[b]di Claudio Saponi[/b]
L’autore è Loris Bagli, riccionese, laureato in Scienze Biologiche. Persona dotata i grande conoscenza, professionalità e sensibilità naturalistica, membro della Società Botanica Italiana, consulente per la Sezione della Provincia di Rimini del Fondo Mondiale per la Natura, svolge attività professionale nella progettazione e gestione di aree protette e di musei naturalistici, coordina progetti didattici che trattano di temi ambientali, si interessa di ricerca nell’ambito della flora e vegetazione del territorio riminese, ha prodotto pubblicazioni di divulgazione naturalistica e ambientale. Insomma, la scelta dei dirigenti della B.P.V. non poteva essere più felice.
Loris Bagli sembra prenderci sapientemente per mano per guidarci in una lunga e bellissima passeggiata nella natura e nel paesaggio della Valle del Conca. Gli scorci, i particolari, le vedute, la flora, la fauna, i colori, gli odori, gli ambienti per la stragrande maggioranza di noi sconosciuti, e quasi increduli li godiamo attraverso le fotografie e approfondiamo la nostra conoscenza con le didascalie e gli scritti, che pur mantenendo un carattere rigoroso e scientifico, diventano racconti piacevoli ed evocativi.
Bagli, nell’intento di farci apprezzare e amare tutto il bello e il valore di una natura che appare quasi incontaminata, ci ‘sottrae’ dalla vista tutta quella parte del paesaggio urbanizzato (mostra solo alcuni bellissimi borghi di origine medievale), dove è passata la mano devastante dell’uomo, della speculazione edilizia, del massacro della natura… insomma della cosiddetta ‘riminizzazione’. Infatti sfogliando il volume ci pare di vedere un altro luogo.
In premessa vengono definiti i confini geografici e le caratteristiche dell’itinerario.
“La valle del Conca è un territorio di transizione. Cinta dai grandi bacini del Marecchia e del Foglia, prende contatto con il mare dove i rilievi pedeappenninici chiudono la Pianura Padana. Le origini geologiche e i conseguenti tratti del paesaggio assumono aspetti divergenti.
La porzione inferiore è strutturata da formazioni rocciose autoctone: il clima è marittimo ma non pienamente mediterraneo. La porzione medio-alta è plasmata da formazioni originate altrove: tende ad assumere un aspetto montano ma, anche nel clima, non ne esprime compiutamente i caratteri.
A vocazione agraria e forestale la valle medio-alta, con scorci di paesaggio immutato da secoli; turistica, residenziale e produttiva la bassa valle, le cui componenti paesaggistiche naturali prima e agrarie poi, hanno ceduto il passo all’urbanizzazione incalzante. L’identità della valle del Conca va ricercata proprio nella partecipazione al carattere di territorio ponte tra espressioni climatiche, biologiche e culturali diverse, all’interno di una fascia ben più ampia a cavallo tra Romagna, Marche e Toscana”.
Loris Bagli, nell’introduzione, ci inoltra nella tradizione degli studi naturalistici che interagiscono, nel bene e nel male, con la storia umana. “La storia naturale e umana di un territorio è riassunta nel paesaggio. In ogni tempo e dovunque lo si guardi il paesaggio è la sintesi di eventi naturali legati alla storia geologica, all’azione modellante degli agenti esogeni, alla copertura vegetale spontanea. Su questi interagiscono i processi insediativi e le trasformazioni del soprassuolo apportate dalle culture che si succedono in un territorio”.
Nella presentazione il presidente della B.P.V., Massimo Lazzarini raccoglie il messaggio di speranza del libro, spezzando una lancia a favore di una natura che non vuol soccombere. “…D’altra parte si scopre che esistono ancora scorci di paesaggio immutati da secoli, che piante tenaci stanno ricolonizzando il territorio, che perfino le periferie delle città sono ridiventate habitat per molte specie d’animali.
Leggendo apprendiamo che, in alcuni luoghi della valle, i boschi si riprendono ciò che l’uomo aveva un tempo lavorato e poi abbandonato e che appaiono sempre più frequentemente, anche a ridosso delle città, insoliti animali come, ad esempio, l’istrice e il capriolo”. Insomma, la natura non si scoraggia, nonostante la ‘bestialità’ dell’uomo.