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Un’opera in legno di Luigi Criscione
Palermo, una trentina di anni fa: Luigi Criscione è un neo-diplomato ebanista. Ha l’ambizione di andare a lavorare in una falegnameria del Palermitano, prestigiosa perché i mobili li progettava un importante architetto. Ma non hanno bisogno di nessuno. Il ragazzo si piazza lì davanti e non si muove, giorno e notte. Dopo 3 giorni viene fuori il titolare e gli dice: “Vieni dentro. Vediamo se hai le palle o se sei un rompipalle”.
Criscione resta a Palermo fino a 24 anni, quando decide: andrà in America. Prima del volo, si ferma a Misano a trovare il fratello Gianni, impiegato alle poste. Da allora sono trascorsi più di 30 anni e Criscione è una delle figure artigianali più importanti della provincia.
In febbraio ha portato i suoi mobili-scultura alla Fierarredo di Bologna e naturalmente ha avuto molto successo. Sono state molto ammirate: una vetrina circolare di tiglio massello con il frontale scolpito in modo informale, due tavoli con i ripiani di vetro per evidenziare la bellezza delle gambe tornite, altri due pezzi bi-facciali ed alcuni quadri intarsiati.
Criscione ha progettato e realizzato i mobili per alcune delle abitazioni più belle d’Italia. Presta la sua opera anche per i negozi. Qualche anno fà in un arredamento per un’ottico a Riccione in viale Ceccarini costruì 360 cassetti perfettamente intercambiali: la forza della sua precisione.
L’ultimo lavoro è una villa a Bellaria, dove ha impiegato legni africani durissimi. Racconta: “La sfida è stato scolpire un legno così duro”.
Oltre a costruire arredamenti, Criscione scolpisce. Prima di passare allo scalpello, dipingeva. Il suo materiale preferito è il legno, dal quale riesce ad estrarre l’anima. Una delle sue opere, “Le orbite”, è collocata davanti alla sua bottega, che si può ammirare anche dalla Strada Statale. E’ lì da alcuni anni, ma sembra che sia stata realizzata ieri. Sarebbe bello se il Comune di Misano, magari di bronzo, la collocasse da qualche parte: piazza, giardino, sul lungomare.
Se nelle “Orbite” c’è la maestria della lavorazione, la conoscenza dell’elemento legno, le sculture figurative, fatte di pochi tratti, riescono a raccontare i segreti della vita. Quando l’opera è di grabndi dimensioni, Criscione inizia a sbozzare con la motosega: “La usa con la stessa facilità con cui si adopera una penna. Poi passo a rifinirla con arnesi pià delicati”.
Cinquantotto anni, sposato con una misanese, un figlio (un altro morto in un terribile incidente), quando si stabilì in Romagna iniziò a resaturare mobili. Racconta: “Era l’unica possibilità che avevo di lavorare, dato che non possedevo i capitali per aprire un laboratorio”.
Uno dei suoi primi lavori importanti, si può ammirare ancora oggi, sono gli infissi del ristorante “la Stazione” di Misano.
Gli amici ed i colleghi quando osservano mobili dalle finiture impossibili, affermano: “Chissà che diavoleria di macchina ha comperato Criscione”.Il quale dice: “Un giorno se inventeranno una macchina per finiture impossibili, io non le farò più”.