– Buona ma con le nuove all’orizzonte. Così le aziende cooperative della provincia hanno archiviato il 2002 e scrutano il 2003. Le quasi 300 aziende cooperative del Riminese operano in numerosi settori: servizi sociali, abitazioni, turismo, servizi vari, produzione lavoro, agro-alimentare, il credito, la pesca, i trasporti, il consumo.
Roberto Brolli, presidente delle Confcooperative, 150 associati che impiegano 4.000 addetti fissi ed altri 3.000 stagionali: “Il 2002 per la nostra organizzazione è stato un anno positivo, sia per l’andamento del fatturato (più 7.8 per cento sull’anno prima), sia per la creazione di nuove realtà (una ventina di nuove nate). Gli incrementi ci sono stati nel sociale, nel turismo, credito e servizi. Una flessione è avvenuta nell’agroalimentare, soprattutto nel viti-vinicolo causa una cattiva annata atmosferica.
Credo che il mondo della cooperazione sia diverso rispetto al privato. Ci sono giovani che entrano, creando nuove attività. Sul 2003 è difficile fare delle proiezioni; speriamo in una tenuta”.
Giancarlo Ciaroni, presidente della Lega delle Cooperative, 130 associate: “L’anno trascorso è andato bene ma ci sono dei segnali che preoccupano e che vanno letti ed interpretati. Nel consumi nel 2002 c’è stata una crescita. L’andamento negativo c’è stato nel turismo. Sono andati meglio gli artigiani che hanno più flessibilità. Un settore andato bene è quello delle costruzioni, che si è affrancato dagli appalti pubblici per operare nel privato e nell’immobiliare.
Credo che i problemi stiano arrivando. Rispetto a noi, la crisi è arrivata prima nell’industria e nel manifatturiero. Lo vediamo dal fatto che i tempi di pagamento degli enti pubblici si stanno allungando, e questo rischia di essere una sofferenza. Inoltre, rispetto alle dinamiche di pochi mesi fa, c’è meno domanda di risorse lavoro. La preoccupazione maggiore è il taglio dei servizi nel sociale. Ad esempio il Fondo sociale è stato tagliato del 50 per cento. Cosa che fa pensare che nel futuro si avrà meno assistenza”.
PROSPETTIVE
Camera di Commercio: Cina e Russia
Centri servizi a Shanghai ed a Mosca
– Dopo l’attivazione, nel 2002, di un Centro Servizi, localizzato a Shanghai, a disposizione delle imprese e degli Enti interessati al mercato cinese, in collaborazione con le Camere di Commercio dell’Emilia Romagna e con il cofinanziamento della Regione Emilia Romagna, la Camera di Commercio di Rimini si rivolge di nuovo verso i mercati internazionali.
Ha infatti appena attivato a Mosca un ufficio che vuole essere un ricettore e collettore di informazioni a favore delle nostre imprese. L’obiettivo è fornire servizi gratuiti agli imprenditori riminesi che possano essere interessati al mercato russo come nuova frontiera e nuovo business per i nostri prodotti o servizi.
Con una popolazione di 144 milioni di abitanti ed il Pil (Prodotto interno lordo) di 330 miliardi di dollari, la Federazione Russa rappresenta, infatti, uno dei più interessanti mercati fra quelli appartenenti all’area dei paesi ad economia emergente. A questo contribuiscono la stabilità della situazione politica interna e l’immagine solida che è stata data in questi anni sullo scenario internazionale. Senza considerare che, dal 1998 in particolare, la Russia si è sviluppata a ritmo sostenuto, a favore della crescita del prodotto interno e delle proprie entrate, comprese quelle fiscali. Sono incoraggianti i dati del 2002 relativi alla crescita della produzione industriale e all’aumento del reddito pro-capite, alla discesa dei prezzi al consumo e al calo del tasso di disoccupazione.
La stabile crescita dell’economia russa ha determinato la necessità di un rinnovo tecnologico in tutti i settori industriali e la richiesta sempre maggiore di beni di consumo.
Delle 500 imprese riminesi che esportano abitualmente circa 70 commercializzano con la Russia e con le altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica.
L’economia cinese, in un momento di stagnazione cresce al ritmo dell’8 per cento l’anno. Se là solo il 10 per cento raggiungesse gli standard occidentali, si avrebbe un ricco mercato formato da 100 milioni di acquirenti.