sapere e la fede a servizio delle comunità. L’orizzonte della sua missione si è ampliato grazie ai cinque anni vissuti a Chicago. Qui, immerso nella vita della gente, ha portato il Vangelo e ha partecipato attivamente alle prime comunità ecclesiali di base. Queste intense esperienze di studio e lavoro gli hanno donato vasti orizzonti e una profonda conoscenza dell’essere umano. Tornato in Italia, ha scelto di farsi prete e dedicarsi completamente al servizio della Diocesi. Innamorato di Gesù e del Vangelo, ha attraversato diverse realtà parrocchiali, da Bari a Napoli, a Padova, fino a tornare in Romagna ed approdare a Tavoleto, Auditore e Casinina. È in questa piccola realtà che è riuscito a far fiorire piccole comunità di base in cui le persone condividevano la vita sullo stile del Vangelo. Successivamente, è stato parroco di San Clemente e Sant’Andrea in Casale, infine ha prestato servizio nelle parrocchie di San Giovanni in Marignano. In quest’ultima parrocchia, ha trovato nei confratelli (Don Luca, Don Piero e Mario) il clima ideale per dare piena espressione alla sua vocazione missionaria. Il 2010 segna un momento di prova: mentre stava ultimando alcuni studi universitari, viene colpito da un ictus che gli causa una lesione irreversibile nella parte destra del cervello. Inizia un lungo e faticoso recupero che, nel tempo, gli ha comunque permesso di riprendere alcuni servizi. Dopo qualche anno, tuttavia, viene investito da un’auto, e in seguito sopraggiunge un secondo ictus. Nonostante le difficoltà, negli anni è diventato un apprezzato formatore di Incontro Matrimoniale, realtà che lo appassionava profondamente per via della vicinanza che trovava tra la vocazione dei preti e quella degli sposi. Questo percorso lo ha accompagnato fino alla fine della sua vita, donandogli tantissime relazioni significative.

Sandro ha vissuto e insegnato la vita come relazione. Continuamente ci ha esortato a passare dalla relazione con Dio alla relazione con gli altri, affidandosi all’Amore divino, perché solo in Lui è possibile: “capire quanto siamo ricchi e preziosi. Perché solo l’amore ci manifesta; altrimenti siamo capaci di vedere solo difetti. Ma se ci guardiamo e guardiamo gli altri con amore diventiamo immensamente belli. L’amore è libertà, mai possesso”.

Parlare di don Sandro è parlare di amore in relazione, di un inesauribile desiderio di conoscere e di sfiorare la vita dell’altro. Siamo certi che nessuno potrà dimenticare quei suoi occhi, capaci di attraversarti, lo sguardo amorevole, le parole sempre ispirate a misericordia e perdono, e quel sorriso enigmatico che spingeva costantemente a interrogarsi e scavare.

Ha sempre cercato di esserci, in ogni modo che gli era possibile, per le persone e la sua comunità. Amante della tecnologia, ha saputo arrivare a tutti anche durante il Covid, quando scriveva: “Forse dobbiamo imparare un modo più semplice, leggero e agile di stare insieme. Forse dobbiamo capire la bellezza e la ricchezza di una comunità, mentre adesso siamo troppo abituati ad una assemblea. Forse questo momento ci chiede di rivedere la nostra vicinanza, il calore umano che riusciamo a trasmettere quando siamo insieme. Forse dobbiamo riscoprire che l’amore sta nelle piccole cose e che dobbiamo imparare a coglierle”.

Don Sandro è stato costruttore instancabile di ponti, tessitore di legami capaci di riflettere qui, sulla terra, la luce infinita di Dio. La sua missione era mossa da un cuore preciso: si sentiva amato, e ricambiava con lo stesso amore ogni povertà dell’essere umano, a partire dalla famiglia, fino alla comunità e agli ultimi. In questi giorni ci ha lasciato messaggi potenti: “Torniamo alla verità, bisogna che cadano tutte le finzioni affinché emergano le cose vere” e soprattutto: “I poveri ci salvano”. Ci ha insegnato a cambiare lo sguardo, ad avere a cuore tutti, soprattutto gli ultimi, a praticare la carità dell’amore, la capacità di ascolto per imparare a vedere Dio negli occhi dell’altro.

Ha donato la sua vita, non solo nelle parole, ma anche nella carne. È sempre stato coerente nelle sue convinzioni: con la sua integrità ha reso tangibile e sincero ogni discorso, testimoniando con la sua vita il suo credo. Anche nella fatica della malattia, nella fragilità, è stato un gigante, un’immensa testimonianza di fede salda, dedizione totale alla comunità e segno di amore incrollabile.
La malattia lo ha privato di tanto: della musica della sua chitarra e della fisarmonica, del contatto con la terra, della dinamicità che lo aveva sempre caratterizzato. Si è trovato, più volte, a dover ricominciare da zero: ritrovare le parole, le lettere, la capacità di mettere un passo dopo l’altro. Eppure lo abbiamo visto, tenace e resiliente, tornare sempre in mezzo a noi, la sua gente. La malattia è stata per Sandro opportunità di crescita, occasione per migliorare parti di sé e fare del limite una risorsa.
In quel faticoso “ricominciare” ci ha insegnato la lezione più grande: l’abbandono totale, la fiducia, l’affidamento a Lui, che non lo ha mai privato della gioia di vivere, assaporata in ogni attimo.

Ci piace ricordare, oggi, il suo soprannome giovanile, “Piume nel Vento”, acquisito durante l’esperienza con i nativi in America. Un nome profetico. Le piume sono leggere, non oppongono resistenza, si lasciano portare da una forza più grande, danzando con essa fino alla fine. Ha vissuto da “Piume nel Vento” Don Sandro, con una fede leggera e forte, e da “Piume nel Vento” se ne è andato, con la stessa leggerezza, ma lasciando un’eredità incancellabile. Ora la danza è completa, e le piume, finalmente, riposano nel Vento eterno dell’Amore che ha sempre annunciato con immensa speranza e fede.

La passione per la vita, quando è vita donata, non muore. La sua speranza è un fuoco che il vento non riuscirà a spegnere; la relazione d’amore è la legna che ha tenuto sempre viva la sua fiamma.

Grazie Sandro, per averci trasmesso l’arte della pazienza, la gioia delle piccole cose, la bellezza dell’incontro, la tenerezza di un abbraccio, la tenacia del ricominciare. Grazie a te sappiamo che 1+1 fa tre. Ci hai lasciato un’eredità davvero preziosa, ci hai insegnato a formarci ad una mentalità biblica, a riconoscere la differenza tra fede e religione e a considerare le nostre relazioni il terreno sacro della nostra esperienza di fede.

Riposa in pace, don Sandro. Grazie per averci mostrato che l’amore vero costruisce, e che la speranza, anche quando è un filo di voce, non muore mai.
Ci mancherà tantissimo questo amico e compagno di viaggio, uomo di Dio innamorato di Gesù e del Vangelo.
E noi oggi “siamo tristi ma non come chi non ha speranza” (1 T 4:13).
A-Dio don Sandro!
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