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Emilia Romagna, gioie e dolori

Redazione di Redazione
10 Marzo 2003
in Attualità
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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– Sulla Piazza On Line (www.lapiazza.rn.it) abbiamo aperto un sondaggio sulla “secessione dall’Emilia per la costituzione della Regione Romagna”. Questi a tutt’oggi i risultati: favorevoli 49%, contrari 51%. I votanti sono stati oltre un centinaio. Si tratta di un campione certamente limitato, ma che dà l’idea dell’incertezza del risultato di fronte ad un eventuale referendum.
Le opinioni dei pro e dei contro sono certamente trasversali, ma a nostro parere la componente dei contrari alla secessione della Romagna è sottostimata, in quanto fino ad oggi l’iniziativa propagandistica è stata solo in mano al movimento autonomista. Di fronte ad una battaglia politica con la scesa in campo dei partiti e delle coalizioni, peserà enormemente l’appartenenza politica, e visto che la maggioranza degli elettori romagnoli si rifà al centrosinistra (sostanzialmente schierato contro la spaccatura della regione), molti cittadini di quest’area, magari anche sensibili alla causa romagnola, avranno non poche difficoltà a mischiare i loro voti con quelli di Bossi, Fini e Berlusconi. Ma anche il centrosinistra rischia molto.
Rilevanti saranno anche le modalità e il peso delle argomentazioni che il centrosinistra butterà sul piatto della bilancia di una campagna referendaria. Ma l’interesse c’è. Sul nostro sito è stato aperto un forum dove ci sono stati numerosi interventi pro e contro, con oltre 250 contatti, a tutt’oggi. Vediamo in sintesi alcuni interventi:
“La regione Romagna è un’esagerazione. Negli anni ’70 e ’80 abbiamo beneficiato della forza politica ed economica dell’Emilia. Una piccola regione come sarebbe la Romagna, oltre ad insediare un nuovo carrozzone burocratico, conterebbe molto poco”.
– “Emilia e Romagna sono due regioni distinte per ragioni storiche, geografiche ed economiche. Perciò devono separarsi”.
– “La secessione in linea generale in un’Europa che si unisce è un controsenso, ma la gestione delle risorse in ambito locale non è da scartare. Non confondiamo autonomia con Bossi, ma consideriamo autonomia la gestione più razionale del territorio”.
– “La secessione! Fermateli vi prego! Finiremo come i Balcani, come facciamo quest’estate, mettiamo gli ombrelloni in mezzo alle trincee?”.
– “Lo sviluppo turistico c’è stato solo grazie al sudato lavoro dei romagnoli. La riviera non è competitiva per quanto riguarda le vie di accesso, i parcheggi, la promozione turistica, turismo serale collinare, trasporti urbani ecologici, valorizzazione dei prodotti geografici tipici. La Romagna è competitiva solo per i bassi costi degli alberghi e sta attirando un turismo di massa sempre più fastidioso e meno remunerativo”.
– “Se fossimo stati colonizzati da Bologna, non si spiegherebbe la crescita di tutto il tessuto economico della Romagna a partire dal turismo. La riviera romagnola è la prima in Europa e tra le prime 3-4 nel mondo come bacino di sviluppo turistico”.
– “E’ bello vedere che finalmente i romagnoli si interrogano sul proprio futuro. Gli emiliani lo hanno fatto da tempo e sanno quello che vogliono. I romagnoli devono stare uniti. Bisogna superare la frammentazione politica oppure bisogna rassegnarsi ad essere sempre più la provincia di Bologna”.
– “La regione Emilia Romagna oggi è un colosso economico e di civiltà che si colloca ai vertici fra le regioni europee. Ha un potere contrattuale enorme. Una regione Romagna potrebbe avere lo stesso peso? Io credo di no”.
– “C’è una strategia bolognese ma ne manca una romagnola. Se per alleanze si intende come con la vicenda di Hera che la Romagna ha finito col consegnarsi a brandelli sotto il controllo di Bologna (Seabo 51%, società romagnole 49%)”.
– “I secessionisti fanno l’esempio del Molise, ma che vantaggi ha avuto dall’autonomia sull’Abruzzo. Penso che sia meglio aumentare il peso della Romagna all’interno della realtà attuale, che poi fornisce il target di utenti delle nostre spiagge”.

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