Copertina scarna, in bianco e nero, un po’ inquietante, con la raffigurazione di un grosso amo da pesca, disegnata da Sara Pezzolesi – Studio Marco Morosini.
Mauro Drudi nasce a Cattolica quasi 40 anni fa. Smette di dipingere a olio a 7 anni. Smette di fare grafica pubblicitaria a 15. A 20 smette di correre in moto. A 21 di studiare… Ma riprende a venticinque e pochi anni dopo comincia a scrivere. Laureato in lingue, pubblica racconti presso riviste ed editori ‘minori’ (Fly Line, Camenalis, Wimbledon, Addictions). Ora dirige una cooperativa di solidarietà e insegna spagnolo presso la scuola dell’ospedale Muraglia di Pesaro, centro specializzato nella lotta contro la leucemia. Il suo primo romanzo “Virata” è stato pubblicato on-line da Fazi. Collabora con il bimestrale di letteratura “Pulp”.
Lo stile del romanzo potremmo definirlo un noir realistico della quotidianità, dove la banalità può aggrovigliarsi in maniera perversa e pericolosa. E’ ambientato nella nostra riviera, dove si muovono personaggi un po’ sfigati e anafettivi, che hanno, in sostanza, poco da dare e da comunicare.
Insomma, se Drudi voleva evidenziare il vuoto che si nasconde dietro alla routine/rito di molti comportamenti, c’è riuscito. Rapporti interpersonali dominati più che dai sentimenti, dal sesso. Un sesso più parlato che praticato, più perversamente impotente che delizia del corpo e della mente. Al romanzo manca, però, un’efficace narrazione psicologica capace di scavare in profondità i percorsi interiori dei personaggi.
Manca l’avvolgente descrizione dei luoghi, dei segni e delle contaminazioni/condizionamenti culturali e comportamentali. Il ritmo del romanzo, a brevi quadri, risulta un po’ sincopato e troppo vicino allo stile televisivo della soap opera. Discreto e più coinvolgente il finale.
Tema del romanzo? “Una parola sbagliata può diventare l’amo che pesca dall’abisso una follia covata per anni. E il casuale intrecciarsi delle vite, di colpo, si trasforma in un meccanismo perverso, preordinato, senza scampo…”. (E.C.)