[img align=left]http://www.lapiazza.rn.it/novembre03/agolanti.jpg[/img]- Il libro che accoglie il lettore con una citazione di Guido Ceronetti, il pensatore della natura contro i fumi del consumismo, è di per sé un grande libro. Scritto e curato da Rosita Copioli, intellettuale dal rigore asciutto non meno che piacevole, diventa grandissimo. E di questo si tratta “Gli Agolanti e il Castello di Riccione” (Guaraldi, 620 pagine, euro 77) presentato alla città dall’assessore alla Cultura Francesco Cavalli lo scorso 2 ottobre.
Nelle 620 pagine, arricchite da più di 1.000 fotografie, si racconta la storia degli Agolanti, la famiglia di origine toscana (ma con ceppo longobardo, come si conviene ad ogni casato giusto) che per circa 5-600 anni è stata la proprietaria del castello sulle colline di Riccione (il ramo principale si estingue nel 1774 e la proprietà passa ai Martinengo, parenti bresciani).
Una famiglia nobile, gli Agolanti, non di primissimo piano ma che ha avuto la forza di imparentarsi con molti stemmi importanti (i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, i Martinengo di Brescia, i Malatesta di Rimini, blasonate famiglie romane vicine al potere temporale). La Copioli, attraverso questa saga, ha portato la storia di Riccione nella grande storia italiana ed europea.
Insomma, per l’importanza, la pubblicazione dovrebbe arredare ogni casa riccionese. E non solo.
Gli Agolanti sono stati feudatori anomali. Diventano banchieri, giuristi, diplomatici e persino artigiani di prim’ordine. Hanno fatto scomodare perfino Giovanni Boccaccio che in ben due novelle i riccionesi diventano protagonisti: “Martellino salvato da Sandro Agolanti a Treviso” (Decamerone, seconda giornata, prima novella) e “Alessandro Agolanti e la figlia del re d’Inghilterra” (seconda giornata, terza novella).
Il libro ha alle spalle una gestazione lunga 30 anni. Fin da adolescente, Rosita Copioli inizia ad interessarsi alla prestigiosa famiglia. Negli anni accumula materiali, documenti, passione. L’idea del libro parte da una conversazione con il sindaco Terzo Pierani. Nel ’99 arriva l’ultimo atto: “Si fa”. Oltre al Comune di Riccione, il libro è stato possibile grazie alla sensibilità della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, alla Regione Emilia Romagna, all’Istituto per i beni artistici (Ibc) ed alla Provincia di Rimini.
Per entrare nelle pieghe della dinastia, la Copioli ha coinvolto nell’opera: Currado Curradi, Luigi Vendramin, Marcello Cartoceti-Elena De Cecco, Alessandro Marchi, Stefano De Carolis-Anna Marchi, Veronica Vestri, Anna Falcioni, Armando Antonelli, Fulvio Colombo, Augusto Campana, Simonetta Nicolini, Elisa Tosi Brandi, Michela Messina, Gian Ludovico Masetti Zannini, Angelo Turchini, Oreste Delucca, Pier Giovanni Fabbri, Flavia Bucciero, Giancarlo Mantellato, Antonio Montanari, Augusto Bacchini, Cristina Giovagnetti, Fosco Rocchetta.
Scrittrice, poetessa, Rosita Copioli è una riccionese che abita a Rimini. I suoi libri di poesia: “Splendida lumina solis”, “Furore delle rose”, “Elena”. Impegno nelle prosa. Ha curato anche pubblicazioni di Yeats e Giacomo Leopardi.