[b]di Dorigo Vanzolini[/b]
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– Gli ultimi due numeri della Piazza ci hanno fatto conoscere i Barzilai, veri pionieri del nostro turismo. Il racconto di Glauco Buosi continua. Un affresco di Gabicce scritto nel giugno del 1965, una memoria alle future generazioni.
“Voglio presentare una breve cronaca della storia del mio paese, una passeggiata nel tempo, nella storia delle persone e degli avvenimenti che hanno portato alla Gabicce di oggi. Io sono uno di quelli che amano il proprio paese, per la passione nel turista, l’ospitalità; tutto questo è raccontato nelle cartoline di famiglia, ed intendo renderlo partecipe al mio compaesano e al turista per farli assaporare il calore dell’amicizia.
Gabicce è nata con l’andare del tempo… prima era Gabicce Monte, un paesino abitato da contadini e pescatori abituati a strappare dalla terra e dal mare il necessario per vivere. Il paese non è mai diventato grande perchè non fioriva economicamente e nel tempo arrivò a spopolarsi. Nonostante la miseria, l’indole ospitale ed allegra emergeva non appena si presentava l’occasione, che poteva essere qualche fiasco di vino, il calore delle amicizie, il pretesto per fare una cantata. Ambiente che si riesce a trovare ancora con gli stessi personaggi, le stesse abitudini e preoccupazioni. A Gabicce Monte dove esiste all’interno del paese l’osteria quale era qualche secolo fa.
Qui si rivedono gli stessi pescatori di vongole come Santèn, Striscio, Bublòna e altri vecchi; sembrano gli stessi loro antenati. Nulla è cambiato per loro, sentono solo di riflesso la differenza con i tempi remoti. Diverse famiglie di Gabicce Monte vennero a piantare la propria capanna al mare per comodità di lavoro. Prime tra queste furono i Michelini ‘Muròt’, contadini-pescatori, gente abituata a guadagnarsi il pane col sudore della fronte. In seguito ebbero quasi tutta la prima linea, perchè erano grandi lavoratori e non potevano mai pescare meno degli altri. Erano conosciuti per la raccolta della sabbia rossa proveniente dal mare. Questa veniva setacciata e raccolta a riva in attesa dell’arrivo dei carri per la vendita. Era un tipo di materiale pregiato, in uso nella fabbricazione di mattonelle.
La stessa famiglia assieme ai Scavlèn, i Della Biancia, erano attivi e rinomati per la pesca a riva con i cogolli. Un’altra zona di pesca era quella della Vallugola, precisamente nella palèda d’Franzchìn. Qui operava Alessandro Della Biancia. Era un lungo molo in legno dove si percorreva con carrello su binario. Carico di sassi provenienti dal monte e trasportati di solito a bordo di un trabaccolo. Ricordo Marino Del Chierico ‘Maestro Selcino’ battere tutto il giorno con quelle particolari mazzettine lunghe, nell’arte di tagliare e squadrare i sassi sottomonte. Servivano per selciare strade e piazze.
Poi qualche casa, nella nuova Gabicce dove era tutto coltivato a grano con tre o quattro cascine. Quella dei Scola (attuale albergo San Marco), quella del maestro d’ascia Guido Rondolini (oggi sorge l’Hotel Majorca), quella di ‘Cincèn’ (zona dove oggi sorgono il Losanna, Bahia, De Bona, Ricci, Tre Ville, Valbruna e altri). Ricordo ‘Sabatèn’ che aveva l’azienda trasporti: carretta per le merci e carrozza per la stagione estiva. Il tutto trainato a turno dalla stessa cavalla. La stalla era annessa all’abitazione ubicata sulla centralissima piazza Matteotti.
Poi c’era la cascina della famiglia Terenzi che dominava tutta la zona prospiciente il fiume Tavollo (portocanale), centro di tutto il traffico marittimo dell’epoca. Erano marinai, scaricatori, contadini e bravi conversatori. Ho conosciuto uno degli ultimi capostipiti, ‘Patàni’. Era un pescatore di vongole (puracèr). I vongolai di Gabicce Monte si alzavano tutte le mattine verso le tre/quattro e a piedi scendevano i ripidi sentieri che portavano al mare. Dopo la pesca, nel pomeriggio risalivano al monte con sacchi di vongole sulle spalle. Si sono sfamati nel tempo sa li puràc cl’era al magnè di purèt. Infatti a Gabicce Monte c’erano delle strade che venivano sabbiate con i gusci d’li puràc, tanto era il consumo. Nei primi anni ’50 questa attività manuale scomparve perchè troppo faticosa e poco redditizia. In una barca a remi di 6/7 metri vi erano imbarcate 5/6 persone. Poi arrivò il motore a dare una mano e il lavoro si alleggerì.
Prima che Gabicce Mare fosse riconosciuta l’importanza, si dovette attendere fino al 1936 circa, quando il municipio si trasferì dal monte al mare. Ricordo Mario dal Pusciòn, unico impiegato, oltre al segretario che faceva servizio saltuario che sbrigava tutte le mansioni.
Poi il bagliore che ci rese ciechi per effetto di un boom edilizio che fece vaporizzare le autentiche bellezze di Gabicce Monte. La prima è una delle due chiese (la più antica) la secolare chiesa, nello splendore dei suoi affreschi. La seconda la scomparsa della mura di cinta dell’antico borgo, dove un tempo si riusciva a vederne i merletti”.