di Francesco Toti
– Più efficienza amministrativa che autonomia mentre monta l’emozione popolare per vedere sventolare la bandiera regionale con i simboli di queste terre: gallo e caveja. Lo afferma compatta l’economia della provincia di Rimini a chi gli chiede se ha senso costituire una regione Romagna.
Manlio Maggioli, imprenditore, presidente della Camera di Commercio di Rimini: “Da romagnolo puro col cuore sto con la Romagna, con la ragione mi vengono delle remore. Al momento invocherei più collaborazione. Sostengo che da Bologna non sono pervenuti contributi di tutti i tipi. Insomma, il governo regionale poteva fare di più. Penso però che anche i romagnoli non abbiano fatto molto. Non si sono presentati compatti e solidali: se ci sono colpe vanno divise in parti uguali. E questo però in un contesto in cui l’economia emiliana è più forte della nostra. Il turismo ci fa grande, ma per sua natura è meno strutturato e meno ricco di infrastrutture”.
E’ oggettivo dire che la Regione con le sue scelte abbia privilegiato l’Emilia a discapito della Romagna?
Mauro Gardenghi, segretario provinciale della Confartigianato: “Non credo che la Regione abbia voluto fare volontariamente del male, ma non c’è stata attenzione. Più semplicemente Bologna ha trascurato la nostra provincia. Ci sono degli esempi, come l’aeroporto: mai decollato perché con Bologna non si è trovato una collaborazione. E poi è sufficiente pensare a quello che la Regione destina al turismo. Rimini, da sola, vale il 50 per cento dell’offerta, ma non mi sembra che il bilancio bolognese ne tenga conto al momento dell’assegnazione delle risorse”.
Continua Gardenghi: “E non credo che un’altra regione, se il federalismo va in questa direzione, possa migliorare la situazione. Anzi. Se si va avanti così è meglio tornare indietro. Il federalismo ha un senso quando l’amministrazione è vicina ai cittadini. Invece, al momento si assiste al moltiplicarsi di strutture burocratiche, come governicchi di quartiere, comuni, province. Tali meccanismi devono poi essere retti dalle imposte. Con i cittadini che continuano a pagare sempre di più, sia in soldi, sia in ritardi, sia in inefficienza. Quindi nel fare ci vuole intelligenza. Il fatto di istituire un’altra regione non significa risolvere i problemi. Forse qualcuno. L’ideale è avere l’Emilia Romagna, dove la Romagna non sia il fanalino di coda, soprattutto Rimini”.
Chiude Gardenghi: “Ammesso che si arrivasse all’autonomia, dove fare la capitale? E qui casca l’asino. Fondamentalmente non sono contrario ma non sono convinto che sia la soluzione ai problemi”.
Dello stesso parere anche Alberto Brighi, presidente dell’Api (Associazione della piccola e media industria): “Completamente contrario a nuovi scenari amministrativi. Sono anche del parere che i costi burocratici andrebbero diminuiti. Le cose che ci sono già vanno fatte funzionare e non avviene creando troppi organismi.
A mio modo di vedere tutto questo parlare di regione Romagna serve a distogliere l’interesse dei cittadini da altri problemi. Le energie andrebbero impiegate per affrontare l’attualità ed il futuro. Oggi, ci vogliono le economie di scala, altro che le dispersioni. E’ il lavorare bene che manca, altro che storie. In piena era tecnologica, grazie ai nuovi sistemi informatici, è antistorico creare altre strutture burocratiche. Mi sembra che si voglia creare un altro elefante amministrativo”.
Salvatore Bugli, direttore provinciale della Cna: “Magari ogni problema si risolvesse con la costituzione dei territori. L’efficienza e l’efficacia non si raggiungono con la regione indipendente. La Romagna dovrebbe fare più sistema dentro la regione Emilia Romagna; per farlo deve rafforzare la propria identità territoriale. Con la voglia poi di fare una discussione forte con Bologna per gestire al meglio il confronto. In economia, ci sono più risorse con sistemi più larghi e meno con quelli più stretti. Occorre soltanto recuperare le relazioni con questa straordinaria piattaforma che è l’Emilia”.
Maurizio Cecchini, presidente degli albergatori di Cattolica: “Io non sono per la separazione, ma per una Romagna che abbia le risorse di cui necessita. Purtroppo si lesinano. Mi è stato detto che alla Bit di Milano c’erano stand di altre regioni più attrezzati del nostro. Con una regione Romagna la costa in modo automatico avrebbe più benefici. Invece, ora in ambito regionale si dà più importanza all’industria, all’agricoltura. Questa inequità aiuta a far montare la voglia di indipendenza”.
IL TURISMO
Chicchi: “Spadolini disse che la capitale storica della Romagna è Bologna”
– Giuseppe Chicchi è un riminese doc, con un babbo di origine emiliana. Ex assessore regionale al Turismo, ex sindaco di Rimini, è l’amministratore delegato dell’Apt (Azienda promozione turistica dell’Emilia Romagna). A chi gli chiede come mai alla Bit, fiera sul turismo che si tiene a Milano, lo stand della regione Emilia Romagna, fosse di tono inferiore rispetto ad altre regioni, risponde: “Non mi risulta. Ma sarebbe bene che gli albergatori le dicessero a me certe cose.
Abbiamo inteso la fiera come luogo di lavoro. Ho visto stand belli ma vuoti. Il nostro era più piccolo, sobrio ma pieno di operatori. La linea assunta quest’anno è risparmiare per azioni più efficaci”.
Bologna alza ostacoli allo sviluppo romagnolo? Chicchi: “Forse una volta in Romagna arrivavano meno risorse, ora non è più così. L’Emilia Romagna per reddito e qualità di vita è tra le prime 10 regioni europee. Dunque, stare insieme qualche vantaggio c’è stato.
Il vero percorso è l’Emilia Romagna come sistema per essere forza d’urto sui mercati europei. Da sola la Romagna non lo potrebbe fare, sarebbe troppo piccola. La Romagna, in una ipotetica competizione con l’Emilia, sconta la mancanza di un lavoro di squadra. Se non si sviluppano sinergie si è più deboli quando si va a chiedere”.
Chicchi porta un aneddoto di Giovanni Spadolini: “Come presidente del Consiglio ebbe un incontro con la giunta regionale e disse che un’area bene definita è la Romagna con Bologna capoluogo, come sotto il Papa. Mentre è l’Emilia un problema geo-politico, dato che era composta da stati indipendenti. A parte questo, la Romagna regione autonoma mi sembra una certa pretestuosità sposata da Forza Italia”.
LE INTERVISTE
Martinese: “Lamentarsi di meno
e fare di più”
– Walter Martinese, responsabile dell’Ufficio studi della Cgil punta il dito: “Il peso politico in Regione della Romagna conta meno di quello dell’Emilia per la qualità della nostra classe dirigente, sia politica, sia economica, sia delle associazioni. Poi è normale che nessuno ti sta a sentire. Se vogliamo farci valere, dobbiamo lamentarci di meno, fare e proporre di più. La creazione di una nuova regione è una scelleratezza. Va anche detto che la struttura produttiva nostra è diversa da quella emiliana. La loro è più ricca, mentre noi siamo più simile alle Marche. Di suo, poi, Rimini è più povera. Gli indicatori affermano che abbiamo più disoccupazione, più lavoro irregolare, meno reddito dichiarato, meno donne al lavoro”.