– “Per il commercio di Morciano è stata una grande occasione persa. Lì si sarebbero trasferite attività commerciali in grado di attirare clienti da un raggio di 40-50 chilometri. Credo che avrebbero potuto essere, i clienti, qualche migliaio al giorno. Questi, almeno una buona parte, una volta a Morciano, si sarebbero fermati in paese a fare altri acquisti; con benefici evidenti anche per gli altri commercianti morcianesi. Invece, le cose sono andate in altro modo”.
A parlare così è Alberto (da tutti familiarmente chiamato Bertino) Montanari, titolare della Mofa (una tra le più importanti imprese commerciali di biancheria per la casa del Riminese). Socialista vecchio stampo, integrità morale prima di tutto, dall’85 al ’90 è stato assessore al Commercio e dal ’90 al ’95 sindaco di Morciano. Sottolinea: “Voglio specificare che quello non sarebbe stato un centro commerciale ma avrebbe raccolto solo le attività commerciali morcianesi più grandi. Oggi, sparpagliate, non creano ricchezza per i piccoli della città. Ad esempio Rossi, a Sant’Andrea in Casale, è troppo lontano da Morciano”.
Si sta parlando di un Centro commerciale che doveva sorgere all’ingresso di Morciano, nella zona Abbazia, sulla sinistra nella direzione Cattolica-Morciano.
In tutto erano 24.000 metri quadrati, dove in tre strutture dovevano trovare posto 10 aziende commerciali, ognuna su 2.000 metri quadrati. Sei delle quali, leader a Morciano, Rossi Casalinghi, Rossetti Casalinghi, Fratelli Del Magno Magazzini, Mofa, Muccioli Giocattoli e Genghini Ferramenta, subito erano disposte ad effettuare gli investimenti.
Si era nel ’92, 11 anni fa, quando i centri commerciali non erano che agli inizi. Ci fu un concorso di idee di livello nazionale. Vi parteciparono oltre 50 studi di architettura, tra cui associati con Portoghesi e Benevolo. Una commissione di 5 professori universitari scelse la proposta di Salvatore Formica, un riminese di origine siciliana.
All’idea che avrebbe rivoluzionato il commercio morcianese, alla giunta composta da socialisti, democristiani (il vice-sindaco era un giovanissimo Giorgio Ciotti), si contrapposero le altre forze in Consiglio comunale, Pri e l’allora Pds. Al no delle opposizioni, si unirono i commercianti guidati da Fiorenzo Mancini.
Allora uno che combattè una battaglia contro, con veemenza, fu Ennio Tagliaferri, Ds. Argomenta: “Non è stata di certo un’occasione persa. Anche l’attuale sindaco era contrario. Ma oggi il grande centro commerciale non si fa all’ingresso di Morciano, ma dentro Morciano, alla Ghigi. Cioè sempre peggio. Non ho cambiato idea perché Morciano è un grande centro commerciale a cielo aperto. Con quest’operazione quanti commercianti avrebbero chiuso. A mio parere molti. Invece, Morciano per la sua storia commerciale, per le sue strade, per i servizi che offre, avrebbe bisogno di un padiglione fieristico più grande, di una promozione in grado di attirare visitatori. Non si può essere contro i centri commerciali che si fanno altrove e poi costruirne uno a Morciano”.
Mario Garattoni, già Pri, oggi Lega Nord, commerciante: “Allora fui forse l’unico commerciante ad essere favorevole ad un centro commerciale di quel genere lì. Purtroppo Morciano, a differenza che nel passato, si è chiusa, non ha seguito il mercato. Mi spiego. Prima i luoghi deputati agli affari della capitale della Valconca non erano che piazza Garibaldi ed il Foro Boario. Poi c’è stato il salto in via Marconi; successivamente ci si è aperti su via Roma. E negli ultimi anni è arrivata via Forlani. Costruire un’offerta simile alle porte di Morciano avrebbe significato andare al passo coi tempi. Però voglio anche dire che sono contro il proliferare dei centri commerciali. Uno ogni tanto va bene, ma tale intensità uccide il centro storico delle città. Mentre la liberalizzazione degli orari uccideranno la famiglia”.
Investito altrove
– Dovevano essere 10 imprese commerciali ad apprire all’Abbazia. Cinque delle quali avevano aderito fin dal primo mmento: Rossi e Rossetti Casalinghi, Genghini Ferramenta, Fratelli Del Magno Magazzini, Mofa. Stoppata l’iniziativa tutt’e cinque le imprese commerciali hanno investito altrove. Addirittura Rossi Casalinghi, purtroppo per l’economia morcianese, ha aperto a Sant’Andrea in Casale.