uido Nozzoli, l’unico dei nostri che capì come andavano a finire le storie del Vietnam”.
A me piace molto ricordare la lapidaria definizione che Nozzoli scrisse su quella che sarebbe stata la conclusione della guerra del Vietnam: “La guerra del Vietnam non potrà avere nè vinti nè vincitori. Avranno comunque vinto i più deboli il giorno in cui, fatalmente, gli U.S.A. avranno un’Ambasciata ad Hanoi. Quel giorno oggi può apparir lontano (se non un’utopia) ma verrà”.
Igor Man
Mi piace inoltre chiudere questo mio articolo con il ricordo che Igor Man riporta sullo “Specchio della Stampa” del 25 novembre 2000 in memoria del suo grande collega: “E’ morto un grande giornalista. Il suo nome è Guido Nozzoli. Come deve essere un giornalista per guadagnarsi il Grande?
Deve amare il suo (duro) mestiere. Guido lo amava. Perdutamente. Deve essere colto. Guido lo era. Dev’essere coraggioso, moralmente, fisicamente: lo era.Venne arrestato nel ’43 (a 25 anni) per antifascismo ed al vice questore (una brava persona) che lo esortava a pentirsi, orgogliosamente ribadì il suo antifascismo.
E fu partigiano, Guido, naturalmente coraggioso. Deve saper scrivere: Guido aveva uno stile asciutto, penetrante che coinvolgeva il lettore. Non deve travisare o gonfiare i fatti: e Guido prima che scrittore si sentiva (ed era) cronista.
Aveva un solo brutto difetto Guido: era un idealista, un comunista romantico sicchè soffrì molto in Cecoslovacchia, durante l’invasione sovietica. Tanto che, ad un certo momento, chiese (anzi, pretese) il cambio: “Me ne torno ai fattacci italiani, fanno soffrire di meno”, mi disse.
Avevamo fatto insieme il Vietnam ed anche quella inutile guerra atroce fu fonte di sofferenza per lui. Va detto, però, che nelle corrispondenze al “Giorno” mai trapelò il suo intimo disagio.
La sera, dopo aver portato al telegrafo i servizi (non c’erano collegamenti telefonici, né telefax, allora fra Saigon e il resto del mondo), andavamo a piedi fino a Cholon.
Lui parlava, fumando. Peccato, non aver avuto con me un registratore poichè i discorsi di guido erano alta testimonianza di fede: nell’Uomo.
Spesso mi parlava di sua moglie. Con tenerezza: una moglie-mamma. Ed è stato lo sfiorire della sua cara sposa a togliergli la gioia di vivere. Così si è lasciato morire, giorno dopo giorno.
di Silvio Di Giovanni