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La famiglia Piccari. Al centro i genitori Andrea e Bruna con Renzo (a destra) e Oscar
Da un capanno del perimetro di 3 metri per 2, ad un locale grande, gradevole, con i coppi sul tetto (tanto per non dimenticare la civiltà contadina) e pieno di luce, inaugurato alla fine dello scorso giugno. Si tratta del bar-ristorante-pizzeria “Rio”: una vera e propria istituzione a Cattolica. Che rappresenta al meglio la voglia di fare e l’impreditorialità semplice ed efficace tutta romagnola.
Il locale si trovava (e si trova) sul greto del Ventena, vicino al ponticello che portava alle colonie “le Navi”, che negli anni ’50 era ancora di legno. Allora quella zona era deserta; le uniche costruzioni erano le colonie. Ed il piccolissimo locale (il capanno di legno di un bagnino) era nato per servire i genitori che andavano a trovare i figli. Dato che era appartato, grazie agli angoli fatti di canne e luce soffusa, era molto frequentato dagli innamorati. Con la licenza si potevano vendere solo le bibite, i gelati ed i panini (con la mortadella, il prosciutto rappresentava ancora un companatico troppo ricco).
Il piccolo manufatto di legno ogni 2-3 anni diventava sempre più grande. Il ’72 è l’anno della svolta; viene piazzato un bel prefabbricato con le sedie intrecciate e si inizia a fare ristorazione. Tipicamente romagnola, sia carne, sia pesce, ma aperta al mondo.
Grazie all’agenza di viaggi Thompson, a Cattolica giungono una caterva di inglesi. Al “Rio” si inizia a servire una tipica colazione molto inglese, a base di uova all’occhio di bue e pancetta. Con il ritiro della Thompson da Cattolica, addio pancetta.
Dietro il “Rio”, dal ’57 c’è la famiglia Piccari. Lui, Andrea è originario di San Clemente. La signora, Bruna, di Serbadone (Montefiore). Come in tanti dall’entroterra, giunsero a Cattolica nel ’50. Gli oramai anziani signori, seppur ancora presenti, hanno passato il testimone ai figli Renzo ed Oscar e le rispettive famiglie.