di Arianna Lanci
Rimini. Arianna Lanci: “Ripensare la nostra relazione con la spiaggia prima che sia troppo tardi”.
“Con le prime luci del mattino la spiaggia libera di Miramare ha qualcosa di esotico: quelle grandi dune davanti all’ex colonia bolognese danno l’effetto di un canyon, sembra di trovarsi davvero altrove, in un luogo che non è un luogo, ma quasi uno stato d’animo, un senso di straniamento diffuso. Addentrandosi su quei cumuli di sabbia, camminandoci proprio sopra, la vista si apre poi su quella voragine centrale, dove si vedono grandi mucchi di legname ammassati insieme a rifiuti di diverso genere, e allora quello straniamento diffuso si amplifica e si propaga a mano a mano che il buio cede il passo alla luce: i segni delle ruspe sulla sabbia fanno il resto.
Di certo senza sapere del Fratino, senza sapere della biodiversità vegetale e degli uccelli svernanti, delle due embrionali e dei fiori di Cakile, lo straniamento sarebbe attutito fino a scomparire. Questo perché la relazione con la Natura della spiaggia può arrivare ad essere estremamente superficiale, intendendo per superficie quella patina che riveste la realtà mostrando della realtà soltanto la componente che riguarda il suo uso da parte nostra. Quando poi vivi in una città che di un certo turismo ha fatto la sua principale fonte di sussistenza, è ovvio che l’ascolto di quella Natura diventa ancora più raro, quasi fosse un lusso che sarebbe meglio non concedersi, pena un enorme senso di frustrazione. Domenica mattina però non eravamo affatto frustrati, eravamo pervasi da un senso di pienezza e di serenità, la stessa serenità che emanava dall’azzurro limpido del cielo. Perché domenica mattina eravamo su quel tratto di arenile per incontrarlo e per conoscerlo, per prendercene cura. Per cambiare il punto di vista. Per mettere gli occhi dentro un cannocchiale e scoprire minuscole vite alate che hanno storie incredibili, di lunghi viaggi e di fedeli ritorni. Eravamo lì per accorgerci. Per ascoltare i racconti di chi da tanti anni difende una fragile esistenza che dovrebbe essere un motivo di vanto per una comunità. Domenica mattina eravamo un gruppo di trenta persone, curiose, di diversa età, desiderose di provare quel sentimento della meraviglia che è tanto difficile quanto necessario. E se il contatto sensoriale con la vita della natura lo abbiamo da tempo incrinato, è tempo di ricostruirlo, a piccoli passi, con gratitudine, con i bambini, e con gli adulti, con la sicura percezione che l’amore sia contagioso e che le “piccole persone” meritino tutta la nostra protezione. Per una spiaggia in cui la convivenza con le altre specie sia la regola, non l’eccezione. Per la coscienza dell’interconnessione come fonte di gioia e di respiro: continuiamo a diffondere gocce di ascolto. Perché è la cosa giusta da fare. E ringraziamo di cuore le persone che condividono questa giustizia insieme a noi. In preparazione un nuovo incontro dedicato alla spiaggia e al fratino: questa volta saremo a CastOro Teatro, la data è il 25 febbraio, per un evento che fonde insieme musica, poesia e scienza”.












